Riporto di seguito la mail arrivatami dall'On. Gigli e la mia risposta.
Nella speranza
di fare cosa utile, vi trasmetto il testo del mio intervento pronunciato alla
Camera ieri sera, 10 ottobre, nel corso della discussione generale
sul Disegno di legge di conversione
del decreto-legge n. 102 del 2013: Disposizioni urgenti in materia di
IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di
finanza locale (A.C.
1544-A).
A
parte la critica di tipo politico alla decisone di esentare dall’IMU anche gli
immobili di particolare valore, immobilizzando risorse che avrebbero potuto
essere meglio investite per altre esigenze di maggior rilievo sociale, il nucleo
centrale dell’intervento ha a che fare con la fiscalità per le famiglie,
riguardo alla quale il mio diretto impegno ha consentito di ottenere qualche
piccolo, ma significativo progresso, ferma restando la necessità di una più
incisiva e coordinata azione legislativa per un fisco a misura di famiglia.
Su
questi temi la battaglia continuerà in occasione dell’imminente Legge di
Stabilità, sperando di portare a casa qualche altro risultato.
(...)
Resto
a disposizioni per eventuali commenti o suggerimenti da parte
vostra.
Un
cordiale saluto e l’augurio di un buon fine
settimana.
Preg. mo On. Gigli
,
ho
letto con attenzione il Suo intervento alla Camera in cui criticava la decisione
di esentare dall’IMU gli immobili di particolare valore, ma vorrei ricordaLe
l’impegno di Mario Monti (anche se non fu l’unico) a far sì che la Chiesa
Cattolica potesse di fatto evitare questa tassazione anche per gli edifici non
esclusivamente adibiti al culto. Peraltro nella cattolicissima Slovenia il
governo fa, a mio avviso in modo corretto, pagare l’IMU anche alle
chiese.
Mi
sarebbe piaciuto che Scelta Civica, in nome dell’equità, spingesse per
l’abolizione dell’8/ mille alla Chiesa Cattolica -costo circa 1 miliardo di
euro/anno- adottando il modello in uso in Germania in cui ciascun fedele
finanzia la propria organizzazione religiosa e la cifra versata viene detratta
dalle tasse.
Ma
molto più semplicemente che la quota dell’8/mille non firmata restasse allo
Stato e venisse anno per anno destinata, per esempio, a rendere sicure le
scuole pubbliche, alla messa in sicurezza del territorio ecc.
Altro capitolo dolente è
l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali che ci costa 1,5
miliardi anno. L’insegnamento delle varie religioni o fedi dovrebbe essere a
carico delle rispettive “Chiese“ e non a carico di una collettività che sul
tema “fede“ ha orientamenti legittimamente molto
diversi.
Trovo stucchevole, per non
dire altro, che si strumentalizzi la crescente, dilagante povertà delle
famiglie italiane senza mettere in discussione privilegi consolidati e spesso
ingiustificati .
Distinti saluti.
S.
Pustetto
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