giovedì 15 aprile 2010

A proposito di famiglia.

Ieri, in III Commissione consiliare, si è esaminato il DDL 90, il quale va a modificare le leggi regionali 20/2005 e 11/2006: si è parlato, quindi, di servizi per la prima infanzia, di sostegno alla genitorialità e famiglia.

Il mio è stato un voto convintamente negativo a questo provvedimento perché, per motivi squisitamente ideologici, non si è voluto tener conto di quello che è stata l’evoluzione della società e del concetto di famiglia in questi anni. Famiglia che deve essere riconosciuta quale entità sociale prima ancora che giuridica, tanto che perfino la Corte costituzionale (sent. Corte cost. 3.12.69, n°147) ha riconosciuto sin dal 1969 il ruolo predominante del rapporto sull’atto formale. Partendo dallo stesso concetto, un bambino può essere adottato anche da una coppia non sposata (art.6, comma 4 della L.184/1983, novellata poi dalla L. 149/1992), così come due persone che vivono more uxorio possono vedersi assegnata una casa popolare (art. 17, commi 2 e 3, della L. 789/1992).
Non si può, infatti, ignorare il fatto che offrire un sostegno o dei servizi “con priorità alle coppie sposate” si traduce in una discriminazione a tutte quelle coppie, che forse sono maggioranza, che non si sono sposate per un motivo o per l’altro (non si crede nel matrimonio, non si hanno le possibilità economiche di sposarsi, ecc, ecc).
Ancorarsi al disposto del solo art. 29 della Costituzione, il quale afferma che La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, è una forzatura politica ed è fortemente riduttivo rispetto all’articolazione della realtà in cui viviamo.

Inoltre, anche la scelta di dare un sostegno alle famiglie non considerando le necessità, ma partendo dagli anni di residenza significa non tenere conto della realtà odierna in cui la mobilità, anche dei cittadini italiani di altre regioni, per motivi di lavoro è sempre maggiore.

La Lega, con norme come questa, dice di voler contrastare l’immigrazione e invece crea solo delle sacche di emarginazione che, alla lunga, non faranno altro che mettere a repentaglio la tanta sbandierata “sicurezza“ del Paese; e la stessa la miopia impedisce di vedere che l’integrazione favorisce anche la nostra crescita culturale.

Credo, poi, meritino di essere riportati due passaggi emersi dal dibattito :
· l’assessore Molinaro, nel ribadire la priorità dell’aiuto alle famiglie fondate sul matrimonio, ha anche detto che nessuna discriminazione verrà fatta nei confronti dei bambini, come se il tenore di vita della famiglia non si riflettesse in modo automatico sui figli;
· il consigliere Ciani, sempre in riferimento all’art. 29, ha poi rimarcato la centralità, l’ importanza e il rispetto della Costituzione dimenticandosi di tutte le volte che la sua maggioranza l’ha bellamente violata quando, ad esempio, finanziavano le suole confessionali (l’ art.33 della Costituzione afferma infatti che “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”).

Resto convinto che chiunque si propone di guidare un grande Paese come il nostro, con culture, tradizioni e fedi diverse, in cui gli immigrati comunitari e non ci saranno sempre, debba fare leggi che tengano conto di tutto questo e che il rispetto degli altri non è segno di debolezza, ma di forza.

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