Sabato 11 è stata inaugurata la nuova ala della casa di riposo di Cividale, la cui completa ristrutturazione è da poco terminata.
Fra le varie autorità c'era anche il Presidente della Regione, nonché Assessore della sanità, Renzo Tondo che nel suo discorso ha voluto anche indicare la direzione che intende dare alla politica sanitaria della Regione.
Senza tanti giri di parole ha detto che "la gente deve abituarsi a non avere l'ospedale sotto casa" e questo, detto in una cittadina che da anni vede le proprie strutture sanitarie depauperate, ha un significato ben preciso: ciò che resta dell'ospedale verrà chiuso.
Questo spiega come i 10 milioni di euro, accantonati per la messa in sicurezza dell'ospedale, siano prima diventati sei ed ora anche quei sei sono pronti ad essere scippati, tanto che l'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine attende, inutilmente, che la Regione si esprima sul progetto di massima presentato da almeno sei mesi.
Purtroppo l'inerzia del Sindaco e della sua maggioranza, peraltro ben rappresentata anche sui banchi del Consiglio Regionale, hanno permesso la prosecuzione del saccheggio dei servizi della nostra comunità.
Questa non volontà/incapacità di difendere la propria gente ha permesso, infatti, che la sede centrale dell'INPS programmasse la chiusura della sede di Cividale, il trasferimento del Giudice di Pace è cosa fatta e la sede del Tribunale di Cividale è sempre più ballerina.
Se poi, analogamente con quanto successo al nostro ospedale, ci si accorge che realtà limitrofe che servono comunità molto più piccole continuano ad esistere grazie alla decisa difesa dei propri amministratori, allora il disagio diventa ancora più grande.
A suo tempo l'ospedale di S. Daniele, di Gemona, di Spilimbergo sono stati salvati dall'azione politica dei rispettivi sindaci o dei rappresentanti regionali, mentre la chiusura del nostro nosocomio è stata facilitata dall'inerzia dell'ex sindaco Pascolini.
La nostra amministrazione, mentre si trastulla con l'ennesimo ponte con annessa speculazione edilizia, non vede o non vuol vedere che la città, perdendo ogni giorno servizi essenziali, si sta trasformando in un dormitorio che costringerà ciascuno di noi ad andare a Udine per un qualsiasi ancorché minimo bisogno.
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