Una
comoda accusa della maggioranza per giustificare una riforma fatta
esclusivamente per fini elettorali, ma non per questo meno pericolosa.
Secondo
il Devoto Oli con la parola “ostruzionismo” si intende, infatti, “con cavilli e
pignolerie ostacolare una determinata attività o linea di condotta”.
Definirei
il mio atteggiamento, al contrario di quanto si tenta di far passare, del tutto
responsabile perchè affrontare il riordino di un settore così importante come
quello della sanità non può essere fatto se non vagliando studi, numeri,
statistiche e criticità del settore. E quale la sede più opportuna per tali
discussioni e chiarimenti se non nel luogo deputato proprio a questo: la
Commissione competente. Quale luogo migliore per una discussione costruttiva?
Tutta
la documentazione citata, che ogni interessato può consultare, (desunta da
lavori ufficiali fatti dall’AGENAS, dall’Università Luigi Bocconi, dalla
CERGAS) dimostrano l’eccellenza della nostra sanità regionale e, pertanto,
chiunque proponga un riordino del settore deve contestualmente dimostrare che
tali performance saranno migliorate.
Più
volte ho sollecitato l’Assessore a spiegare sulla base di che cosa si vuole il
riordino, quali sono le proiezioni, i risultati o i risparmi attesi? Quali i
vantaggi per i pazienti ? Perché si dice di voler uniformare la sanità
regionale e poi si mantengono due modelli organizzativi diversi? Perché a
inizio legislatura il Presidente Tondo promette
di non voler toccare/sminuire la sanità isontina e poi fa l’esatto
contrario? Dove l’urgenza visto che la riforma partirà solo dal 2014? Che senso
hanno avuto le audizioni degli stakeholders se nemmeno una, e sottolineo, una
loro osservazione è stata accolta?
Non
si può trascurare il fatto che, ad eccezione dei Direttori Generali, tutti gli
auditi si sono dichiarati contrari a tale riforma rilevando criticità più o meno
importanti.
Come
si concilia questo con la volontà, più volte manifestata proprio dallo stesso
Presidente Tondo a inizio legislatura, che ogni riforma per essere tale deve
essere condivisa, deve partire dal basso, fatta previa individuazione delle
criticità e delle eccellenze, con il coinvolgimento dei professionisti?
La scelta di interrompere la
discussione della commissione e di andare direttamente in aula non è stata
forse motivata dall’impossibilità di dare risposte documentate alle obiezioni
della minoranza?
La dimostrazione che non c’è mai stata la volontà di
discutere seriamente di riordino della sanità la si può anche desumere da
alcuni fatti:
si pensava
seriamente di esaurire una discussione di tale importanza in tre sedute di
commissione?
la decisione di
portare in aula questa riforma nello stesso giorno che approdava in commissione
non sta a significare che si era deciso, a prescindere, che le discussioni
andavano stoppate?
l’assenza
strategica del consigliere Marini non ha fatto molto più ostruzionismo delle
mie domande?
quanto hanno
pesato le divisioni della maggioranza nella decisione di andare direttamente in
aula con un unico relatore d’ufficio che è l’assessore?
Forse il fatto più grave di
tutta questa vicenda è che per interessi di parte e in modo irresponsabile si
improvvisa, sulla pelle dei cittadini, una riforma della sanità regionale con
motivazioni inconsistenti.
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