mercoledì 30 gennaio 2013

Mancati controlli.

Oggi, in Aula, si è discusso di una mia interrogazione, concernente l'indagine relativa a un funzionario della Regione che ha sottratto per anni alle casse Regionale oltre un milione di euro. 

Di seguito l'interrogazione:
"Premesso che da recenti notizie di stampa abbiamo appreso che un funzionario delegato al Provveditorato della Ragioneria della Regione è indagato per essersi indebitamente appropriato dei soldi della Regione, per un valore di circa un milione e duecento mila euro;

posto che non è tanto la notizia in sè che stupisce, considerati i numerosi esempi che possiamo trovare quotidianamente sui giornali e che investono anche posizioni di rilievo dell'apparato statale, quanto il fatto che il comportamento infedele del funzionario sia stato scoperto per una banale svista del protagonista e che tale comportamento durasse da ben tre anni;

si chiede all'Assessore competente come sia stato possibile sottrarre una cifra così ingente dalle casse della Regione senza che nessuno se ne sia mai accorto o si sia perlomeno insospettito e come questo sia potuto accadere per un periodo così lungo,

si chiede, inoltre, all'Assessore Savino quali provvedimenti abbia posto in essere per evitare che fatti come questo di possano ripetere, anche per evitare il discredito che azioni come questa gettano sui dipendenti pubblici che svolgono con onestà e diligenza il proprio lavoro."


Ecco la risposta dell'Assessore:
"La vicenda (...) è attualmente oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica di Trieste e, pertanto, coperta da segreto istruttorio.
Tengo tuttavia ad effettuare alcune precisazioni:
il comportamento infedele da parte del funzionario è stato rilevato dagli uffici regionali preposti al controllo in collaborazione con l'ufficio da cui dipendeva il soggetto de quo e non da terzi soggetti a dimostrazione della capacità degli uffici di operare efficacemente
sono stati gli uffici regionali a presentare la denuncia all'autorità giudiziaria
la scoperta di tale comportamento è da ricondurre sia alla capacità di alcuni funzionari e dirigenti sia da modifiche nello svolgimento delle attività di controllo introdotte a partire dal 2010
tale comportamento, purtroppo, si protraeva da diversi anni
da quando sono emersi i primi sospetti a quando il funzionario è stato smascherato e posto nella condizione di non nuocere ulteriormente, sono trascorsi meno di due giorni lavorativi
le indagini, come detto, sono tutt'ora in corso e gli inquirenti si avvalgono delle fattiva collaborazione degli uffici regionali a dimostrazione della fiducia risposta nella correttezza e professionalità degli stessi
pur non potendo scendere in dettagli perchè a me sconosciuti in quanto il segreto istruttorio vincola i funzionari e i dirigenti anche nei confronti del proprio Assessore di riferimento, posso dire che il meccanismo posto in essere si fondava sulla produzione di documentazione radicalmente falsa
la vicenda, previa autorizzazione del Sostituto Procuratore titolare dell'inchiesta, è stata portata all'attenzione della Procura presso la Corte dei Conti
il funzionario infedele è già stato destinato al provvedimento di licenziamento."

La risposta dell’assessore Savino all’interrogazione in questione è inaccettabile perché incompleta e colpevolmente assolutoria.
Incompleta : perché non ha detto nulla sulle evidenti e necessarie modifiche nell’organizzazione dei suoi uffici che  fatti come questo hanno dimostrato essere urgenti e indispensabili in modo da impedire che episodi come questi abbiano a ripetersi.
Colpevolmente assolutoria: perché  definire come “efficace“ l’azione degli uffici della ragioneria che per ben tre anni non si sono accorti che un dipendente infedele  stava sottraendo cifre ingenti dalle casse della regione è veramente  troppo. Corre l’obbligo ricordare infatti che solo una banale distrazione del dipendente ha permesso di evidenziare il comportamento illecito del funzionario.
E, come ultima considerazione, trovo normale e dovuto che gli  uffici di un ente pubblico  stiano collaborando con la magistratura per fare piena chiarezza su quanto accaduto.



martedì 22 gennaio 2013

Quando la politica non fa il suo dovere.



L’indagine che la Procura della Repubblica ha aperto sull’operato del Centro Trapianti di Udine  non è un fatto casuale, dovuto ad un “incidente di percorso”, ma la logica conseguenza di una evidente, prolungata e colpevole assenza di una qualsiasi politica sanitaria di questo esecutivo.

Al pensionamento del prof. Bresadola, fatto previsto e prevedibile, per oltre un anno ben due Assessori alla Sanità non sono stati in grado di nominare un successore, lasciando privo di direzione un reparto fra i più complessi e delicati della sanità regionale.

Questo, unitamente a problemi organizzativi che si trascinavano da anni, ha messo in serie difficoltà l’intera struttura, tanto che si è assistito ad un progressivo svuotamento della lista dei pazienti in attesa di essere trapiantati, che allo stato attuale si contano sulle dita di una sola mano.

Con l’arrivo del nuovo Direttore e sulla spinta della Consulta trapianti, la Direzione Centrale della Salute aveva preparato un progetto per la completa revisione dell’organizzazione dei Trapianti in Regione, in modo da garantire ai pazienti percorsi idonei alla cura, la corretta professionalità degli operatori e strutture adeguate alla delicatezza degli interventi.

Ancora una volta una logica di potere avulsa dal considerare l’interesse generale ha visto il comparto universitario contrapporsi a quello ospedaliero con l’unico risultato di bloccare ogni possibile riorganizzazione del Centro Trapianti.

Le cattive scelte, così come l’incapacità di fare delle scelte da parte della politica rendono da sempre pressoché inevitabile l’intervento della magistratura, il cui compito però non è idoneo a risolvere problemi strategici/organizzativi, ma può solo evidenziare e sanzionare comportamenti illeciti.

Il Presidente Tondo, come emerge da questi fatti, non ha nemmeno tentato di risolvere quelli che sono i veri problemi della sanità regionale, e la riforma del sistema sanitario, che contro ogni logica ha imposto a termine di legislatura, ne è la dimostrazione più eclatante.

Le prossime elezioni regionali possono essere l’occasione giusta per un benefico e liberatorio cambio di direzione.