Questa sera sarei dovuto andare a Pordenone alla presentazione del libro di Yvan Sagnet "Ama il tuo sogno", ma a causa del prolungarsi dei lavori d'Aula per la discussione della Finanziaria non potrò essere presente.
La
lettura del libro mi ha riportato alle lotte che Giuseppe Di Vittorio, in
quelle stesse terre, aveva iniziato contro il caporalato e lo sfruttamento dei
lavoratori nei primi del Novecento.
I
braccianti che Di Vittorio organizzò vivevano in capanne fatiscenti, non
avevano diritti e chiedevano non l’elemosina, ma un salario degno di questo
nome. Erano, infondo, gli antenati degli attuali immigrati, con il vantaggio
però di essere inseriti in un tessuto sociale e parentale, di parlare tutti la
stessa lingua e di dover combattere contro un unico nemico: i grandi
proprietari terrieri.
Gli
attuali immigrati, se possibile, partono ancora più svantaggiati perché oltre a
non avere quanto quel minimo sopraccitato, sono anche osteggiati dagli stessi
contadini del luogo, non hanno nessun supporto famigliare e qualora clandestini
non hanno nessuna possibilità di rivolgersi alle istituzioni pena l’espulsione.
In
queste condizioni, in una terra straniera, governata per molti anni da partiti
che della xenofobia hanno fatto la loro fortuna elettorale, in regioni ove lo
Stato non solo è assente ma spesso sostituito dalle varie mafie, alzare la
testa dalle piante di pomodori anche solo per chiedere il rispetto delle leggi,
di non essere trattati da schiavi vuol dire avere tanto coraggio e dignità.
Credo
che gli italiani non possano semplicemente ringraziare tutti gli Yvan Sagnet
che vivono nel nostro paese, che con il loro lavoro contribuiscono al suo
arricchimento materiale e culturale, ma debbano anche prendersi l’impegno di
modificare tutte quelli leggi discriminatorie varate negli ultimi anni.
Sono
convinto che la grandezza di una nazione sia misurabile dalla sua capacità di
tutelare e difendere i suoi cittadini più deboli, auspicando con ciò che il
prossimo esecutivo, emulando il coraggio dei braccianti di Nardò cosi ben
rappresentati da Yvan, conceda il voto amministrativo agli immigrati e la
cittadinanza italiana in base allo Ius solis.
Abbiamo
il dovere ed il compito di proseguire un cammino onesto e nel contempo giusto
come già ampiamente tracciato dai nostri padri, e che il lavoro sia retribuito
e gestito secondo le norme contrattuali.
Auspico
che Yvan Sagnet possa sempre e nonostante tutto, continuare ad amare il suo
sogno ovunque decida di vivere.
Nessun commento:
Posta un commento