Considero normale che un nuovo governo modifichi, anche in modo radicale, quanto deciso dal precedente esecutivo, trovo invece inaccettabile che le regole del gioco e precisi accordi vengano violati.
Mi spiego meglio: in I commissione si era convenuto che le leggi riguardanti gli istituti di garanzia (immigrazione, reddito di cittadinanza, tutore dei minori, difensore civico) che la maggioranza voleva modificare, sarebbero state discusse per via ordinaria.
Invece in una discussione sulle variazioni del bilancio, complice anche il Presidente del Consiglio che ha stravolto il regolamento, sono stati ammessi emendamenti che hanno permesso di abrogare intere leggi senza proporre nulla di alternativo lasciando quindi un vuoto legislativo e normativo grave.
La giustificazione che si è sentita più volte è che si doveva dare un segnale. Io dico, invece, che la Lega Nord voleva “marcare il territorio” e soprattutto dare un segno della propria forza o come dice il presidente della provincia Fontanini “dare la scaletta a Tondo”.
Entrando poi nel merito è evidente che, dopo aver fatto una campagna elettorale sull’enorme debito ereditato da Illy e sulla sicurezza, il primo atto politico di questo governo non potesse che andare nel solco già tracciato prima del voto.
In buona sostanza a fine esercizio il maggior avanzo da applicare al Bilancio è di 305,5 milioni di euro di cui circa la metà (151,7 milioni) disponibili.
Al comparto sanitario vengono destinati 40 milioni: 30 milioni per coprire le spese dei contratti da rinnovare, 5 milioni per le accresciute spese dei chemioterapici di nuova generazione ed altri 5 milioni per nuove assunzioni e abbattimento delle liste di attesa.
Ben 111,7 milioni di euro vengono destinati invece all’abbattimento del debito e qui sta tutta la scelta politica che, in un momento di minor crescita dell’economia, destina le maggiori risorse di un avanzo di bilancio non a sostenere i redditi o le industri produttive ma ad abbattere un debito che si è voluto erigere a totem.
Questa operazione dovrebbe permettere un risparmio di circa 14 milioni di euro all’anno di minori interessi ma, alla precisa richiesta di quanto avrebbe incassato la Regione di maggiori entrate con un deciso sostegno all’economia, l’assessore al bilancio si è rifiutata di rispondere.
Inoltre, fa molta meraviglia che proprio quei partiti che hanno fatto della devoluzione e del federalismo fiscale la loro bandiera poi, per cercare di sostanziare ciò che hanno artatamente enfatizzato in campagna elettorale, vincolino i maggiori trasferimenti per gli enti locali a ben precisi interventi legati alla sicurezza. Cioè si gestisce il governo regionale come quel potere centrale che hanno sempre aborrito.
A dimostrazione che questa entrata a gamba tesa non è piaciuta agli enti locali, per la prima volta il Consiglio delle Autonomie locali non ha espresso l’intesa sul Disegno di Legge di Assestamento del Bilancio.
Mi spiego meglio: in I commissione si era convenuto che le leggi riguardanti gli istituti di garanzia (immigrazione, reddito di cittadinanza, tutore dei minori, difensore civico) che la maggioranza voleva modificare, sarebbero state discusse per via ordinaria.
Invece in una discussione sulle variazioni del bilancio, complice anche il Presidente del Consiglio che ha stravolto il regolamento, sono stati ammessi emendamenti che hanno permesso di abrogare intere leggi senza proporre nulla di alternativo lasciando quindi un vuoto legislativo e normativo grave.
La giustificazione che si è sentita più volte è che si doveva dare un segnale. Io dico, invece, che la Lega Nord voleva “marcare il territorio” e soprattutto dare un segno della propria forza o come dice il presidente della provincia Fontanini “dare la scaletta a Tondo”.
Entrando poi nel merito è evidente che, dopo aver fatto una campagna elettorale sull’enorme debito ereditato da Illy e sulla sicurezza, il primo atto politico di questo governo non potesse che andare nel solco già tracciato prima del voto.
In buona sostanza a fine esercizio il maggior avanzo da applicare al Bilancio è di 305,5 milioni di euro di cui circa la metà (151,7 milioni) disponibili.
Al comparto sanitario vengono destinati 40 milioni: 30 milioni per coprire le spese dei contratti da rinnovare, 5 milioni per le accresciute spese dei chemioterapici di nuova generazione ed altri 5 milioni per nuove assunzioni e abbattimento delle liste di attesa.
Ben 111,7 milioni di euro vengono destinati invece all’abbattimento del debito e qui sta tutta la scelta politica che, in un momento di minor crescita dell’economia, destina le maggiori risorse di un avanzo di bilancio non a sostenere i redditi o le industri produttive ma ad abbattere un debito che si è voluto erigere a totem.
Questa operazione dovrebbe permettere un risparmio di circa 14 milioni di euro all’anno di minori interessi ma, alla precisa richiesta di quanto avrebbe incassato la Regione di maggiori entrate con un deciso sostegno all’economia, l’assessore al bilancio si è rifiutata di rispondere.
Inoltre, fa molta meraviglia che proprio quei partiti che hanno fatto della devoluzione e del federalismo fiscale la loro bandiera poi, per cercare di sostanziare ciò che hanno artatamente enfatizzato in campagna elettorale, vincolino i maggiori trasferimenti per gli enti locali a ben precisi interventi legati alla sicurezza. Cioè si gestisce il governo regionale come quel potere centrale che hanno sempre aborrito.
A dimostrazione che questa entrata a gamba tesa non è piaciuta agli enti locali, per la prima volta il Consiglio delle Autonomie locali non ha espresso l’intesa sul Disegno di Legge di Assestamento del Bilancio.
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