E’ di questi giorni la forte presa
di posizione della curia di Trieste contro la petizione promossa dall’associazione
“per Eluana“ affinché le dichiarazioni anticipate di fine vita (DAT) vengano
inserite nella Tessera regionale della Sanità.
Se è del tutto comprensibile che
la Chiesa ribadisca quali sono le regole cui devono sottostare i propri fedeli,
è inaccettabile che a queste regole dettate da una “fede” si debbano piegare
anche i non credenti e questo solo perché, secondo i cattolici, la vita non è
un bene disponibile in quanto donata da Dio.
Peraltro i Vescovi e il Papa non
spiegano come mai la Conferenza Episcopale Tedesca insieme al Consiglio della
Chiesa Evangelica definiscano quelle “disposizioni anticipate del paziente“
come “un saggio strumento che fornisce informazioni preziose sulle volontà che
una persona gravemente malata vorrebbe sapere rispettate”.
In Germania 9 milioni di
cittadini hanno firmato una DAT e di questi 3 milioni sono cattolici: li
scomunichiamo tutti?
Nessuno si può arrogare il
diritto di decidere della vita degli altri, nessuno può dire quale sia il tipo
di vita che valga la pena di essere vissuta. Non lo può fare la Chiesa o
qualsiasi altra religione, non può farlo il medico non può farlo la politica
L’unico che può decidere della
sua vita è il paziente stesso cosi come del resto hanno fatto il Cardinale
Martini o Woitila.
Spiace che persone acculturale
come i vescovi, parlando di DAT, facciano volutamente confusione con l’eutanasia
che è altra cosa peraltro normata ed accettata in altre nazioni europee.
Vorrei da parte della Chiesa lo
stesso rispetto che i laici hanno nei confronti della loro fede senza per forza
essere assoggettato forzosamente a scelte confessionali.
Credo e spero che i tempi in cui
i popoli si convertivano alla fede del loro sovrano, pena la morte, siano superati.
Nessun commento:
Posta un commento