mercoledì 30 aprile 2014

SANITA': dati e gruppi di lavoro

Ecco di seguito la mia richiesta all'Assessore Telesca per poter valutare più attentamente i dati che verranno forniti.

All'Assessore regionale alla Salute, Integrazione socio sanitaria, Politiche sociali e Famiglia Maria Sandra Telesca

e p.c.
al Presidente della III Commissione Franco Rotelli

e ai Consiglieri componenti la III Commissione Bagatin, Barillari, Bianchi, Colautti, Cremaschi, Gregoris, Marini, Novelli, Piccin, Revelant, Santarossa, Travanut e Ussai



Oggetto: richiesta documentazione.

Nel mondo scientifico vi sono delle regole ineludibili che permettono a tutti, esperti e non, di verificare la qualità e l'autorevolezza di una ricerca o di un lavoro scientifico.  Se, poi, questo "lavoro" può condizionare scelte che possono modificare la qualità della vita di migliaia di persone è del tutto evidente quanto siano importanti la trasparenza delle fonti, la loro accessibilità e verificabilità, nonché l'autorevolezza dei ricercatori e il loro curriculum che diventano, quindi, tasselli indispensabili a una valutazione quanto più obiettiva possibile del lavoro svolto.

Considerata la necessità di rivedere il modello organizzativo della Sanità Regionale e che molte delle scelte che andremo a fare si baseranno su elaborati prodotti da alcuni gruppi di lavoro di cui i commissari sanno molto poco

con la presente sono a chederLe

* la composizione dei vari gruppi di lavoro che la Direzione Centrale della Salute ha istituito per elaborare la riforma della sanità 
* il curriculum professionale di ogni singolo componente di ogni gruppo di lavoro
* i dati e le fonti utilizzate dai gruppi di lavoro
* le relazioni consegnate al Direttore centrale della Salute dai vari gruppi di lavoro


Certo di una fattiva e proficua collaborazione.

Trieste, 29.4.2014

mercoledì 9 aprile 2014

Disimpegno fondi FESR

Ecco il testo dell'interrogazione che ho presentato relativamente al disimpegno dei fondi FESR.

Premesso che il Programma di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia, finanziato per l'85% dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e per il restante 15% da fondi nazionali, intende promuovere e rafforzare l'attività e la competitività dell'area in un'ottica di sostenibilità e di possibilità di scambio;

visto che la stesura del Programma in questione ha richiesto il coinvolgimento di varie istituzioni nazionali, regionali e locali e che la Regione Friuli Venezia Giulia è Autorità di Gestione;

considerato che il 4 novembre 2013, in una tabella elaborata dalla Regione, si evidenzia il disimpegno fondi FESR per 10.102.023,65 euro per il mancato raggiungimento del target di spesa fissato dall'UE;

ricordato che l’allora Ministro dell'economia Tremonti, qualora il programma avesse mantenuto le già note "vischiosità", minacciava il disimpegno della quota del cofinanziamento nazionale, oltre a quella comunitaria

si chiede all'Assessore competente
quali siano i progetti rimasti sulla carta e quali le responsabilità specifiche che hanno portato alla perdita di un finanziamento così cospicuo, cosa questa inaccettabile in un momento di crisi come quello che la Regione sta vivendo.

Di seguito la RISPOSTA.

(...) Il disimpegno automatico dei fondi è una regola comunitaria che interviene, in riduzione del piano finanziario del Programma, qualora la spesa rendicontata al 31 dicembre di ogni anno sia inferiore alla quota dell'annualità di riferimento.

L'Assessore ricorda come dall'avvio del Programma transfrontaliero Italia-Slovenia, approvato dalla Commissione Europea nel dicembre 2007, sino al 2011, tale disposizione non abbia trovato applicazione:
- per l'anno 2010, la Commissione Europea ha approvato la deroga applicativa una tantum del disposto regolamentare, posticipando la rendicontazione del 2010 al 31.12.2011;
- per l'anno 2011 il target di spesa da certificare alla Commissione Europea è stato superato (102,5%).

Con riferimento al 2012 a fronte del target cumulato da raggiungere entro il 31.12.2012 pari ad euro 26.382.964,21 (quota FESR) e dell'obiettivo di spesa raggiunto dal Programma a fine anno, che ha segnato un dato negativo pari ad euro 2.454.495,46 (quota FESR), la nostra Regione, in veste di Autorità di gestione, è intervenuta presso la Commissione Europea con una serie di note formali per richiedere la sospensione del disimpegno e, dopo oltre 10 mesi di fitta interlocuzione, la Commissione ha accolto, ad ottobre 2013, la richiesta di sospensione del disimpegno per causa di forza maggiore, ai sensi dell'art.96, c) del Regolamento (CE) n. 1083/2006.
A riguardo, tuttavia, la Commissione ha riconosciuto solo i cosiddetti "effetti diretti" che il sisma ha prodotto nel maggio 2012 su parte del Programma (Emilia-Romagna e Veneto), valorizzati in euro 2.296.155,50 (quota FESR) e non quelli "indiretti", ovvero quelli rilevati a livello di partenariato non localizzato nelle aree colpite dal sisma e contabilizzati in euro 2.129.297,41 (quota FESR).
Da ciò, si è registrato già per l'anno 2012 un disimpegno dei fondi del Programma pari ad euro 158.340,00 (quota FESR). Tale riduzione tuttavia è stata assorbita mediante quota parte di fondi disponibili e non allocati del Programma, senza quindi dover intervenire presso i Beneficiari mediante rideterminazione finanziaria dei progetti.


Relativamente agli impegni finanziari per il 2013, atteso l'accoglimento della richiesta di sospensione del disimpegno 2012, il target cumulato e da certificare al Commissione Europea entro il 31.12.2013 ha subito un incremento, attestandosi ad euro 40.938.749,01 (quota FESR).
Il Programma ha chiuso il 2013 con un differenziale negativo rispetto al target fissato dalla Commissione Europea di euro 8.586.719,00 di fondi FESR. 

Relativamente al mancato raggiungimento del livello di spesa necessario da parte dei beneficiari delle operazioni finanziate l'Assessore sottolinea che dei 90 progetti finanziati dal Programma nell'ambito dei tre bandi pubblicati nel 2008, 2009 e 2011 - 16 progetti strategici, 51 progetti standard, 20 progetti standard a valere sull'avviso pubblico riservato ai beneficiari dell'area di confine terrestre e 3 progetti di assistenza tecnica - a oltre tre anni dalla sottoscrizione dei primi contratti di finanziamento soltanto tre interventi sono in fase di chiusura e che per numerosi nuovi progetti è stata concessa una proroga del termine di conclusione delle attività e oltre 170 sono state le modifiche progettuali sino ad oggi approvate dalle Strutture di gestione.
Dall'andamento della spesa progettuale risulta altresì che per l'avvio dei progetti e la messa a punto delle attività all'interno di partenariati molto ampi e complessi (sino a 26 partner provenienti dall'intera area ammissibile del Programma) il tempo medio impiegato oscilla da un minimo di 6 mesi fino a 12 mesi, un tanto costituendo fattore problematico "ex ante" per l'andamento della spesa complessiva del Programma.

Nonostante gli sforzi profusi al fine di concorrere al miglioramento delle performance progettuali, di cui la Regione dispone ampia evidenza documentale, la crisi economica, la carenza di liquidità ed altri fattori endogeni hanno fortemente inciso sulla capacità di spesa dei Beneficiari che si è attestata al di sotto delle loro stesse previsioni annuali e quindi al di sotto del target annuale del 2013 di euro 40.938.749,01.

L'Assessore ricorda, infine, che tutti gli interventi messi in campo, sia a livello gestionale che politico, hanno permesso di contenere il disimpegno che all'inizio dell'ultimo trimestre 2013 era presumibile si sarebbe attestato su valori ben più alti di quanto poi effettivamente riscontrato alla fine dell'esercizio.

L'Assessore, infine, informa che, in accordo con il partenariato istituzionale del Programma, la Regione, quale Autorità di gestione, ha già provveduto a formulare la richiesta di sospensione della regola del disimpegno automatico alla Commissione Europea e che entro giugno p.v. gli uffici comunitari dovrebbero riscontrare l'istanza e avviare la relativa istruttoria.

giovedì 3 aprile 2014

Modifica al bicameralismo perfetto e del Titolo V della Costituzione.

Ieri il Consiglio regionale del FVG ha votato a maggioranza (astenuto il M5S) una mozione, condivisa con tutte le altre Regioni, in materia di modifica del bicameralismo paritario e del titolo V della Costituzione.

Analogamente e simultaneamente è stato fatto in tutti gli altri consigli regionali d’Italia volendo in tal modo rimarcare sì la necessità di modificare l’attuale assetto istituzionale dello Stato, ma anche l’irrinunciabile ruolo delle Regioni quali organi periferici dello Stato. 

Credo sia indispensabile fare un distinguo tra l’assoluta necessità di superale il bicameralismo paritario, cosa del tutto condivisa, e il modo abborracciato, estemporaneo e senza una chiara visione d’insieme con cui il governo Renzi sta perseguendo questo obbiettivo.

Il fatto che queste modifiche siano proposte da un parlamento di nominati, che siano appoggiate da un partito il cui leader, oltre che essere un pregiudicato, negli anni ha dimostrato di far strame delle regole, certamente non aiuta.

Anche il tentativo, maldestro, della nostra Presidente della Regione di tacitare il presidente del Senato, richiamandolo alla fedeltà di partito, solo per aver evidenziato le criticità del progetto di revisione costituzionale non alimenta quel consenso, obbligatoriamente ampio, che è necessario conseguire  per una riscrittura della nostra Carta costituzionale.

Quanto al peso, sempre maggiore, che la Serracchiani ha acquisito all’interno del PD credo possa essere un vantaggio per tutti , perché la difesa della Regione e della sua Specialità è senza dubbio più agevole se esercitata da posizioni apicali.

Non mi sfugge che gli interessi del governo Renzi e quelli della nostra Regione potrebbero essere divergenti ma credo che la nostra Presidente non avrà dubbi nella scelta di dove schierarsi e, in ogni caso, noi valuteremo in modo obiettivo i fatti.  


martedì 1 aprile 2014

Ascolto e rispetto, non scomuniche.



                                             
E’ di questi giorni la forte presa di posizione della curia di Trieste contro la petizione promossa dall’associazione “per Eluana“ affinché le dichiarazioni anticipate di fine vita (DAT) vengano inserite nella Tessera regionale della Sanità.

Se è del tutto comprensibile che la Chiesa ribadisca quali sono le regole cui devono sottostare i propri fedeli, è inaccettabile che a queste regole dettate da una “fede” si debbano piegare anche i non credenti e questo solo perché, secondo i cattolici, la vita non è un bene disponibile in quanto donata da Dio.

Peraltro i Vescovi e il Papa non spiegano come mai la Conferenza Episcopale Tedesca insieme al Consiglio della Chiesa Evangelica definiscano quelle “disposizioni anticipate del paziente“ come “un saggio strumento che fornisce informazioni preziose sulle volontà che una persona gravemente malata vorrebbe sapere rispettate”.

In Germania 9 milioni di cittadini hanno firmato una DAT e di questi 3 milioni sono cattolici: li scomunichiamo tutti?

Nessuno si può arrogare il diritto di decidere della vita degli altri, nessuno può dire quale sia il tipo di vita che valga la pena di essere vissuta. Non lo può fare la Chiesa o qualsiasi altra religione, non può farlo il medico non può farlo la politica

L’unico che può decidere della sua vita è il paziente stesso cosi come del resto hanno fatto il Cardinale Martini o Woitila.

Spiace che persone acculturale come i vescovi, parlando di DAT, facciano volutamente confusione con l’eutanasia che è altra cosa peraltro normata ed accettata in altre nazioni europee.

Vorrei da parte della Chiesa lo stesso rispetto che i laici hanno nei confronti della loro fede senza per forza essere assoggettato forzosamente a scelte confessionali.

Credo e spero che i tempi in cui i popoli si convertivano alla fede del loro sovrano, pena la morte, siano superati.