lunedì 31 maggio 2010

Hospice a Martignacco.

E' notizia di qualche tempo la decisione dell’ASS 4 Medio Friuli di attivare 15 posti letto di Hospice all’interno della casa di riposo Zaffiro di Martignacco per un periodo di 3-5 anni in attesa della sistemazione definitiva della struttura presso la caserma Piave. Tenuto conto della decisione di affidare la gestione dell’Hospice ad un pool di medici di base e considerato che il ricovero nell’hospice di solito è dovuto ad aggravamento della malattia o alla difficoltà di gestire in modo adeguato al proprio domicilio il paziente oncologico terminale, ho presentato una IRI all'assessore Kosic chiedendogli se i medici chiamati a gestire l'Hospice siano in possesso di tale specializzazione e se gli specialisti in tale materia che già operano sul territorio siano stati coinvolti, visto che la complessità di questi pazienti ha richiesto che fossero formate delle figure professionali specializzate, quali i “ medici palliativisti“.

giovedì 20 maggio 2010

A proposito di immigrazione.

Oggi, in III Commissione consiliare si è discusso del piano immigrazione, tema di cui si è già trattato in diverse occasioni e, recentemente, soprattutto per la chiusura degli ambulatori per clandestini voluta dalla Lega. Ambulatori che non creavano una via preferenziale per la cura degli immigrati e che non erano, come sono stati definiti “cliniche”, ma costituivano il punto di riferimento per coloro che avevano bisogno di cure mediche prestate a titolo gratuito da medici volontari.

Ogni qual volta si toccano questi argomenti ci viene detto che “le regole” vanno rispettate da tutti e che non ci sono solo diritti, ma anche doveri. Giusto! Ma quale autorevolezza può avere una Regione che per prima viola le stesse leggi che chiede agli altri di rispettare?

La legge Bossi –Fini chiarisce che, “ai cittadini stranieri anche irregolari, (…) sono assicurate le cure urgenti o essenziali ancorché continuative (…)“ a tal fine a questi soggetti viene assegnata una tessera sanitaria particolare a sigla STP.
La circolare n° 5 del 2000 (art 43 comma 8) spiega che “E’ compito della regione individuare le modalità più opportune per garantire le cure essenziali e continuative …”.

Il caos che regna sul tema nella nostra Regione è principalmente dovuto alle inadempienze dell’assessorato che non ha fatto una, dicasi una, circolare o delibera esplicativa in merito e così le Aziende sanitarie si sono mosse in maniera autonoma e spesso i pronto soccorso non sono in grado di fornire la tessera STP.

E continuando sul concetto del rispetto delle regole, non fa certo onore alla Lega il reiterato tentativo di obbligare i medici alla denuncia dei pazienti in quanto irregolari o peggio, così come accade in quel di Pordenone, che dipendenti dell’ospedale alle 6 del mattino facciano il giro del Pronto Soccorso per individuare eventuali immigrati irregolari.

Queste intimidazioni vanno di pari passo con la raccolta di firme per impedire l’inumazione di cittadini di fede islamica o con il dare pane ed acqua ai bambini dell’asilo perché i genitori non pagano la mensa.

In questo modo non si vuole incentivare la presenza degli immigrati in FVG, ma regolamentare la loro presenza con prescrizioni certe, in modo che abbiano punti di riferimento precisi.

Tra l’altro un’analisi non ipocrita del perché gli immigrati arrivano nel nostro evidenzierebbe che sono le aziende al nord e la mafia al sud ad incentivare il loro arrivo. Ad entrambi una manodopera a basso costo, sfruttabile oltre il limite della decenza e ricattabile come può esserlo solo un clandestino, permette guadagni stratosferici e per di più in nero.

Per tutti questi motivi queste persone che si trovano sul nostro territorio, che rispettano le nostre leggi, che con il loro lavoro contribuiscono al benessere generale e che pagano le tasse devono essere trattate al pari con i nostri connazionali; abbiamo l’obbligo morale di dar loro la possibilità farsi una famiglia, di migliorare il loro tenore di vita e di vivere qui in modo onesto e dignitoso.

martedì 18 maggio 2010

Elezioni di Cividale del Friuli: commento.

Le recenti elezioni per il sindaco di Cividale si sono concluse, come da pronostico, con la netta vittoria del centro destra che presentava, peraltro, un candidato non molto carismatico e, quindi, battibile.

Una volta di più nel centro sinistra hanno prevalso egoismi e logiche personalistiche che poco o nulla hanno a che vedere con le reali necessità della città ducale, i voti a favore di questo schieramento hanno reso inequivocabile il “fastidio ” degli elettori ad una siffatta visione.

Lo scontro tra Carlo Monai (IDV) e Cristina Novelli (PD) si è dimostrato insanabile e ha coinvolto tutti, anche quelli come noi che, pur di avere un candidato unico, avevano deciso di accettare qualsiasi nome alternativo proposto con l’unica clausola che sottoscrivesse il programma e che, qualora si vincesse, vi fosse un equilibrio tra le vari componenti della coalizione.

Credo che nessuno possa rinfacciarci di non esserci suicidati annullandoci o nelle liste del PD o in quelle dell’Italia dei Valori.

Per noi, speravo in un risultato migliore e non solo per i continui attestati si stima nei confronti del nostro candidato durante al campagna elettorale, ma soprattutto per l’azione politica che Domenico Pinto aveva portato avanti, spesso in solitudine, nei dieci anni precedenti, dai banchi dell’opposizione.

La difficoltà del centro sinistra a Cividale è lo specchio delle crisi che interessano tutto il Paese, crisi al plurale perché non è solo un problema di crisi economica, ma anche di crisi morale, crisi di valori, di analisi e di prospettiva.

O noi sapremo dare una risposta concreta ed unitaria alle richieste della nostra gente, o la nostra presenza diventerà del tutto inutile.

La logica conseguenza di quanto accaduto dovrebbe far si che, dimenticate le reciproche accuse, l’opposizione trovasse una voce unica e forte per contrastare la politica della Lega e del PDL. Solo in questo modo tra cinque anni potremmo ragionevolmente pensare di esprimere un candidato unico che abbia possibilità di successo.

Se siamo convinti che le nostre idee di società, di sviluppo sostenibile, di rispetto dell’ambiente e dello stesso concetto di qualità della vita siano migliori di quelle espresse dal centro destra allora, per quest’obbiettivo, nessun sacrificio sarà troppo grande.

E’ per questo che auspico che gli eletti del centro sinistra che non se la sentissero di portare avanti una battaglia in comune con i vicini di banco lasciassero questo incarico a forze ed entusiasmi più freschi perché, come avevano già intuito i nostri avi, “errare humanum est, perseverare autem diabolicum“.

mercoledì 12 maggio 2010

Marcia della pace Perugia - Assisi 2010.

Punto di partenza credo debba essere lo slogan che caratterizza la Perugia – Assisi di quest’anno il quale afferma che “Abbiamo bisogno di un’altra cultura“ e questo proprio in un momento in cui i valori, o meglio i dis-valori, di riferimento della Lega e di questa maggioranza sembrano essere vincenti.

In questa manifestazione vedo un rinnovato impegno nel diffondere la cultura della pace, della giustizia, della tolleranza e dei diritti umani. Abbiamo l’obbligo di valorizzare e sviluppare tutte le esperienze interculturali di incontro, di accoglienza, di dialogo e condivisione che esistono nelle nostre città, scuole, associazioni e comunità.

Sento come un obbligo il dover ricordare come i temi cavalcati dall’attuale governo, che ad ogni piè sospinto fa riferimento alla cultura cattolica e alle radici cristiane, vadano poi nel senso opposto a quanto detto dal Vangelo cui strumentalmente fanno riferimento. Alcuni esempi:

· la politica della “sicurezza” ,che in termini elettorali ha molto pagato, ma che ha diffuso in modo del tutto strumentale notizie gonfiate e fuorvianti
· le recenti affermazioni del sindaco di Milano, per cui un immigrato irregolare è di per sè un delinquente, sono sintomatiche di una cultura che ha fatto presa
· la vergognosa lotta che la Lega fa perché i clandestini non vengano curati o vengano denunciati dai medici
· le mancate direttive dell’assessore Kosic per rendere applicabile in modo omogeneo in ambito regionale quanto previsto dal D.Lgs 286/98 da Lui stesso invocato all’atto della chiusura degli ambulatori per irregolari.
· il tentativo, in parte riuscito, di scaricare sui più deboli (lavoratori, pensionati precari, giovani) il costo di una crisi di cui non hanno nessuna responsabilità (non è possibile dimenticare come alcune fra le più importanti banche internazionali quest’anno hanno raddoppiato i ricavi speculando su quella stessa crisi che hanno contribuito ad alimentare vedendo titoli tossici )
· tutte le politiche discriminatorie e razziste che questa Regione sta varando.


Dobbiamo contrastare con forza l’assuefazione di ciascuno di noi alla violenza quotidiana: basti pensare alla violenza che c’è nei rapporti tra le persone, nel mondo del lavoro, nella politica, nell’informazione o a quanto trasmesso dalla tv, alla violenza/diffidenza verso gli immigrati, i diversi e gli “altri” in genere.

C’è bisogno, quindi, di promuovere un’informazione e una comunicazione di pace, in modo da liberare il servizio pubblico da condizionamenti del governo. Occorre investire nell’educazione e promuovere una scala di valori che sia basata sul senso di giustizia, sulla libertà e sulla responsabilità.

Dobbiamo crescere insieme ai “nuovi italiani” valorizzando e sviluppando tutte le esperienze interculturali di incontro, dialogo e condivisione.
La Perugia – Assisi si propone proprio questo ed è per questo che va promossa e sostenuta.

mercoledì 5 maggio 2010

Ambulatori per i clandestini: chiusura e poi?

IRI: ambulatori per i clandestini.
La seduta d’Aula di oggi si è aperta con le Interrogazioni a Risposta Immediata, fra le quali quella da me rivolta all’Assessore Kosic in merito alla decisione di chiudere agli ambulatori per i clandestini.

L’Assessore, nel momento in cui aveva preannunciato tale chiusura, aveva anche fatto riferimento alla normativa nazionale (art. 35 del D.Lgs 286/1998) che regolamentava le modalità per l’accesso alle prestazioni sanitarie. La richiesta, peraltro molto chiara, verteva proprio sulla volontà di sapere cosa aveva fatto l’assessorato per rendere applicabili tali norme.

L’Assessore ha elencato le normative di riferimento, circolari e delibere di Giunta del 2003 e del 2006, quindi antecedenti alla chiusura degli ambulatori, confermando in tal modo di non aver fatto assolutamente nulla perché quanto stabilito dalla legge diventasse applicabile nel concreto. L’assessore non ha voluto o potuto esercitare quella funzione di indirizzo che la legge (art. 43, comma 8, della circolare n°5 del 24 marzo200) in modo esplicito assegna alla Regione stessa.
Questo, in buona sostanza, la motivazione del caos totale in cui versano le varie aziende e distretti sanitari che si sono arrangiati come potevano o come volevano nell’assegnazione del codice STP, così come previsto dalla legge.

Trovo inaccettabile, per non dire vergognoso, la fuga dell’Assessore dalle proprie responsabilità e questo soprattutto perché fatto sulla pelle dei più deboli e questo alla faccia della tanto sbandierata politica in difesa dei più svantaggiati.

martedì 4 maggio 2010

Oggi in Aula: DDL 90.

Oggi in aula si è discusso del DDL 90 che tratta di servizi per la prima infanzia, di sostegno alla genitorialità e alla famiglia. Questo provvedimento va a modificare la L. 20/06 e la L. 11/06, le quali meritano considerazioni separate.
Con riferimento alla prima, l’Assessore ha affermato che gli asili nido devono essere più fruibili e accessibili, perciò i correttivi introdotti volti a rendere più rapida e meno farraginosa la possibilità di aprirne uno erano necessari. Ma il passaggio da un’autorizzazione al funzionamento a una DIA crea rischi maggiori, di certo non banali, perché i controlli ex post pongono il rischio di avere strutture non adeguate e operatori non adeguatamente formati e preparati. Il programma, inoltre, diventa settoriale e parziale ed emerge chiaramente la volontà di privatizzare e di deregolamentare. Quella che si vuole introdurre è, quindi, una pratica ad altissimo rischio.
Con riferimento alla legge 11/06 la critica è più severa in quanto le modifiche introdotte che danno priorità alle coppie sposate sulla base dell’art. 29 Cost. sono supportate da motivi squisitamente ideologici o confessionali, perché la stessa Corte costituzionale ha riconosciuto la prevalenza del rapporto sul lato formale. Elemento particolarmente grave è, quindi, il mancato riferimento agli artt. 2, 3, 30 e 31 della Costituzione. Si è detto che c’è una crisi valoriale per cui non ci si sposa più e quindi bisogna incentivare il matrimonio. Ma quali valori etici ci sono nel dare aiuti alle persone in difficoltà basandosi sulla residenzialità? nel non dare da mangiare ai bambini se i genitori non pagano la retta? o nel respingere gli immigrati senza valutare la legittimità del riconoscimento della qualità di profughi? Sono questi provvedimenti giusti? Con questa legge non si cerca di individuare il bisogno e, quindi, di intervenire per risolverlo nel modo più equo possibile. Questa legge è di per sé discriminatoria.