martedì 5 giugno 2012

Portualità regionale.

Di seguito riporto la mia relazione al DDL 192 in materia di portualità regionale, che si potrebbe sintetizzare nella frase "vorrei, ma non posso" in quanto rischia di non produrre gli effetti voluti perchè non riesce ad essere incisiva.

Signor Presidente , Signori Consiglieri,                                                                                                          
con il  disegno di legge n° 192 " Disciplina della portualità di competenza regionale" la regione FVG rivendica la propria competenza legislativa in una  materia, quella della portualità appunto, particolarmente delicata stante che solo da pochi anni lo Stato ha iniziato a delegare alle Regioni alcune competenze amministrative.

Anche se il DPCM del dicembre 1995, integrato poi dal Dlgs 111/2004, esplicita che le aree del demanio marittimo di preminente interesse nazionale o internazionale, così come i porti finalizzati alla difesa militare e  sicurezza nazionale, restano di esclusiva competenza dello Stato, è altrettanto vero che non sempre i confini tra la competenza Statale e  quella Regionale sono chiaramente evidenziabili.

L’interesse della Regione nel disciplinare e orientare lo sviluppo della portualità di Monfalcone e di Porto Nogaro è finalizzato al superamento delle numerose criticità emerse nel corso degli ultimi anni ed accentuatesi con la recente crisi economica.

In vero solo un progetto più ampio ed ambizioso, che comprendesse nella programmazione  anche  i porti di Trieste e di Capodistria unitamente ad un  potenziamento delle infrastrutture di trasporto quali ferrovie e autostrade, potrebbe  dare quell’impulso allo sviluppo tale da rendere le strutture portuali del Nord Adriatico veramente competitive rispetto quelle  del Nord Europa.

Da parte nostra vi è piena contezza che tutto questo esula dalla nostre competenze specifiche e che  la forza contrattuale di una regione piccola come la nostra è quella che è, tanto che non riusciamo nemmeno a ottenere da Trenitalia un trasporto dignitoso per i nostri pendolari.
Sono convinto che un'azione più decisa di questo esecutivo avrebbe potuto ottenere  maggiori  impegni, perlomeno in campo infrastrutturale, dal Governo Nazionale .

La crisi economica persistente, i ridotti finanziamenti pubblici unitamente alla collocazione geografica della nostra regione, che deve confrontarsi  con due confini, possono costituire un limite, ma anche un'occasione per rivendicare i legittimi  spazi di autonomia finalizzati al rilancio dell'economia  e quindi dell'occupazione nel nostro territorio.   

Tenuto conto di quanto previsto dalla 84/94, una legge regionale che riesca a definire in modo organico il ruolo degli enti locali, che disciplini la formazione del piano regolatore portuale e le procedure per il rilascio delle concessioni delle aree demaniali,  può costituire quella  base minima di garanzie  che  l'imprenditoria privata richiede da tempo  per iniziare ad investire in questo campo.  

Nell'articolato che andremo ad approvare non sempre si è trovato il giusto equilibrio tra la legittima aspirazione della Regione a governare un settore strategico come quello portuale e il rispetto delle altrettanto legittime aspettative degli operatori del settore e le rivendicazioni degli enti locali.

Senza le opportune correzioni, che spero intervengano in aula, si corre il rischio che il desiderio di attrarre capitali per stimolare l'economia, avvenga, come sempre, a scapito delle garanzie e delle tutele dei lavoratori portuali e che quindi l'aspetto meramente speculativo prevalga su quello imprenditoriale.

Mi riservo di intervenire in maniera puntuale sui singoli articoli in sede dibattimentale. 



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