mercoledì 15 giugno 2011

Commento al risultato dei REFERENDA.

Il grandioso risultato dei referenda segna il risveglio dei cittadini italiani da un pericoloso stato di apatia e rassegnazione.

Con il voto di domenica e lunedì ben 28 milioni di persone, oltre che ad esercitare un diritto costituzionale, si sono riappropriate della potestà decisionale del loro futuro su temi basilari come l’ acqua, il nucleare e il legittimo impedimento.

Noi, anche se ci siamo schierati da subito, non abbiamo la presunzione di mettere il cappello su questo splendido risultato che è dei comitati, delle associazioni e dei semplici cittadini, cioè di tutti quelli che si sono spesi ancor prima della vittoria del “si ” perché il quorum venisse raggiunto.

Gli italiani sanno esattamente chi si è battuto per i referenda chi ha tentato di boicottare in tutti i modi non solo la consultazione, ma perfino una corretta informazione sui quesiti in modo che gli italiani si potessero esprimere con cognizione di causa .

Questo voto obbliga tutti i partiti a rispettare il volere di quel popolo di cui troppo spesso si riempiono vacuamente la bocca.

Nella nostra regione Tondo, nonostante tutto, si continua a proclamare “nuclearista convinto” e questo è un suo diritto, ma trovo fastidioso e incomprensibile il modo in cui si ripropone come interlocutore per il raddoppio di Krsko invece di chiederne, per la sicurezza della Regione, la chiusura

A livello locale credo che vada fatto un ringraziamento a Carniacque la cui azione sul territorio è stato il miglior viatico per un “SI ” che in moltissimi paesi della Carnia ha superato il 50% già nella giornata di domenica.

Sono convinto l’esito del referendum debba far riflettere anche quella parte del Partito Democratico che vedeva, giustamente, i quesiti referendari come una sconfessione dell’opera di liberalizzazioni e privatizzazioni spesso iniziate proprio quando il loro partito era al governo.

Il voto di domenica ci dice anche che le difficoltà di gestione dei beni comuni, siano essi materiali (l’acqua, sanità, welfare) che immateriali (ricerca, scuola, università), non possono trovare una soluzione equa con la loro privatizzazione.

L’euforia del momento però non deve distrarci da un percorso che è appena iniziato e che deve risolvere non tanto il problema “Berlusconi ” quanto quello più insidioso del berlusconismo che, come già detto, in parte ha attecchito anche nelle fila del centrosinistra.

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