lunedì 22 dicembre 2014

Prati stabili e zone industriali



La scorsa settimana, durante la seduta d’aula dedicata alla legge finanziaria 2015, ho presentato il seguente Ordine del giorno riguardante la difesa dei prati stabili, il contenimento del consumo di suolo e i possibili risvolti negativi dell’ampliamento della zona industriale di Rivoli di Osoppo.
Il mio Ordine del giorno è stato considerato inammissibile dalla Giunta regionale in quanto inconferente con la finanziaria, anche se tanti altri odg, altrettanto inconferenti con il tema del bilancio regionale, sono stati approvati.
Date queste premesse ognuno tragga le sue conclusioni.

Approfitto dell’occasione per porgere a tutti i migliori auguri di buon Natale e felice anno nuovo.



ORDINE DEL GIORNO
(Collegato al disegno di legge n. 72 << Disposizioni per la formazione del bilancio pluriennale ed annuale (Legge finanziaria 2015)>>)

PRESENTATORI: PUSTETTO

Oggetto: Stop al consumo di suolo.

IL CONSIGLIO REGIONALE

VISTO CHE, a più riprese, in maniera diffusa e quasi trasversale il programma elettorale e di governo della Presidente Serracchiani indica con incisività gli obiettivi e i modi per raggiungerli in tema di salvaguardia e conservazione del patrimonio territoriale regionale, secondo una visione in costante ricerca di uno sviluppo eco-compatibile, tanto che la stessa Presidente ha affermato che “non consumare più suolo è un impegno del governo regionale”;

DATO CHE il tema interseca svariati settori di azione e richiede una forte impegno coordinato: dalle politiche di pianificazione del territorio alle diverse scale istituzionali con una forte sottolineatura sul "consumo di suolo zero", alla tutela del paesaggio inteso come luogo simbolico e rappresentativo delle comunità regionale e locale e del loro benessere; dalle politiche rivolte alla tutela e uso razionale e responsabile dello spazio rurale e agrario, agli impatti della rete trasportistica e alla necessità di una sostanziale rivisitazione degli strumenti di programmazione di pianificazione delle infrastrutture di trasporto; dal potenziamento del rapporto tra  il sistema delle aree tutelate e le superfici agrarie, alle politiche del settore industriale e dei suoi poli territoriali;

ATTESO CHE, come ha giustamente sottolineato la Presidente, “il territorio non è un asino su cui caricare indistintamente e arbitrariamente di tutto, com’è avvenuto per decenni”;

FATTO ALTRESÍ PRESENTE che va potenziato il rapporto tra il sistema delle aree tutelate, compresi i prati stabili, spesso mal gestiti, e le superfici agrarie, che si stanno ridimensionando;

VISTO CHE a dicembre 2013 l’Assessore Santoro, nel corso di una seduta d’aula, si è impegnata a istituire nei primi mesi del 2014 l’Osservatorio regionale sul consumo di suolo, strumento fondamentale per rendere operativo uno degli obiettivi fondamentali della Giunta Serracchiani in tema di governo del territorio, ovverosia lo stop al consumo di suolo;

CONSIDERATO CHE, come ha recentemente reso noto l’Assessore alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici e università, in Regione sono previste ben 5873 zone industriali e commerciali nei piani regolatori comunali, ma non è noto il loro reale stato di attuazione, di edificazione, di infrastrutturazione, di attività in essere e di occupazione;

VISTO CHE al momento è previsto un piano di ampliamento della zona del polo industriale di interesse regionale gestito dal Consorzio per lo Sviluppo Industriale ed Economico della Zona Pedemontana dell'Alto Friuli (CIPAF);

DATO CHE l'ampliamento dell'area industriale, che riguarda i comuni di Buja, Gemona del Friuli e Osoppo, incide in maniera significativa su aree ambientalmente sensibili costituenti parte della rete regionale delle aree protette in ragione della loro biodiversità suscitate da specifici indirizzi europei (prati stabili) e sottoposti pure a un regime di tutela in base alla LR 9/2005;

VISTO CHE l'ampliamento di detta area industriale, che è pari a circa 800.000 mq ovvero un terzo dell'esistente, coinvolge nei fatti l'unico spazio libero, non occupato da strutture del demanio militare, che si frappone tra gli insediamenti industriali e l'abitato di Osoppo a salvaguardia e garanzia della qualità della vita dei cittadini;

DATO CHE tale ampliamento sottrarrà alla comunità regionale e locale una parte rilevante di quel paesaggio rurale proprio della piana di Osoppo che si apre verso il fiume Tagliamento, simbolo del Friuli;

CONSIDERATO CHE questo ampliamento lederà uno spazio rurale integro, di qualità e sensibilità ambientale e di rilievo paesaggistico e contribuirà alla scomparsa totale di biodiversità, la cui rilevanza e valenza è riconosciuta dalla legge;

DICHIARATA la rilevanza di ridurre l’impatto dell’ampliamento della zona industriale di Rivoli di Osoppo sia nei confronti della cittadinanza locale, sia nei riguardi dell’ambiente e della biodiversità;

DATO CHE, in data 24/10/2012, i Consiglieri Brandolin e Della Mea formularono un’interpellanza alla Giunta regionale sulla vicenda dell’ampliamento della zona industriale di Osoppo sollevando alcune incongruenze e incompatibilità nell’iter di modifica al Piano regolatore, facendo inoltre notare che la variante n. 11 a PRGC di Osoppo prevede l’ampliamento della zona industriale proprio in corrispondenza del tracciato della viabilità strategica Cimpello-Sequals-Gemona;


IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE

a rivedere la legge di tutela dei prati stabili (l.r. 29/04/2005 n. 9), tenendo conto degli impegni presi, in modo da delimitare un ulteriore ed indiscriminato consumo di suolo sul territorio regionale, e a perseguire una concertazione con i territori per valutare la reale necessità di politiche di espansione;

a riconsiderare l’entità dell’ampliamento della zona industriale di Rivoli di Osoppo avviando un tavolo di confronto con le amministrazioni locali di Buja, Gemona del Friuli e Osoppo ed il Consorzio industriale CIPAF entro il mese di gennaio 2015;

a limitare l’ampliamento della zona industriale verso l’abitato di Osoppo garantendo la previsione e la formazione di un’ampia fascia di rispetto a verde a garanzia della cittadinanza e tale da conservare la biodiversità delle superfici a prato stabile poste a ovest e sud-ovest della polveriera dell’Esercito, ad eccezione dello stretto indispensabile a implementare lo scalo ferroviario;

a dare conto al Consiglio regionale dell’esito della riconsiderazione.
 

martedì 25 novembre 2014

Unioni civili e famiglia



In questi giorni sono state discusse e votate in Consiglio Regionale la mozione n. 83, che parla della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna quale nucleo naturale e fondamentale della società, e la proposta di legge voto n. 5 finalizzata a sollecitare il parlamento nazionale a risolvere e superare una volta per tutte lo stato che ci vede, unici in Europa, a non aver legiferato in materia di unioni di persone fra lo stesso sesso. Due atti trattati separatamente ma che andavano discussi insieme in quanto facce di una stessa medaglia.

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia finalmente fa voti affinché il Parlamento approvi al più presto la proposta di Testo unificato inerente la regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e la disciplina delle convivenze, nota come "proposta Cirinnà". Le unioni civili riguardanti anche persone dello stesso sesso - aveva detto la proponente Frattolin - non sono ancora regolamentate dal nostro ordinamento nazionale; tale vuoto legislativo mette l'Italia nella situazione di essere uno dei pochi Paesi che ancora non ha provveduto in tal senso, sebbene anche la Corte costituzionale abbia invitato il Parlamento a provvedere. La presidente Serracchiani ha, da ultimo, accolto un ordine del giorno a firma M5S più Lauri con cui si chiede alla Giunta di attivarsi presso il Governo affinché sia ritirata o annullata la circolare emanata lo scorso 7 ottobre dal ministro dell'Interno, Alfano, con cui si impediscono le trascrizioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all'estero.
Alcuni consiglieri hanno giudicato inopportuna e sbagliata la scelta di sollecitare il Parlamento a legiferare in una materia da troppo tempo trascurata, io vorrei ribadire che quello utilizzato - la legge voto appunto - è proprio lo strumento previsto per legge per invitare il Parlamento a intervenire in tematiche che si ritengono opportune e mature.

Invece, la mozione ambigua e strumentale depositata dai consiglieri Barbara Zilli (LN) e Claudio Violino (Misto) che impegnava la Giunta a individuare una data per celebrare la festa della famiglia, fondata sull'unione fra uomo e donna, promuovendone direttamente e indirettamente attraverso scuole, associazioni ed Enti locali la valorizzazione dei principi culturali, educativi e sociali, nonché a chiedere al Governo centrale la non applicazione del documento standard per l'educazione sessuale in Europa, redatto dall'ufficio europeo dell'Organizzazione mondiale della sanità è stata respinta.

Più e più volte in Aula abbiamo sentito invocare o richiamarsi alle natura, allora io consiglierei di prendere in considerazione quanto scrivono eminenti etologi e l’ultimo studio del professore Peter Bockman dell’università di OSLO che afferma che l’omosessualità non e una peculiarità umana, ma è largamente diffusa e scritta nei geni di almeno 1500 specie, inclusi orsi, gufi, gorilla e salmoni. Quindi l’omosessualità non solo è naturale ma l’accoppiamento omosessuale è comune nella maggioranza delle specie animali.
Alcuni studiosi si spingono oltre dicendo che “non si è trovata specie in cui non esista il comportamento omosessuale, eccetto in quelle che non hanno rapporti sessuali come l’echinoidea (riccio di mare) e gli afidi. Inoltre, parte del mondo animale è ermafrodita, letteralmente bisessuale. Per loro l’omosessualità non è un problema”.
Gli etologi sono convinti che gli animali, come l’uomo, si accoppiano non solo per garantire la sopravvivenza della specie, ma anche per puro piacere o per rafforzare i legami tra i membri dello stesso clan.
Forse l’unica specie in cui l’omosessualità e l’omofobia coesistono e quella umana.
I Bonobo, una specie di scimmie tra le più vicine all’uomo, non disdegnano i piaceri del sesso, si accoppiano con molta frequenza tanto che spesso risolvono i conflitti proprio facendo l’amore anche tra individui dello stesso sesso e soprattutto sono bisessuali e tolleranti.

Un altro tema ricorrente è il fatto che la legalizzazione delle coppie omosessuali aprirebbe la strada alla possibilità che queste adottino dei bambini rovesciando il concetto di famiglia, intesa nel senso tradizionale, come luogo ideale e unico e per la crescita di un figlio. In sociologia, invece, per famiglia si intende “una struttura sociale o gruppo in cui i membri sono uniti da legami di parentela, di affetto, di servizio o di ospitalità”.
Anche qui non sono portatore di certezze ma di dubbi e della convinzione che la famiglia indipendentemente come costituita è quel luogo ove la prole è amata, accudita. Troppo spesso abbiamo assistito a figlie minori avviate alla prostituzione, vendute come schiave proprio da quelle famiglie tradizionali che la Lega Nord prende come modello.

Anche la possibilità di mettere gli orfani in un istituto viene spesso vista come scelta migliore, più sicura e naturale rispetto all’affidamento o adozione da parte di coppie omosessuali. Permettetemi allora di ricordare cosa è successo in Irlanda, la cattolicissima Irlanda, ove le ragazze madri venivano accolte in un istituto di suore e dove recentemente è stata scoperta una cisterna con 800 scheletri di bambini morti di malnutrizione e malattia senza nemmeno una degna sepoltura.
E’ ovvio che a fronte di questo orrore altri istituti religiosi hanno aiutato e portato sollievo a queste ragazze ma ho citato il caso più noto e più recente per confutare che il male assoluto è l’adozione di un bambino da una coppia omosessuale.

Concludo come ho iniziato, famiglia è quella che accudisce, fa crescere un bambino in un ambiente sereno e dove il piccolo si sente amato e voluto, indipendentemente dalla composizione e dal sesso dei genitori.

In allegato i link ai testi completi della mozione n. 83 e del voto alle Camere n. 5.