La storia ci insegna che nessuno
è profeta in patria e così, quando ho letto che il più importante sindacato dei
medici e dirigenti del servizio sanitario nazionale lanciava lo stesso grido di
allarme che avevo più e più volte esternato all’assessore Telesca, mi sono
sentito una persona normalmente inserita nel proprio paese.
Il dottor Carlo Palermo, Vice Segretario Nazionale Anaao Assomed,
ha voluto denunciare una situazione molto grave, ricordando che proprio in
Inghilterra – paese da cui, a livello nazionale
come regionale, copiamo le riforme sanitarie e compresi errori e storture -
da almeno tre anni importanti
epidemiologi hanno avanzato forti dubbi sulle politiche sanitarie seguite negli
ultimi decenni.
Un editoriale pubblicato sul British Medical Journal già in
data 20 maggio 2013 sostiene che le
evidenze a supporto del pensiero che
l’incremento delle cure territoriali possa ridurre i ricoveri dei soggetti
anziani e fragili e quindi la necessità di cure ospedaliere, sono scarse. Le persone anziane, che
sono spesso pluri-patologiche, sono soggette a frequenti episodi di difficile
trattamento in un ambito di cure primarie, vuoi per la complessità del quadro
clinico, ma in particolare per la necessità di supporti diagnostici e
terapeutici adeguati
In Italia, prosegue Palermo, dal 2000
si sono tagliati oltre i 70 mila posti letto, passando da circa 295 mila a 224
mila, tutto per raggiungere quel target del 3,7 per mille abitanti (3,0 per
acuti e 0,7 post-acuti) individuato negli Standard ospedalieri emanati dalla
Conferenza Stato -Regioni con il decreto Balduzzi. Senza dimenticare che vi
sono Regioni che contano scandalosamente dotazioni di posti letto per acuti al
di sotto del 3 per mille abitanti, arrivando in alcune aree regionali anche al
2,3-2,5.
L’Italia - con il suo 3,3 per
mille –è ben al di sotto della media europea, che si attestata ad un ben più
rassicurante 5,2.
La Germania conta infatti 8,2
posti letto per acuti ogni mille abitanti, l’Austria 7,6, la Svizzera 4,7, la
Francia 6,2 , Belgio 6,2, Finlandia 4.5, Svizzera 4,6. La Spagna e
l’Inghilterra, hanno invece una dotazione di posti letto inferiore alla nostra,
assestandosi la prima a 3 posti letto per mille abitanti e la seconda 2,7
guadagnandosi però la peggiore performance Europea per il trattamento delle
neoplasie.
L’editoriale richiamato nel
comunicato di Anaao Assomed conclude affermando che: “Nelle ultime decadi vi è stata una importante riduzione dei posti
letto per acuti e molti ospedali ora lavorano con un indice di occupazione dei
posti letto intorno al 90%. Ulteriori riduzioni nei posti letto nella vana
speranza che aumentando i servizi territoriali si riducano i ricoveri potrebbe
rivelarsi potenzialmente pericoloso per la cura dei pazienti”. E non
dimentichiamo che stando alle stime in Italia i soggetti ultra
sessantacinquenni passeranno dai circa 12 milioni attuali ai circa 18 milioni
del 2050.
La recente dichiarazione del
Direttore Generale Delli Quadri che, per risolvere il cronico problema dei
pazienti fuori reparto dell’ospedale di Cattinara (mediamente più di 60 die),
ha stipulato una convenzione con tre strutture private per un totale di 46
posti letto di medicina non fa che confermare che anche in FVG la riduzione dei
posti letto è stata eccessiva.
Tra l’altro sempre a Cattinara è
stato aperto un nuovo reparto medico – ACO accoglimento condiviso - di 18 letti
già diventati 21, che plasticamente dimostra come l’ipotesi di gestire sul territorio
la cronicità sia fallita.
Considerato che pare irragionevole ridurre i posti letto nel pubblico
per poi essere costretti a convenzionarsi con delle strutture private, sorge il
dubbio che questa operazione sia utile solo ai privati. (della serie
privatizziamo le rendite e socializziamo le perdite).
“Non è il caso di invertire la
rotta? In Inghilterra ci stanno per l’appunto ragionando..”
3 commenti:
Grazie Consigliere, per la sua linea che è stata dritta dritta sin dall'inizio di questa "riforma". Proprio oggi nella trasmissione FuoriTG hanno fornito dati uguali e condannato chiaramente le politiche nazionali (cui si aggiungono le nostre regionali). Insomma la disfatta è sotto gli occhi e poco serve che continuino a dire che quando decolleranno le aggregazioni si vedranno gli esiti positivi della riforma. E' vera solo una cosa: che con le crisi economiche ci si cura di meno e si muore di pù. Questo, per ora, è il dato certo delle statistiche.
Quanto hai ragione, Stefano!!!!!!!
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