Quanto accaduto alla bambina in
questione è una complicanza nota che si manifesta nel 5-10% delle
tonsillectomie; ho voluto fare questa premessa per sgombrare il campo da ogni
possibile strumentalizzazione. Di fatto l’operato del personale sanitario, sia
durante l’atto operatorio che nell’urgenza successiva, è stato professionale e corretto.
Non è quindi un problema
ascrivibile all’operato dei medici o degli infermieri, ma è un problema
strettamente legato al progetto/visione che si ha sul futuro dell’Ospedale di
Latisana. Quando l’assessore afferma “…. il caso clinico non può essere messo in
relazione con la questione del punto nascita e della pediatria” mette in dubbio
l’intelligenza di tutti perché è evidente che queste situazioni nascono proprio
da quelle decisioni.
Quello che lascia sconcertati della
risposta della Telesca è che ancora una volta non ha voluto raccogliere il grido
di allarme più e più volte lanciato dalla maggior parte degli operatori sulle modalità di riorganizzazione
dell’ospedale di Latisana.
Il ripetersi di episodi
potenzialmente critici, il fatto che spesso questi si siano verificati in modo
contemporaneo, ha messo in evidenza come alcune delle scelte fatte dal
Direttore Generale debbano essere rimesse in discussione proprio alla luce di
quanto accaduto in questi mesi.
Troppe volte il numero di ambulanze
si è dimostrato insufficiente a gestire la contemporaneità degli eventi e
troppe volte i trasferimenti di pazienti gravi nei centri hub sono stati
condizionati/ritardati per attendere il rientro di uno dei mezzi impegnato in
altra emergenza.
Stupisce la pochezza e la
superficialità delle risposte dell’assessore che volutamente minimizza le
numerose criticità ampiamente e puntualmente segnalate per non dover rendere
conto delle scelte sbagliate fatte dai suoi dirigenti sotto la sua direzione.
I vantaggi economici che stanno
alla base della scelta di chiudere il reparto di pediatria ed il punto nascita,
peraltro tutti da dimostrare, non sono sufficienti a giustificare
quell’ambiguità gestionale che va tutta a discapito dei pazienti, degli
operatori, dell’immagine e della qualità della nostra sanità.
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