Signor Presidente, signori Consiglieri,
oggi quest’aula è stata chiamata a decidere sull’ammissibilità del referendum
per l’abrogazione della legge 17/2014, presentata da 9 comitati sparsi su tutto il territorio
regionale e supportata da 2500 firme di nostri concittadini, stante che l’Ufficio di Presidenza, con 4 no e
3 si, non ha raggiunto l’unanimità
richiesta per legge.
Nel 1978 la Corte Costituzionale è stata chiamata a
pronunciarsi sull’ammissibilità di ben 8 quesiti referendari che l’Ufficio Centrale
per il referendum, costituito presso la Corte di Cassazione e l’avvocatura
dello stato, dichiaravano come NON ammissibili.
La sentenza in
questione 16/78, relatore Livio Paladin, non solo ha fatto scuola, ma ha
profondamente modificato il concetto di ammissibilità dell’istituto
referendario così come inteso fino ad allora.
Così si è espresso uno dei relatori intervenuto pochi giorni
fa, proprio in quest’aula, ad un incontro promosso dal Presidente Iacop sul
futuro della Specialità regionale e sulla figura di Livio Paladin.
La sentenza è molto articolata e parte dal presupposto che “la
vastità e la novità dei problemi imponevano di considerare e determinare, in
via preventiva e generale, i fondamenti, gli scopi, i criteri del giudizio
riguardante l’ammissibilità delle richieste di referendum”.
Questo, in buona sostanza, il motivo per cui è considerata
una pietra miliare in questi temi.
Entrando nel merito:
I giudici della Corte Costituzionale dichiarano ammissibile l’abrogazione
dell’intera legge 152/75, contro il parere dell’avvocatura dello Stato, affermano
che “non
è
sostenibile che siano sottratte al referendum abrogativo tutte le leggi
ordinarie comunque costitutive od attuative di istituti, di organi, di
procedure, di principi stabiliti o previsti dalla Costituzione. A parte l’ovvia
considerazione che il referendum verrebbe in tal modo a subire limitazioni
estremamente ampie e mal determinate ……”
Voglio ricordare che la legge 152/75 “disposizioni
a tutela dell’ordine pubblico” è costituita da ben 36 articoli e che tratta di temi delicatissimi come la privazione della libertà personale, l’a
obbligatorietà del mandato di cattura, la possibilità di manifestare…. Andando
anche a lambire diritti garantiti dalla costituzione
Il
riferimento alle leggi “costituzionalmente
obbligatorie” si dimostra viziato da un equivoco di fondo perché la formula
in questione farebbe pensare che “quelle leggi e non altre, con i loro attuali
contenuti normativi, siano indispensabili per concretare le corrispondenti
previsioni costituzionali. Così invece non è dal momento che questi atti
legislativi non realizzano che una fra le tante soluzioni astrattamente
possibili per attuare la Costituzione“
E
per fugare i dubbi sul fatto che con l’abrogazione di una legge resterebbe un
vuoto normativo eccepiscono “nulla può impedire al legislatore ordinario
di colmare in altro modo il conseguente vuoto normativo o di intervenire prima
che la lacuna sia divenuta effettiva in virtù di quella previsione dell’art 37
terzo comma della legge 352 del 70” che sospende, per un tempo non
superiore a 60 gg, l’effetto abrogativo della legge in questione.
Ora gli uffici della
regione, di contro, affermano in modo altrettanto articolato ed esaustivo la
non ammissibilità del questo referendario.
A questo punto, anche se le argomentazioni e la fama dei
giudici della Corte Costituzionale sono tali che mi verrebbe spontaneo
attribuire alla loro sentenza un peso maggiore di quella che attribuirei ai
nostri uffici (non me ne vogliano), ritengo che le due diverse motivazioni si elidano a vicenda.
Nel momento stesso in cui una scelta “tecnica “dà adito a dubbi ed interpretazioni divergenti, al
sottoscritto, che non è un costituzionalista e nemmeno un giurista, non resta
che una valutazione puramente politica.
E del resto è lo stesso assessore alla sanità che, in
un’intervista di ieri, da una lettura
puramente POLITICA al quesito referendario.
A mio avviso non ha nessuna importanza il fatto che si condividano o meno i quesiti referendari, in questa sede noi siamo solo chiamati a decidere se il popolo ha diritto di fare delle scelte anche quando queste sono, a nostro avviso, sbagliate.
A mio avviso non ha nessuna importanza il fatto che si condividano o meno i quesiti referendari, in questa sede noi siamo solo chiamati a decidere se il popolo ha diritto di fare delle scelte anche quando queste sono, a nostro avviso, sbagliate.
Se è vero che uno strumento di
democrazia diretto, quale è il referendum, non può essere trasformato in
distorto strumento di democrazia rappresentativa, è altrettanto vero che i
cittadini hanno pochi strumenti per manifestare il proprio dissenso sulle leggi
promulgate da quest’aula e che, in questo caso, reputano profondamente
sbagliate e lesive dei loro diritti.
In tutto il dibattito che ci ha
preceduto non ho mai sentito una parola sul perché si sia arrivati a questo
punto. Come è stato possibile che uno sparuto gruppo di cittadini sia riuscito
a coagulare ben 9 comitati sparpagliati sul territorio, a raccogliere in
brevissimo tempo 2500 firme, quando ne bastavano 500, e a fare una proposta
così radicale come quella di un referendum abrogativo di un’intera legge.
Siamo arrivati a questo perché una
volta di più è mancata la volontà di ascolto e di trovare delle soluzioni condivise.
Tutte le scelte sono state calate dall’alto il più delle volte contro il parere degli operatori, rapportandosi
solo con una sparuta cerchia di professionisti. Non è possibile che ogni
dissenso venga etichettato dall’Assessore come “beghe tra medici, difesa delle
poltrone o dei privilegi, visione ospedalo-centrica” e via discorrendo.
Risibile, se non ridicola, la
giustificazione, anche questa più volte invocata, che il popolo non sa, non è
in grado di capire. Sono i cittadini Svizzeri in grado di capire l’impatto
economico che il reddito di cittadinanza avrebbe avuto sulle casse della
confederazione? Sono in grado gli
italiani di capire la portata delle modifiche costituzionali che il governo
Renzi vuole fare? Perché allora i padri costituenti hanno previsto che le
modifiche costituzionali, non approvate dai 2/3 dei parlamentari, DOVESSERO essere
sottoposte a Referendum e questo nel 1948 con un tasso di analfabetismo molto
elevato.
I partiti le associazioni devono farsi carico di informare i cittadini
delle proprie convinzioni e dare le INDICAZIONI DI VOTO e non di IMPEDIRE L’
ESERCIZIO DEL VOTO
Non ci si può lamentare del crescente
numero di astenuti alle varie elezioni e contemporaneamente invitare i
cittadini ad andare al mare solo perché si ha paura di come il popolo, il tuo
popolo, potrebbe esprimersi. Non è possibile, il giorno dopo la nettissima
vittoria del referendum sull’acqua varare delle leggi che lo disattendono.
Se siamo convinti che quanto scritto
nella legge 17 è così valido, un referendum non farebbe altro che confermare la
bontà della legge e, nello stesso tempo, taglierebbe le gambe ad ogni protesta
o dissenso. Questo a prescindere del raggiungimento o meno del quorum.
Nel caso contrario, cioè nel momento
in cui noi volessimo impedire, a torto o a ragione, l’espressione popolare
otterremmo che l’unica cosa che resterà fissa nella mente dei nostri elettori è
la paura che questa classe politica ha del giudizio della propria gente.
Impedire di votare contribuirebbe,
una volta di più, ad accrescere la ormai quasi maggioranza di coloro i quali
non vanno più a votare e che non credono più alla politica.
Voglio anche ricordare come in tutti
i gradi di giudizio, anche per reati molto gravi, la regola non scritta, ma
costantemente citata e applicata, “in
dubbio pro reo“ non fa che confermare che nel momento in cui sussistesse un
dubbio la legge si schiera a difesa
del più debole e il più debole in questo caso sono i nostri cittadini.
Nel momento stesso in cui dovessi avere paura del giudizio
del popolo su di una legge promulgata da quest’Aula credo che sarebbe giunto il
momento di lasciare.
Per questi motivi voterò SI per l’ammissibilità del quesito
referendario
4 commenti:
Bravo Stefano.
io ero in aula con il Comitato per Grado , ho sentito i discorsi dei due rappresentati di SEL dopo il compito in classe del suo collega quando Lei ha letto la motivazione al voto ho avuto un brivido, grazie per quello che ha detto, grazie perchè ci sono ancora brave persone come lei libere intelletualmente e ancora, stano ma vero, di sinistra!
Conosco Stefano da molti anni e ho apprezzato sempre la sua coerenza. Non parla a vanvera, pensa e quello che dice cerca sempre di applicarlo. Luigi
Complimenti Doc!!!! Non avevo dubbi sulla sua linea X il referendum....Lucia
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