Si è discusso ieri in Aula del
Disegno di legge 199 con cui la nostra Regione istituisce il Fondo pensione
previdenziale complementare, in modo da affiancare alla previdenza obbligatoria
quella complementare appunto, in ragione della progressiva diminuzione
dell’ammontare delle pensioni, che per i giovani di oggi saranno pari a circa
il 50-60% della loro retribuzione già, peraltro, scarna.
La mia è stata l’unica astensione
che si è avuta in Commissione e una delle poche dell’Aula. Il mio comportamento
è dovuto ad alcune perplessità dovute alle condizioni economiche in cui si
trovano i nostri giovani che non credo avranno la possibilità di versare i 200
euro mensili per un minimo 24 anni necessari per aderire al fondo.
Oltre a ciò, per l’avvio di
questo strumento, la Regione ha previsto un contributo talmente esiguo, si
parla di circa 1,5 milioni di euro, da far dubitare che creda fermamente in
questo strumento. Altre Regioni, certamente più ricche della nostra, hanno
investito cifre nell’ordine di qualche centinaia di milioni di euro per alcuni
anni dimostrando, appunto, di crederci e di volerla questa pensione
complementare. La scusa dell’esiguità delle risorse pubbliche non regge perché,
solo pochi mesi fa in piena crisi economica, abbiamo finanziato cospicuamente
altri settori con opere di dubbia utilità (basti ricordati i 10 milioni di euro
messi a disposizione con provvedimenti puntuali per ristrutturare case di
parroci, campetti da calcio degli oratori o per finanziarie la realizzazione
del mosaico di una chiesa). A questo si aggiunge il fatto che si parla di
opportunità, ma è difficile che in tempi di crisi come questo i giovani puntino
sulla previdenza complementare quando non hanno né i soldi da poter accantonare,
visto la precarietà dei loro lavori e l’esiguità degli stipendi, né si può dire
che la previdenza complementare possa risolvere i loro problemi visto che
rischiano di non avere nemmeno quella di base.
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