lunedì 26 aprile 2010

Superior stabat lupus, longeque inferior agnus.


Le proteste e il fastidio del presidente della Regione Renzo Tondo al discorso molto determinato del sindaco di Udine Honsell in occasione della festa del 25 aprile mi hanno riportato ai banchi del liceo quando, con la traduzione della notissima favola di Fedro del lupo e dell’agnello, il professore di latino cercava di insegnaci non solo quella lingua, ma anche come si può manifestare l’arroganza dei potenti.

Da anni il leader della destra attacca, in modo sistematico, tutte le istituzioni che gli danno fastidio o che tentano di far rispettare anche a lui la Costituzione e le leggi dello Stato e, nel momento in cui un sindaco ristabilisce la verità storica e il significato di ciò che è stata la liberazione, Tondo e alleati hanno il coraggio di accusare Honsell di creare divisioni!!

Ma qualcuno ha l’onestà intellettuale di ricordare le quotidiane affermazioni del presidente del consiglio sulla volontà di modificare la nostra costituzione a maggioranza o su quelle dell’onorevole Bossi che, pur non disdegnando lo stipendio da parlamentare, non riconosce come sua patria questa nostra Italia?

Nello stesso momento in cui si ipotizza il bavaglio della stampa, il blocco delle intercettazioni, i PM assoggettati all’esecutivo, il legittimo impedimento, il lodo Alfano e altre amenità del genere il 25 aprile assume, se possibile, un significato ancora più importante perché ci ricorda quanto alto sia stato il prezzo pagato per contrastare quella follia.

In tutti questi anni dovremmo aver imparato che per Berlusconi la “parola data “ non ha alcun significato e che vale solo fin tanto che gli torna utile, ogni accordo viene sempre e comunque interpretato come un cedimento e che di conseguenza la posta successiva sarà sempre più alta.

Ben vengano, allora, discorsi come quello di Honsell e di tutti quelli che in modo netto e chiaro hanno deciso di non assistere in silenzio allo scempio dello stato repubblicano e della sua Costituzione; ogni interpretazione “elastica” della legge, la più piccola forzatura della Carta deve essere contrastata sempre e con forza perché ogni cedimento sarebbe un atto colpevole e rischierebbe di farci ripetere gli errori del passato.

Visita di Kosic all'ospedale di Cividale.

Venerdì l'assessore alla sanità ha visitato l'ospedale di Cividale e, guidato dal sindaco Vuga, ha preso visione del padiglione di levante attualmente in costruzione, della dialisi e del reparto medico.

Anche se è abbastanza normale far vedere agli ospiti importanti solo le cose migliori, infatti entrambi i reparti sono stati ristrutturati di recente, resto convinto che sarebbe stato molto meglio se il sindaco di Cividale avesse portato Kosic in radiologia, dove tre sezioni su quattro sono chiuse, o in laboratorio dove, con un semplice sguardo, si ha la conferma delle voci che vogliono come imminente una sua definitiva chiusura.

Il breve giro si è concluso in una stanza della Direzione Sanitaria dove Vuga, il sottoscritto e il consigliere Novelli hanno posto alcune domande all'assessore sul futuro dell'ospedale di Cividale.

Kosic, rispondendo alle sollecitazioni del sindaco Vuga, ha confermato che la nuova ala dell'ospedale si farà e che sei milioni di euro sono già stati stanziati.

Anche se per completare l’opera mancano all’appello ben quattro milioni di euro queste rassicurazioni non possono che far piacere però, nella vita c’è sempre un però, gli anni in cui ho lavorato a Cividale mi hanno insegnato che ad ogni nuova gru, ad ogni nuovo edificio o ristrutturazione fatta, l’ospedale perdeva un reparto o un servizio.

Con questi miei dubbi ho sollecitato l’assessore a dare delle risposte chiare su quali e quante funzioni sarebbero restate a Cividale e sopratutto se alcune funzioni minori del S. Maria della Misericordia sarebbero state delegate al nostro Nosocomio.

E’ del tutto indispensabile pensare di implementare quanto già presente a Cividale con una Day–Surgery (chirurgia di un giorno solo) che, alla pari di quelle europee, faccia 4.000 interventi /anno (quattro sale operatorie che fanno 5 interventi al giorno per 5 giorni la settimana per 10 mesi/anno)

Fare interventi “minori“ su pazienti sostanzialmente sani (questa in buona sostanza è il concetto di day surgery), oltre che costare molto di meno quando eseguiti in strutture poco complesse, rende anche possibile e logico il mantenimento di un reparto medico, di una RSA, di un Hospice o dei letti dei malati in stato vegetativo che come noto necessitano spesso di consulenze o di prestazioni chirurgiche minori.

In questo modo si potrebbe alleggerire l’ospedale di Udine dalle prestazioni minori e rendere più funzionale quello di Cividale.

Purtroppo a questa domanda così come a quella sul destino del Pronto soccorso, si vocifera di una chiusura notturna, il nostro assessore non ha dato che risposte generiche e scontate.

Spero che questa visita non sia solo dovuta alla campagna elettorale in corso, spero che l’assessore abbia un ben preciso “piano industriale“ per l’ospedale di Cividale perché sarebbe intollerabile vedere, per l’ennesima volta, buttare i soldi pubblici nella costruzione di uno scatolone che poi resterà vuoto.

Se così fosse preferirei che questa maggioranza decidesse per una rapida e totale chiusura, che non condivido, ma che è sempre meglio di una lenta agonia.

venerdì 16 aprile 2010

La nostra Sanità: ancora domande.

A inizio settimana a palazzo Kechler, il PDL ha tentato di stendere una cortina fumogena sulla reale portata dei tagli previsti dal nuovo Piano socio sanitario, recentemente approvato a maggioranza in Regione .
L’assenza di Kosic, a mio avviso ingiustificabile considerato che il tema era eminentemente sanitario, forse ha evitato a questa maggioranza la replica della figuraccia fatta dall’assessore in terza commissione quando, di fatto, si è rifiutato di rispondere alle numerose e puntuali osservazioni fatte dal sottoscritto e dagli altri esponenti dell’opposizione al Piano SSR.

Ma, andando al nocciolo della sostanza, ieri i consiglieri regionali di maggioranza hanno ribadito che:
· il blocco del turn over del personale viene confermato anche se, in alcune situazioni particolari, ci sarà una deroga che in ogni caso non potrà superare il 40%
· non tutti i primari verranno sostituiti
· si vuole la fusione tra i reparti ospedalieri quelli universitari.
· c’è troppo personale amministrativo.
· ci sono troppi doppioni

Queste affermazioni pongono, in modo ineludibile, alcuni quesiti che cercherò di sintetizzare:
· Quali e quanti servizi/reparti verranno chiusi stante che, nella migliore delle ipotesi, verranno rimpiazzati solo 4 operatori su 10 che se ne vanno?
· È possibile parlare di eccellenza quando un’infermiera è costretta a seguire 30 o 40 pazienti molti dei quali critici o non autosufficienti?
· Considerato che non potranno essere chiusi reparti specialistici come la cardiochirurgia o la neurochirurgia, le patologie minori verranno delegate/dirottate agli ospedali periferici?
· Quali primariati non verranno mantenuti? e quale è il disegno che guida questa o quella soppressione?
· Il protocollo d’intesa a suo tempo siglato tra università e regione che prevedeva dei precisi obblighi tra i due soggetti in vista di una fusione tra i due enti è ancora valido o viene considerata carta straccia?
· Quali, quanti e in quali sedi sono gli amministrativa da “tagliare ”

Sono convinto che tutti gli operatori della sanità, con il loro impegno quotidiano che va ben oltre quello che sono gli obblighi contrattuali, da tempo si siano guadagnati il diritto ad avere una risposta chiara a tutti questi quesiti e, in modo altrettanto chiaro, la meritano tutti gli utenti e i cittadini della Regione.

giovedì 15 aprile 2010

A proposito di famiglia.

Ieri, in III Commissione consiliare, si è esaminato il DDL 90, il quale va a modificare le leggi regionali 20/2005 e 11/2006: si è parlato, quindi, di servizi per la prima infanzia, di sostegno alla genitorialità e famiglia.

Il mio è stato un voto convintamente negativo a questo provvedimento perché, per motivi squisitamente ideologici, non si è voluto tener conto di quello che è stata l’evoluzione della società e del concetto di famiglia in questi anni. Famiglia che deve essere riconosciuta quale entità sociale prima ancora che giuridica, tanto che perfino la Corte costituzionale (sent. Corte cost. 3.12.69, n°147) ha riconosciuto sin dal 1969 il ruolo predominante del rapporto sull’atto formale. Partendo dallo stesso concetto, un bambino può essere adottato anche da una coppia non sposata (art.6, comma 4 della L.184/1983, novellata poi dalla L. 149/1992), così come due persone che vivono more uxorio possono vedersi assegnata una casa popolare (art. 17, commi 2 e 3, della L. 789/1992).
Non si può, infatti, ignorare il fatto che offrire un sostegno o dei servizi “con priorità alle coppie sposate” si traduce in una discriminazione a tutte quelle coppie, che forse sono maggioranza, che non si sono sposate per un motivo o per l’altro (non si crede nel matrimonio, non si hanno le possibilità economiche di sposarsi, ecc, ecc).
Ancorarsi al disposto del solo art. 29 della Costituzione, il quale afferma che La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, è una forzatura politica ed è fortemente riduttivo rispetto all’articolazione della realtà in cui viviamo.

Inoltre, anche la scelta di dare un sostegno alle famiglie non considerando le necessità, ma partendo dagli anni di residenza significa non tenere conto della realtà odierna in cui la mobilità, anche dei cittadini italiani di altre regioni, per motivi di lavoro è sempre maggiore.

La Lega, con norme come questa, dice di voler contrastare l’immigrazione e invece crea solo delle sacche di emarginazione che, alla lunga, non faranno altro che mettere a repentaglio la tanta sbandierata “sicurezza“ del Paese; e la stessa la miopia impedisce di vedere che l’integrazione favorisce anche la nostra crescita culturale.

Credo, poi, meritino di essere riportati due passaggi emersi dal dibattito :
· l’assessore Molinaro, nel ribadire la priorità dell’aiuto alle famiglie fondate sul matrimonio, ha anche detto che nessuna discriminazione verrà fatta nei confronti dei bambini, come se il tenore di vita della famiglia non si riflettesse in modo automatico sui figli;
· il consigliere Ciani, sempre in riferimento all’art. 29, ha poi rimarcato la centralità, l’ importanza e il rispetto della Costituzione dimenticandosi di tutte le volte che la sua maggioranza l’ha bellamente violata quando, ad esempio, finanziavano le suole confessionali (l’ art.33 della Costituzione afferma infatti che “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”).

Resto convinto che chiunque si propone di guidare un grande Paese come il nostro, con culture, tradizioni e fedi diverse, in cui gli immigrati comunitari e non ci saranno sempre, debba fare leggi che tengano conto di tutto questo e che il rispetto degli altri non è segno di debolezza, ma di forza.

lunedì 12 aprile 2010

Quando la prevaricazione la si ha nel sangue.

Le recenti dichiarazioni del consigliere della Lega Nord Narduzzi sulla RU486 ripropongono quanto già ribadito (e in parte ritrattato) dai suoi più illustri compagni di partito Cota e Zaia: fare di tutto per ostacolare la diffusione della pillola abortiva in questione.

Le Lega, da anni, ci ha abituati a sparate di ogni genere che spesso accettiamo con ilarità o con un bonario sorriso, ma devo ammettere che quando vedo trattare un tema tanto complesso quanto delicato come quello dell’aborto con tanta superficialità ed ignoranza il sentimento prevalente in me è quello dello sdegno.

Come può Narduzzi, autonominatosi paladino delle donne, pensare che una donna decida di interrompere una gravidanza con la stessa facilità con cui assume un’aspirina? Si è mai preso la briga di parlare con le donne che hanno dovuto fare questa scelta?

L’essere un consigliere regionale non è, o meglio non dovrebbe essere, titolo sufficiente per decidere le scelte terapeutiche di un qualsiasi cittadino, a meno che, così come per il caso Englaro e gli altri temi etici, non si voglia trasformare la Repubblica Italiana, che è laica, in uno Stato confessionale.

Se fosse così mi risulterebbe, anche, difficile capire la grande ostilità della Lega verso l’integralismo musulmano che da sempre ha teorizzato la prevalenza della legge coranica sulla legge degli uomini e che quindi ha messo in pratica quanto tutti gli integralisti cattolici di questo Paese stanno cercando di fare.

Non mi voglio poi soffermare sulle numerosissime omissioni e bugie in merito alla sicurezza del farmaco e sulla necessità del ricovero ordinario per l’assunzione della RU486, basti solo dire che il mifipristone è stato scoperto nel 1982 e sperimentato per la prima volta nell’ospedale universitario di Ginevra nell’83. Da allora viene utilizzato in tutto il mondo da migliaia di donne con ottimi risultati in termini di rischio terapeutico che molte statistiche considerano migliore/sovrapponibile a quello chirurgico.

Credo sia evidente a tutti che il problema della RU486 non è certamente medico, ma politico e che una volta di più sulla pelle delle donne si cerca uno scontato appoggio al Vaticano per un gratificante tornaconto elettorale.