mercoledì 25 febbraio 2009

Mozione sul testamento biologico

Ieri ho depositato una mozione sul testamento biologico, unitamente ai consiglieri Kocijančič ed Antonaz. Di seguito il testo della mozione.

"Mozione
Gruppo politico: S.A.
Consiglieri proponenti: Pustetto, Kocijančič, Antonaz
Oggetto: testamento biologico

Testo: Il consiglio regionale del FVG

Esprime la propria solidarietà alla famiglia Englaro per la dolorosa conclusione di un lungo e difficile cammino da loro intrapreso con grande umanità e consapevolezza del valore della vita e della dignità della persona;

auspica che, nel rispetto reciproco delle diversità di opinioni culturali o delle convinzioni religiose, tutti sappiano comprendere che le proprie convinzioni non possono essere imposte ad altri e che la libertà personale e la laicità dello Stato sono principi fondamentali della nostra Costituzione;

respinge e denuncia che:
- con l’attuale proposta di “testamento biologico” in discussione in Parlamento si vuole imporre principi religiosi, pur degni del massimo rispetto quali scelte personali, che ledono i diritti fondamentali dei cittadini, laici o credenti che essi siano;

- Tali imposizioni violano l’art. 32 della Carta costituzionale che afferma in modo chiaro come “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

Impegna la Giunta Regionale

- a fare sentire con determinazione la voce di questa Assemblea Legislativa orientata alla approvazione di una legge sul “testamento biologico” che, nel rispetto della laicità dello Stato e delle singole convinzioni culturali o religiose, contenga modalità semplici per la registrazione delle scelte della persona interessata e alcuni principi irrinunciabili, quali:
- la libera scelta sulle direttive anticipate per le fasi finali della propria vita;
- l’indicazione di un tutore che rappresenti le volontà del malato non più in grado di comunicare;
- la possibilità di rinuncia a interventi terapeutici forzati e invasivi;
- l’inclusione della idratazione e della alimentazione forzata tra le scelte personali che possono essere accettate o respinte;
- a sorvegliare che i servizi pubblici regionali siano sempre in grado di garantire ai cittadini il rispetto dei loro diritti e delle loro volontà in quanto tutelate dalla Costituzione e dalle leggi italiane o europee verificando se eventuali forme di “obiezione di coscienza” da parte del personale siano conformi con la legislazione italiana ed europea;
- a intervenire in ogni sede e nella Conferenza Stato Regioni per opporsi con fermezza e senza incertezze a ogni scelta che neghi i principi fondamentali della Costituzione.

Stefano Pustetto

Igor Kocijančič

Roberto Antonaz"

martedì 24 febbraio 2009

PDL 44 e 3 (Blasoni - Asquini)

Il 18 febbraio il centro destra ha portato in commissione una proposta di legge (PDL n° 44 e PDL n° 3) che in teoria dovrebbe risolvere il complesso problema delle liste di attesa, ma in realtà è solo l'ennesimo provvedimento di facciata che non solo non risolve nulla, ma rischia anche di innescare un meccanismo di spesa incontrollabile.

In verità il PDL 44 (primo firmatario Blasoni) è la brutta copia di quanto stabilito, in modo molto più puntuale ed articolato, nella delibera della giunta 288/2007.
Il PDL 3 (a firma Asquini) ha solo l’intento di privatizzare la diagnostica.

Nella discussione generale, un po’ tutta l’opposizione, ha definito la legge non emendabile e solo di facciata, ma il motivo per cui abbiamo abbandonato la commissione è stata la mancata presenza sia dell’assessore “competente” Kosic, sia di un rappresentante dell'agenzia regionale alla sanità.

A norma di regolamento la loro presenza non era obbligatoria ma, considerato che la legge che si andava discutendo si embricava con la delibera 288 ponendo seri problemi in termini di interpretazione e di futura operatività, ci sembrava corretta e proficua la presenza dell’assessore. Rimandare la discussione dell’articolato di 3-4 giorni non era la fine del mondo e non si poteva certo definire ostruzionismo.

Premesso che le liste di attesa sono un problema complesso e multifattoriale con cui si sono dovute confrontare tutte le sanità europee, cercherò di sintetizzare il perché questa legge sia destinata al fallimento:

• Allo stato attuale non sono stati forniti dati che permettano di stabilire ove la delibera 288/2007 abbia fallito e, se non si sanno le cause delle criticità, è oltremodo difficile ipotizzare rimedi efficaci.
• Le liste di attesa sono difficilmente prevedibili e quindi bisogna disporre di strumenti agili (come appunto una delibera) per porre in essere correttivi efficaci.
• Tutta la comunità scientifica concorda che il semplice incremento dell’offerta risolve solo per un breve periodo il problema perchè una volta che la lista si è azzerata poi ritorna a formarsi.
• In tutta Europa l’appropriatezza delle prescrizioni è considerata fondamentale per la corretta gestione delle liste di attesa. In regione non vi sono strumenti che valutino questo parametro e allora come si fa a decidere se l’offerta è scarsa e va quindi aumentata o invece ci troviamo di fronte a richieste non congrue?
• La proposta di utilizzare le apparecchiature diagnostiche 6 giorni su 7, 12 o più ore al giorno non tiene conto che sono i medici, gli infermieri ed i tecnici, che le fanno funzionare e tutte queste figure professionali sono o sotto organico o con centinaia di ore straordinarie non pagate. Se non sono previste assunzioni, come si può ragionevolmente pensare di obbligarle ad ulteriori turni?
• Appurato che l'attività libero-professionale in regione incide solo per 1-2 % del totale delle prestazioni, come si può ragionevolmente pensare che una sua ulteriore riduzione, come proposto nella legge, possa migliorare le liste di attesa?
• Sapendo che sul mercato non ci sono tutte le figure professionali di cui abbiamo bisogno, perché non sono previsti incentivi in modo che gli operatori restino nel pubblico invece di favorirne la fuga con vessazioni di vario tipo?
• Dire che i direttori generali verranno penalizzati economicamente qualora non riducano le liste di attesa fa molto effetto sulla gente, ma poi nessuno dice che già nel contratto attuale è previsto che ogni anno i manager concordino con l’assessore gli obbiettivi e che il bonus che percepiscono annualmente è legato al raggiungimento degli obbiettivi stessi.
• Concettualmente giusto sanzionare quei cittadini che non disdicono in tempo appuntamenti già presi, ma quanto ci verrà a costare la macchina organizzativa che dovrà controllare se la mancata disdetta è dovuta a negligenza o a cause di forza maggiore?
• Prevedere che il cittadino, nel momento in cui la struttura pubblica non gli da un appuntamento in tempi ragionevoli, si possa rivolgere ad un privato qualsiasi, che a sua volta verrà saldato dalla regione, rischia di aprire una voragine nel bilancio regionale. Utile ricordare che le strutture pubbliche vengono pagate a forfait mentre il privato viene pagato a prestazione.
• Il pubblico si fa carico anche di tutte quelle prestazioni che il privato rifiuta perchè non remunerative e che ogni incremento di spesa alle strutture private mette a rischio le prestazioni pubbliche.
• Valuto invece positivamente la proposta di un centro regionale unico di prenotazione, di un'unica anagrafe regionale e dell'omogeneizzazione della denominazione delle prestazioni nelle varie aziende.

Spiace vedere come la produzione legislativa venga piegata a mero strumento di propaganda; in tal modo si rafforzerà nei più la convinzione che la classe politica ha solo interesse ad apparire e non a risolvere i reali problemi della gente.

giovedì 19 febbraio 2009

Convenzioni ISTAT - Regione Friuli Venezia Giulia

Il 16 febbraio ho inviato al direttore del dipartimento ISTAT la lettera, che riporto di seguito, in merito alla convenzione fra l'ISTAT e la nostra regione.

"Egregio Direttore,
con la presente sono a scriverLe in merito alla convenzione con cui la regione Friuli Venezia Giulia vorrebbe aderire al protocollo d’intesa per il coordinamento delle attività inerenti la rilevazione statistica sull’incidentalità stradale.
Per quanto a me noto la Regione avrebbe aderito al summenzionato protocollo a termini ampiamente scaduti ed è per tale motivo che le Province hanno intrapreso una via autonoma per fornire questo servizio ai cittadini nei termini previsti dalla normativa vigente e dal Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale.

Cosa non secondaria è che le Province hanno condiviso le scelte del progetto con i comuni pilota in modo tale che gli utilizzatori finali potessero usufruire di un prodotto con soluzioni gradite e funzionali, condizioni queste, indispensabili per una corretta rilevazione.

Inoltre leggendo una presentazione del “Sistema Interprovinciale Sicurezza Stradale” messo a punto delle Province emerge che queste non sosterrebbero alcun costo per la fornitura del software a tutti i Comuni della Regione poiché il sistema verrebbe implementato nel Catasto Strade attualmente in fase di realizzazione presso gli Enti intermedi.

Inoltre la soluzione delle Province parrebbe notevolmente migliore poiché la Regione non disporrebbe di quella tecnologia e cartografia necessaria per integrare le coordinate degli incidenti con l’esatta conformazione geometrica della viabilità interessata dal sinistro come peraltro previsto dal Piano Nazionale Sicurezza Stradale e dal D.M. 1.6.2001.

Non essendo un tecnico lascio però ad altri tali valutazioni, nella mia funzione di politico vorrei però ribadire la necessità che le scelte fossero fatte nel rispetto delle regole e nell'interesse dei contribuenti .

Le chiedo pertanto di valutare la situazione tenuto conto:
• dei costi
• della qualità del prodotto
• del rispetto delle regole (adesione della Regione nei termini previsti dalla normativa)
• del fatto che vi è gia un esposto alla Magistratura e alla Corte dei Conti per l’inadeguatezza del Prototipo catasto strade prodotto dall’Università di Trieste su commissione della Regione FVG

Colgo l’occasione per porgeLe i miei più cordiali saluti"

sabato 14 febbraio 2009

Eluana Englaro: ipocrisia italiana

Avevo deciso di non scrivere nulla su questa vicenda perchè ogni parola mi sembrava offensiva e non all'altezza della tragedia che con estrema dignità viveva la famiglia Englaro.
Vedere il Presidente del Consiglio, il ministro del Welfare e i vertici della Chiesa partecipare alla macabra gara di chi diceva la bugia o la cattiveria più grossa, osservare con quale cinismo si cercava di trarre vantaggio da questa triste vicenda mi ha fatto cambiare idea.
Conosco il dott. De Monte per aver lavorato con lui nello stesso ospedale alcuni anni fa e così, appreso dalla stampa che avrebbe guidato l'equipe che doveva seguire Eluana nella clinica "Città di Udine", gli ho telefonato per mettermi a sua disposizione sia come medico che come politico.
De Monte mi ha fatto un quadro della situazione chiedendomi due cose: di mantenere un basso profilo, sperando che servisse a calmare le acque, e di contattare personale infermieristico disposto ad assistere Eluana. In realtà il numero dei volontari, sia medici che infermieri, era sufficiente, ma si voleva avere la garanzia che eventuali malattie o ripensamenti non mettessero a rischio tutta l'operazione.
Ogni tanto lo sentivo se non altro per confermare il mio impegno e sostegno a quanto stava facendo e dalle brevi telefonate emergeva un quadro ben più pesante di quanto non apparisse sui giornali per il modo strumentale con cui il governo utilizzava regolamenti e normative.
Quando il "Città di Udine", viste le esplicite minacce del ministro Sacconi, ha rifiutato il ricovero e sembrava che il destino di Eluana dovesse concludersi altrove, mi sono sentito libero di accettare qualche intervista, nell'intento di bilanciare, almeno un po', il fuoco mediatico che molte organizzazioni di integralisti cattolici stavano facendo.
Successivamente, grazie alla determinazione del sindaco Honsell, la figlia di Beppino Englaro è arrivata alla casa di riposo "La Quiete". Durante il breve ricovero abbiamo potuto vedere come queste "pie" persone in nome della (loro) fede sono passate agli insulti, alle calunnie, alle minacce, fino al tentativo di aggressione degli operatori che prestavano assistenza ad Eluana.
Sabato 7 febbraio, in questo clima pesantissimo, il dott. De Monte mi ha chiesto di coinvolgere quanti più medici ed infermieri possibile nell' associazione "per Eluana". Ho cercato di soddisfare questa richiesta contattando i colleghi che conosco personalmente, pubblicando in internet la scheda di adesione all'associazione, contattando la stampa e infine anche cercando di coinvolgere gli esponenti di spicco della medicina italiana. Tra questi il Prof. Umberto Veronesi, che ha aderito inviandomi un fax lunedì 9 mattina, e il dott. Gino Strada che, nonostante gravi problemi famigliari, ha risposto subito dichiarando il suo pieno appoggio. La sorpresa più bella è stata vedere il numero di adesioni e la partecipazione all'iniziativa, anche da parte di molti medici cattolici.
Ho raccontato tutto questo perche è giusto che si sappia che esiste un'Italia migliore di quella che vorrebbe o dovrebbe rapprensentarci.

domenica 8 febbraio 2009

Per Eluana

Considerate le vergognose e indicibili ingerenze del governo e della chiesa nel caso Englaro invito tutti i medici e gli infermieri ad aderire all'associazione "Per Eluana" tramite la scheda qui riportata e invito tutti gli altri a far girare questo messaggio.
E' evidente che maggiore sara' il numero delle adesioni e maggiore sara' la forza di tutti quelli che stanno battendosi per rispettare la volonta' di Eluana.
Se puoi e se vuoi fai girare questa scheda di iscrizione invitando tutti i favorevoli a compilarla ed inviarla alla mail stefano.pustetto@regione.fvg.it oppure direttamente a xeluana@alice.it. Successivamente siete pregati di inviare l'originale cartaceo firmato al seguente indirizzo:

Consigliere Regionale Pustetto Stefano
c/o piazza Oberdan 6
34133 TRIESTE

Come viene attuato il protocollo della corte d'appello di Milano?
In breve: La Quiete mette a disposizione la logistica, poi un'associazione creata allo scopo esclusivo di realizzarlo è stata incaricata di eseguirlo su base volontaristica sia nei confronti della QUIETE sia di Beppino Englaro.
L'associazione si chiama "Per Eluana". All'associazione può aderire chi vuole, basta sia medico o infermiere, si scioglierà al raggiungimento dello scopo.
Se riuscissimo a raccogliere qualche centinaia di adesioni potrebbe avere effetto valanga. Per dopo si vedrà.

giovedì 5 febbraio 2009

Risposta IRI su disabili

Il 2 febbraio l’assessore Kosic ha risposto alla mia interrogazione sulle borse lavoro concesse ai disabili ed equiparate a reddito da lavoro dipendente.

Molte le cose che ha puntualizzato e che brevemente vado a riassumere:
• Dagli anni 80 la regione ha avviato un processo di valorizzazione delle persone disabili con varie leggi (L.R. 41/96 L.R. 18/05 ecc);
• L’assunto di base era di considerare il percorso complessivo di ogni disabile come un continuum composto da più fasi ma che prevedevano comunque come punto di arrivo l’inserimento lavorativo produttivo (anche se non per tutte le persone);
• L’agenzia Regionale delle Entrate, rispondendo ad una richiesta di chiarimenti, ha confermato che sono esenti dall’imposta sul reddito i sussidi corrisposti dallo Stato o da altri enti pubblici a titolo assistenziale;
• Tutti i SIL (servizi integrazione lavorativa) interpellati hanno affermato che l’approccio al lavoro come “attività terapeutica” (quindi esentasse) è stato superato da anni anche nelle situazioni più complesse e che considerare le somme corrisposte come sussidi equivarrebbe a tornare ad una visione del lavoro dei disabili superata da molti anni.

E’ evidente che messa in questi termini resta il disagio di vedere che, per considerare il disabile pienamente inserito nel lavoro, lo si debba ulteriormente penalizzare con una imposizione fiscale.

In ogni caso l’assessore ha garantito la formazione di un tavolo tecnico ove raccogliere le opinioni delle associazioni di riferimento.

Confido anche che, a prescindere dall’interpretazione del dispositivo di legge, venga fatta una scelta politica che spinga lo stato a comprendere tali somme tra quelle di analoga natura che godono dell’esenzione Irepf.

lunedì 2 febbraio 2009

Visita al carcere di Tolmezzo

Il 14 gennaio, insieme al consigliere Igor Kocijančič abbiamo accompagnato il prof. Giuliano Capecchi e Cristian de Vito, due volontari dell'associazione “Mai dire Mai” di Firenze, alla casa circondariale di Tolmezzo.
I due volontari volevano manifestare solidarietà agli ergastolani di quel carcere che avevano aderito ad una staffetta dello sciopero della fame che i reclusi di molte carceri d'Italia stanno facendo per sensibilizzare i media sulla presunta incostituzionalità e crudeltà dell'ergastolo.
Abbiamo quindi parlato con più di venti detenuti, la maggior parte dei quali condannati all'ergastolo e sottoposti al regime del 41 bis, solo tre erano nella sezione alta sicurezza (A.S.).
Alcuni di questi aderivano allo sciopero, altri erano convinti dell'inutilità delle protesta considerato che i normali cittadini, soprattutto di questi tempi, avevano già sufficienti preoccupazioni ad arrivare a fine mese per interessarsi alla loro sorte.
Affrontare argomenti come questi, ergastolo si - ergastolo no, non è facile perchè la nostra parte razionale si scontra con l'istinto e l'irrazionale.
A mente fredda sono convinto che se il carcere, come dice la Costituzione, deve rieducare le persone, una pena senza termine non ha alcun senso, ma per formulare un giudizio equilibrato si dovrebbe poi immaginare che la vittima possa essere tuo figlio e allora un profondo disagio comparirebbe al solo pensare di quantificare in anni il valore della vita della persona che amavi.
Ecco perchè chi deve valutare i fatti, cioè la magistratura, deve essere del tutto indipendente da ogni altro qualsivoglia potere, solo in questo modo è possibile accettare e riconoscere una condanna; solo così è possibile parlare di giustizia e non di vendetta.
Sono convinto che l'opinione pubblica e tutti noi accetteremo con convinzione l'abrogazione della pena dell'ergastolo nel momento in cui avremo la certezza che i 30-35 anni comminati al posto dell'ergastolo fossero effettivamente e totalmente espiati senza indulti, leggi ad personam o qualche altro escamotage furbescamente trovato dal Ghedini di turno.
Il problema è che da moltissimo tempo la classe politica, vuoi per incapacità vuoi per malafede, ha fatto di tutto perchè la giustizia non funzionasse: primo perchè è più facile inceppare una macchina che funziona male, sopratutto se si agisce da una posizione politica od economica di forza; secondo perchè il controllo della magistratura è fondamentale per evitare che qualche “irresponsabile” non si accontenti di perseguire la manovalanza ma cerchi anche i mandanti sull'esempio del pool di “mani pulite” nella Milano degli anni '80.
E evidente a tutti che non potrà essere questo governo, stante le note vicende giudiziarie del suo premier, a dare risposte equilibrate a questo problema.

P.S. Ho intenzione di visitare tutti le carceri della regione per rendermi conto di persona delle condizioni di lavoro delle guardie carcerarie e delle condizioni in cui vivono i reclusi.