mercoledì 18 dicembre 2013

TRASPORTO FERROVIARIO: modifiche degli orari e soppressione delle fermate intermedie sui treni pendolari.

Preso atto del fatto che Trenitalia nel cambiare gli orari dei treni ha agito autonomamente, senza nessuna concertazione e senza tener conto dei giusti rilievi dei pendolari, lunedì 16 la Consigliera Cremaschi, il Consigliere Zecchinon ed io abbiamo presentato questa interrogazione.

I sottoscritti Consiglieri regionali,
A seguito delle evidenze presentate dalle rappresentanze sindacali regionali di settore attraverso lettere indirizzate alla Regione, nonché delle manifestazioni effettuate dai comitati dei pendolari che segnalano che le risorse economiche stanziate nella Legge Finanziaria Regionale in merito al trasporto pubblico rischiano di non portare ai benefici previsti poiché:
-        le scelte effettuate da Trenitalia in merito al nuovo orario ferroviario in vigore dal 15 dicembre 2013 prevedono la soppressione di molte fermate sulla linea Udine-Gorizia-Trieste, sulla linea Trieste-Venezia, sulla linea Udine-Cervignano;
-        i nuovi collegamenti nazionali prevedono la soppressione di alcuni treni da Venezia per Trieste e Udine e i collegamenti ferroviari rimanenti non effettueranno fermate intermedie tra Trieste e Mestre, di fatto “attraversando” la Regione senza portare reale beneficio agli utenti residenti al di fuori del capoluogo di regione e senza di fatto portare ad un sistema di mobilità integrata, efficiente, sostenibile e di qualità;
-        la dirigenza Trenitalia appare orientata a spostare presso altre Regioni le lavorazioni per i materiali rotabili dedicati al trasporto ferroviario del FVG; questo orientamento crea preoccupazioni alle  parti sociali riguardo alla possibile riduzione di prospettive occupazionali, all’intensificazione dei turni e alla riduzione della qualità delle condizioni di lavoro dei ferrovieri e delle ditte dell'indotto collegate al settore;
-        sui treni pendolari che attraversano la Regione si osserva la assurda e anacronistica presenza di carrozze pressoché deserte di prima classe, per altro puntigliosamente segnalate nell’annuncio registrato che minaccia sanzioni ai pendolari che osano trovare posto nelle stesse mentre il treno è stracolmo a causa della riduzione del numero di vetture;
-        il trasporto bici prevede un supplemento sui treni italiani nazionali e regionali e non prevede nessun costo aggiuntivo sulla tratta regionale gestita dagli austriaci;
-        è evidente la necessità che almeno un treno in orario mattutino ed un treno in orario pomeridiano effettuino anche le fermate intermedie, permettendo così ai lavoratori residenti nei paesi limitrofi alle stazioni intermedie che verranno soppresse dal 15 dicembre, di raggiungere il posto di lavoro con i mezzi pubblici;
A seguito della richiesta delle stesse organizzazioni sindacali e dei comitati dei pendolari:
-        di riconsiderare i criteri di pianificazione dell’orario ferroviario della Regione nonché i tagli alle fermate;
-        di aprire un tavolo di dialogo con i comitati dei pendolari, le parti sociali e la società Trenitalia S.p.A. per discutere del servizio commerciale nell’ottica del miglioramento del servizio;
-        di invitare a discutere la società Trenitalia per un chiarimento sulle preoccupazioni occupazionali denunciate dalle parti sociali che riguardano questa Regione, a fronte degli investimenti economici effettuati per un miglioramento del servizio e nell’ottica della conservazione occupazionale della Regione e nella Regione;
-        di discutere degli investimenti infrastrutturali e di ammodernamento necessari per garantire la manutenzione dei treni Regionali;
-        di intervenire urgentemente per eliminare i disagi riscontrati in merito al nuovo orario cadenzato adottato a partire dal 15 dicembre 2013 e ai tagli di fermate su tratte contraddistinte da un considerevole flusso di utenti;
-        di discutere quanto prima i criteri per l’aggiudicazione della nuova gara di appalto che riguarderà i servizi del Trasporto Locale.
Tutto ciò premesso,
INTERROGANO
la Presidente della Regione e l’Assessore competente per sapere se l’Amministrazione regionale intenda rivedere con urgenza la gara di assegnazione dei servizi di trasporto locale condividendo con le organizzazioni sindacali e con i comitati dei pendolari le possibili soluzioni da mettere in atto per evitare disagi e disservizi all'utenza e conseguenze negative per i lavoratori del Comparto in merito a quanto esposto, ed in particolare per quanto riguarda l’eliminazione delle fermate intermedie previste dal 15 dicembre del 2013.


Silvana Cremaschi

Stefano Pustetto

Armando Zecchinon


venerdì 13 dicembre 2013

Pro scuola pubblica

Premetto di non avere nessuna incertezza sul fatto che sia ormai irrinunciabile la tutela/difesa della scuola pubblica e anche della sanità, dei consultori, del sistema pensionistico e delle tante realtà pubbliche che funzionano nonostante il continuo tentativo di smantellamento per motivi ideologici o di lucro.

Nel rileggere quanto scritto da Calamandrei, che nel lontano 1950 lucidamente analizza come si può distruggere la scuola pubblica, si resta colpiti di quanto fossero veritiere e lungimiranti le sue affermazioni.

In questa Finanziaria regionale, che registra 240 milioni di euro di minori entrate, siamo riusciti a cancellare unicamente i contributi alla scuole private. 
Per quanto riguarda le scuole parificate, che sono per la maggior parte confessionali, è stato mantenuto lo status quo per molti motivi e i principali sono:

 il peso dell’elettorato cattolico e, quindi, dei suoi rappresentati in Regione o in Parlamento

- la mancata volontà di attenersi e rispettare quanto affermato nell’art. 33 della Costituzione, che testualmente recita "(...) La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradiEnti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. (...)"

- la mancata pianificazione del sistema scolastico nel suo insieme valutandone le priorità, le potenzialità e le criticità in modo che lo Stato, e non altri, possa garantire questo fondamentale diritto in tutto il territorio. La mancata pianificazione permette, infatti, di giustificare la presenza delle scuole paritarie senza le quali un territorio sarebbe privato di un servizio.

E’ pleonastico dire che non sono “sviste”, ma scelte precise volte a tutelare chiari interessi economici o politici. E per non farci mancare niente, in una finanziaria lacrime e sangue, abbiamo confermato (con il solo voto contrario del sottoscritto) il finanziamento dei consultori cattolici che nella nostra regione vanno a sovrapporsi a quelli pubblici, ai quali ovviamente non va un euro.

Credo non possa sfuggire il senso politico di questa operazione che su di un tema estremamente delicato come la sessualità, la contraccezione, la maternità e l’aborto vuole propagandare/imporre una visione confessionale, che sarebbe legittima solo qualora finanziata dalla componente cattolica e non con i soldi dello stato che è, o meglio dovrebbe essere, laico

mercoledì 11 dicembre 2013

FINANZIARIA 2013

Di seguito un sunto del mio intervento in Aula di ieri.

La crisi economica è senza dubbio drammatica e la sua gravità ha condizionato in modo pesante la stesura e la struttura di questo bilancio, stante l’importante riduzione delle entrate. A questo si deve aggiungere anche l’impossibilità di poter iscrivere a bilancio l’avanzo presunto che riaffiorerà solo in sede di assestamento e che si intende utilizzare per gli investimenti e per rimpolpare quei capitoli che già allo stato attuale sappiamo essere sotto finanziati.

Occorre, quindi, un ripensamento del tipo di sviluppo che vogliamo: uno sviluppo diverso, più rispettoso dell’ambiente e delle persone. Bloccare il consumo del suolo, riqualificare le abitazioni, sostenere e difendere i pendolari ed il trasporto pubblico non vuol dire deprimere l’economia vuol dire pensare ad un altro tipo di economia e di sviluppo.

Così come opporsi alla grande distribuzione, (domeniche sempre aperte – sfruttamento dei lavoratori, centri commerciali per 6 milioni di persone), alle multinazionali che troppo spesso rapinano il territorio senza restituire nulla (Elettolux, Ideal standard, FIAT), alla mutazione genetica delle banche nate per sostenere le industrie e che invece da troppo tempo puntano solo alle rendite finanziarie non vuole essere un rigurgito bolscevico, ma ha come obiettivo la difesa dell’apparato economico e produttivo della nostra regione.

A questo si devono aggiungere alcune scelte e alle molte scelte mancate del governo Tondo, decisioni che prese nel momento giusto avrebbero potuto dare nuovo impulso all’economia e dato il via a quelle riforme strutturali di cui la Regione aveva estremo bisogno anche per recuperare nuove risorse. Come la mancata attuazione di un piano energetico regionale che non ci ha permesso e non ci permette una scelta ragionata sulla reale necessità di energia della regione, al mancato Piano delle Attività estrattive, alla mancata legge sulla raccolta regionale dei rifiuti. Non si è trovato nemmeno il tempo per un fare il piano paesaggistico regionale che era propedeutico ed indispensabile per un nuovo Piano del Governo del Territorio (piano regolatore regionale). Sulla sanità poi, a pochi mesi dalle elezioni, si è tentato senza nessuna interlocuzione con gli stakeolders o con l’opposizione di imporre una pseudo riforma, basata su dati obsoleti e non aggiornati tanto da essere criticata dalla stessa Corte dei conti.
Fra le cose che il precedente esecutivo ha fatto e che sarebbe stato meglio non fare è siglare il patto con Tremonti che ci costa/costerà 370 milioni di euro per un federalismo fiscale mai attuato.

Nella 1^ finanziaria dei questo esecutivo si percepisce un cambio di direzione: non sono stati fatti tagli lineari, più semplici ma ingiusti; ma tagli puntuali, pur consapevoli di correre il rischio di sbagliare.

Però non tutte le ciambelle riescono con il buco e così anche in questa finanziaria si sono registrate, anche se in modo molto ridotto rispetto al passato, delle poste puntuali non sempre corrispondenti a reali esigenze del territorio. Sappiamo, però, che tutte le conversioni ad “U” sono difficili e talvolta pericolose.

La difficoltà di una valutazione obiettiva dell’opera delle tante associazioni di volontariato in tantissimi campi (sociale, sportivo, culturale) sparse sul territorio fa emergere l’urgenza che la distribuzione delle risorse sia programmata e affidata agli ambiti o ai comuni, cioè le uniche strutture in grado di valutare l’importanza, la professionalità e il costo di queste associazioni o cooperative.

Il FVG deve mantenere il controllo di tutto quello che è strategico: penso alla sanità, alla scuola e alla formazione, ai trasporti e alle infrastrutture in genere, deve potenziare le funzioni di indirizzo e di controllo. Deve uscire dalle molte inutili partecipate deve rendere più agile e funzionale la propria macchina amministrativa, deve puntare sulla professionalità e il merito il tutto con uno sguardo lungo.

Dobbiamo, quindi, raccogliere la sfida che questa crisi ci pone, ma i sacrifici saranno accettati ed accettabili solo se saranno equi e condivisi e se si colpiranno i privilegi e non i soliti noti.


Ci aspetta una stagione di riforme vediamo che siano vere, eque, premiali per i più meritevoli, che raggiungano l’obbiettivo prefissato, e soprattutto vediamo di non ripetere i troppi errori del passato.

lunedì 9 dicembre 2013

Protezione civile: chiarezza sui “crolli” di Camino al Tagliamento


Di seguito il testo dell'interrogazione appena presentata:

Premesso che a ottobre 2010 si sono resi necessari alcuni interventi urgenti nel paese di Camino al Tagliamento in seguito a pregressi episodi di maltempo che hanno interessato la zona di Varmo;

considerato che il 9 ottobre 2010, nel corso della cerimonia di avvio di tali lavori, l’Assessore competente ha fatto un esplicito riferimento alle esondazioni che nei mesi precedenti avevano interessato il centro del paese causa il crollo di parte delle sponde del Varmo;

preso atto che nella delibera di autorizzazione dell’intervento si fa riferimento a una perizia e alla collegata relazione tecnica della Protezione Civile;

visto che nella stessa delibera si evidenzia come la detta relazione tecnica illustri la necessità di intervenire per il “rischio del crollo” delle opere di difesa spondale in prossimità degli spazi pubblici della scuola materna in comune di Camino al Tagliamento;

ritenuto che vi sia una sostanziale differenza tra l’effettivo crollo di un’opera e il rischio che esso accada, poiché nel primo caso è provata l’inadeguatezza delle opere precedentemente svolte per la difesa del territori, mentre nel secondo l’inappropriatezza delle opere è solo teorica

si interroga l’Assessore competente

per sapere con precisione i tempi e i luoghi esatti in cui si sarebbero verificati i “crolli” di cui si è parlato nonché i giorni in cui il centro abitato del Paese è stato interessato da esondazioni e copia della relazione tecnica della Protezione Civile datata 16 giugno 2010 e relativa all’intervento di Camino al Tagliamento.

RISPOSTA

in merito ai punti dell'interrogazione in argomento si fa presente quanto segue:

1. il Sindaco del Comune di Camino al Tagliamento, già con nota del 29/6/2009, richiedeva alla Protezione civile un sopralluogo urgente per la verifica delle sponde del Varmo in corrispondenza dell'abitato di Camino;

2. con ordinanza dell'11/8/2009 il Sindaco stesso ha interdetto al transito il percorso pedonale sulla sponda del Varmo dato che accertava la situazione di instabilità e di pericolosità dell'argine ligneo;

3. con nota fax del 16/7/2010 il Sindaco stesso poi sollecitava un intervento urgente di Protezione civile richiamando anche la citata propria ordinanza di interdizione al transito dell'11/7/2010 e allegando una relazione statica redatta dallo studio De Marchi - Titton di San Giorgio di Nogaro;

4. a seguito di tale sollecito la Protezione civile, in data 16/7/2010 effettuava il richiesto sopralluogo e redigeva la relazione tecnica richiesta. Con decreto n. 569/PC/2010 del 16/7/2010 l'Assessore alla Protezione civile autorizzò quindi l'intervento urgente a difesa delle zone urbanizzate e a salvaguardia del transito e della pubblica incolumità. A seguito della gara d'appalto i lavori furono affidati, eseguiti e regolarmente conclusi.


giovedì 21 novembre 2013

Dalla bicicletta alla Ferrari


Oggi in Aula si è discussa la mozione del M5S che fa una accurata analisi dell’iter procedurale della nuova linea ferroviaria Venezia/Trieste Alta Velocità/Alta Capacità.

Per parlare seriamente di AV/AC credo ci si debba rapportare a tutti quei Paesi europei che, prima di investire in questo tipo di trasporti, hanno fornito ai propri lavoratori pendolari un servizio puntuale, affidabile e dignitoso; che trasporta l’80 % delle merci su ferro e solo il 20% su gomma; che ha una saturazione delle tracce orarie superiore all’80%.

Nel nostro Friuli i pendolari, che ogni giorno stoicamente patiscono ritardi e cancellazioni, viaggiano ancora su treni del 1970 e una politica miope e interessata ha privilegiato il trasporto merci su gomma piuttosto che su ferro.

Ecco che invece di eliminare le criticità del nostro sistema ferroviario (migliorare il collegamento con i porti e le grandi fabbriche ecc ecc) si è preferito espropriare i terreni per una futura quarta corsia dell’autostrada quando si è ancora in alto mare con la realizzazione della terza.

Ha senso impegnare una montagna di danaro nell’AV/AC, opera che nella migliore delle ipotesi darà i suoi frutti tra 10/20  di anni, o è meglio risolvere le criticità note a tutti?


Di solito passare dalla bicicletta alla Ferrari espone al rischio di farsi molto male e in questo caso, come sempre, a farsi male saranno i più deboli. 

mercoledì 20 novembre 2013

QUALE SICUREZZA PER I MEZZI DI SOCCORSO?

Di seguito il testo dell'interrogazione e della risposta datami dall'Assessore Telesca su "Quale sicurezza per i mezzi di soccorso?"

Premesso che le ambulanze del 118 di Cividale del Friuli prestano la loro opera in un territorio sicuramente molto bello, ma non per questo meno aspro, che interessa ben quattro valli attraversate da altrettanti corsi d’acqua;

considerato che oltre ai sette comuni delle Valli del Natisone tali mezzi servono anche il comune di Cividale, Corno di Rosazzo, San Giovanni, Manzano, Prepotto, Remanzacco, Torreano e Villanova con le relative frazioni e l’ampiezza del territorio giustifica la percorrenza media annua di 105.000 km;

preso atto che tutti i mezzi in dotazione sono molto vecchi e con percorrenze tanto elevate da giustificare le frequenti e reiterate soste in officina causa guasti; (automezzo DO5, ruote motrici 4x2, 165.000 Km  immatricolato nel 2010; D23, 4x4, 190000 km, 2006; D15, 4x4, 214000 km, 2010;  D26, 4x2, 81000 km, in sostituzione da Udine, 2005; D29, 4x2, 105000 km, in sostituzione da Udine, 2010);

visto che per il rinnovo parco macchine nel 2013 erano stati messi a bilancio 300.000 euro, ma che fino ad ora non sembra sia stato fatto nemmeno un ordinativo;

ricordato che la situazione complessiva di tali mezzi non consente di garantire gli standard di sicurezza necessari tanto più in territorio montano, con strade sicuramente strette e tortuose spesso sterrate e nel periodo invernale anche innevate o gelate;

preso atto che più volte gli autisti soccorritori, in considerazione della tipologia del territorio, hanno espresso la necessità di essere dotati di mezzi di dimensioni contenute e a quattro ruote motrici (Tipo a1)

si chiede all’Assessore competente

una tempistica certa per sostituzione dei mezzi più compromessi  tenuto conto anche del rischio dei declassamento degli stessi per vetustà o chilometraggio.


RISPOSTA DELL'ASSESSORE
La ricostruzione che ho chiesto ai nostri tecnici per rispondere all'interrogazione del Consigliere Pustetto evidenzia i seguenti punti.

I mezzi di soccorso ai quali si riferisce il Consigliere sono compresi nel pool a disposizione della Centrale operativa 118 che li utilizza prevalentemente nella sede di Cividale e, in caso di necessità (manutenzioni, guasti, etc) li sostituisce con altri del medesimo pool.

Il pool è costituito da 13 mezzi di soccorso, di chilometraggio variabile e date di immatricolazione risalenti fino al 2002: i mezzi di più recente immatricolazione sono 3 (2012) e uno di questi è in utilizzo prevalentemente presso la sede di Cividale.

Da quanto sopra esposto emerge la necessità di un progressivo aggiornamento del parco mezzi di soccorso della Centrale operativa 118 nel suo complesso.

Nella proposta di riprogrammazione investimenti 2013 presentata dall'Azienda Ospedaliera Universitaria di Udine alla Direzione Centrale Salute nel mese di maggio 2013 era stata ipotizzata la destinazione di circa 300.000 euro per l'acquisto di 4 mezzi di soccorso avanzato e parziale rinnovo dall'attuale dotazione.

Anche su mia indicazione, la Direzione centrale salute darà l'autorizzazione per gli investimenti, secondo l'analisi costo/opportunità, dando mandato di tenere conto della tipologia più adeguata dei mezzi di soccorso.



mercoledì 13 novembre 2013

TRENI: tutela e rispetto dei pendolari.

Di seguito il testo dell'interrogazione che ho presentato.

Premesso che nel corso di quest’anno (ma non solo) i pendolari della nostra regione hanno dovuto sopportare inaccettabili disagi per la soppressione di numerosi convogli ferroviari tanto che, a titolo di esempio, nel mese di luglio solo nella tratta Udine – Tarvisio si sono registrate ben 16 cancellazioni e 26 ritardi superiori ai 10 minuti con una media di 30;
preso atto che tali disservizi sono imputabili sia alla vetustà del materiale rotabile sia alla carenza di personale che in caso di improvvisa malattia non può essere sostituito;
ricordato che anche in Germania, che pur tanto ha investito sul trasporto ferroviario, una eccessiva riduzione del personale ha determinato il blocco del 40% del traffico ferroviario regionale con ripercussioni su tutta la rete nazionale del Nord, esclusivamente per l’improvvisa malattia di tre capistazione di Mainz;
visto che la Regione FVG ha impegnato ben 84 milioni di euro finalizzati all’acquisto di nuovi treni, stante che dopo 40 anni, sono ancora in servizio le elettromotrici ALE 801;
considerato che almeno 8 dei nuovi treni acquistati dalla spagnola CAF sono fermi a Cervignano e a Trieste in attesa dell’omologazione da parte dell’Agenzia nazionale della Sicurezza Ferroviaria (ANSF);
posto che un ritardo di 10 mesi risulta incomprensibile ed inaccettabile visti i disagi che devono sopportare i nostri concittadini, anche considerato l’entità dell’impegno finanziario della Regione;
considerato anche che il sovraffollamento, causa il marcato aumento dell’utenza e la ridotta composizione dei treni, sta diventando un problema sempre più frequente;
richiamata l’attenzione sul fatto che la Presidente Serracchiani ha assicurato la volontà della Regione di risolvere i problemi di mobilità dei cittadini
interroga l'Assessore competente

-         se abbia applicato a Trenitalia le penali per il mancato raggiungimento degli obiettivi contrattuali del 2012
-         quali azioni abbia posto in essere per la riapertura della tratta Gemona-Sacile
-         quanto la Regione ha versato come anticipo al costruttore dei nuovi treni
-         quando si presume entreranno in funzione i nuovi treni della spagnola CAF e quali le motivazioni di questo ritardo
-         a che punto sia il progetto pilota denominato “Piano Stazioni Minori”.
Presentata il 6 novembre 2013

Ecco la risposta arrivata il 17/02/2014:

1) Se abbia applicato a Trenitalia le penali per il mancato raggiungimento degli obiettivi contrattuali 2012
La Regione per il 2012 ha applicato a Trenitalia penali contrattuali per complessivi 508.000 euro.
Gli importi più rilevanti hanno riguardato:
euro 97.216,20 per mancato raggiungimento obiettivi relativi al parametro della puntualità (ritardi) sui 0-5' e sui 0-15';
euro 364.257,84 per mancato raggiungimento degli obiettivi relativi all'affidabilità (soppressioni);
euro 41.058 per mancato raggiungimento degli obiettivi sul comfort di viaggio;
euro 5.179,17 per mancata informazione ai viaggiatori.

2) Quali azioni abbia posto in essere per la riapertura della tratta Gemona-Sacile
l'Amministrazione regionale ha avviato diverse importanti iniziative volte alla riapertura della linea ferroviaria Sacile Gemona e al suo sviluppo in considerazione dell'importante ruolo che tale linea potrebbe svolgere a favore del territorio pedemontano e della montagna pordenonese sia per la connessione con il resto della regione sia con le dorsali ferroviarie di collegamento con il Veneto e l'Austria.
Su tali presupposti gli interventi per la riattivazione della linea Sacile-Gemona, con il necessario miglioramento tecnologico, la messa in sicurezza e la previsione di una lunetta a Sacile che la collegherebbe direttamente a Pordenone senza necessità per i treni di inversione di marcia, per un valore complessivo di 23 milioni di euro, coerenti con la pianificazione regionale di settore, sono stati inseriti nella nuova Intesa Generale Quadro (IGQ) Stato-Regione sulle infrastrutture in via di definizione e per la quale risulta già avviata l'interlocuzione con il competente Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. All'interno dell'IGQ gli interventi sulla linea ferroviaria risultano qualificati quali interventi di rilevanza regionale direttamente interagenti con le infrastrutture strategiche di rilevanza nazionale. Si conferma pertanto il forte interesse alla riapertura della linea, che troverà ulteriore conferma nella procedura di messa a gara dei servizi ferroviari regionali e la cui riattivazione risulta purtroppo vincolata ad una serie di significativi interventi per i quali RFI non dispone attualmente delle necessarie risorse.

3) Quanto la Regione ha anticipato al costruttore di nuovi treni
La Regione a tutt'oggi ha corrisposto alla ditta CAF, costruttore dei nuovi elettrotreni, conformemente alle previsioni contrattuali, un importo pari a euro 22.600.000,00 corrispondente al 50% del valore della commessa iniziale relativa a 8 elettrotreni modulari (IVA esclusa) già prodotti ma non ancora consegnati alla Regione. Tali importi risultano garantiti da una specifica fideiussione.
In relazione al ritardo accumulato e all'avviata determinazione delle penali da applicare a CAF sono stati sospesi gli ulteriori pagamenti compresi quelli inerenti gli ulteriori 4 elettrotreni acquistati con l'esercizio dell'opzione contrattuale.

4) Quando si presume entreranno in funzione i nuovi treni della spagnola CAF e quali le motivazioni di questo ritardo
il ritardo nella consegna dei nuovi elettrotreni è sostanzialmente dovuto finora al dilatarsi delle fasi autorizzative per l'avvio delle prove in linea, un passaggio indispensabile per la successiva messa in esercizio degli elettrotreni.
Voglio ricordare che il contratto stipulato con il fornitore prevede che gli elettrotreni siano consegnati completi delle autorizzazioni, già omologati e pronti per l'esercizio.
La mancanza di tali requisiti ha finora impedito non solo l'utilizzo degli elettrotreni ma anche la loro consegna alla Regione. I treni pur presenti in parte in territorio regionale sono pertanto tutt'oggi nella disponibilità e responsabilità di CAF.
Al ritardo nell'avvio delle prove in linea hanno contribuito diversi fattori, dai tempi di predisposizione e presentazione della numerosa documentazione tecnica e dai tempi di analisi della stessa da parte delle strutture competenti con l'emissione dei relativi provvedimenti, all'interno di una procedura particolarmente complessa ed in fase di evoluzione fino, da ultimo, alla disponibilità delle tracce su cui far eseguire le suddette prove.
Del ritardo è stata comunque chiamata a rispondere la ditta CAF essendo il soggetto contrattualmente responsabile del rispetto delle tempistiche di consegna degli elettrotreni.
Per superare una situazione di sostanziale stallo la Regione, attraverso i suoi uffici, ha dapprima avviato una diretta interlocuzione con i vertici dell'Agenzia per la Sicurezza delle Ferrovie, il nuovo organismo che dalla metà del 2008 si occupa operativamente degli aspetti inerenti la sicurezza delle ferrovie, azione che ha permesso di condividere con l'Agenzia Nazionale e lo stesso fornitore CAF un dettagliato cronoprogramma relativo al programma di prove che ha consentito alla Regine FVG di verificare gli impegni assunti in tale sede.
Pur in ritardo rispetto alle previsioni formulate in tale occasione le prove in linea hanno finalmente  preso avvio agli inizi di febbraio, grazie ad un controllo serrato che la Regione ha impresso al suddetto cronoprogramma e alla supervisione nei rapporti tra CAF, Trenitalia, RFI e Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie, superando finalmente le fasi autorizzative e documentali che finora avevano impedito l'avvio dei collaudi.
Tali prove, che dovrebbero concludersi nell'arco dei tre mesi con l'emissione dei relativi rapporti, consentendo di avviare le ulteriori fasi autorizzative per la messa in servizio del materiale rotabile.

5) A che punto sia il progetto pilota denominato "Piano Stazioni Minori"
Con DGR 2462/2013 è stata prenotata la spesa per euro 400.000 a sostegno dei costi per la realizzazione delle attività e degli interventi che saranno previsti dal protocollo di intesa da stipularsi con i soggetti interessati per la realizzazione del progetto pilota finalizzato alla riqualificazione di stazioni ferroviarie in ambito regionale.
Sono in atto da parte della struttura competente attività volte alla individuazione di un elenco di fabbricati di stazione e delle aree ad essi funzionali che in ragione della loro non strumentalità per l'esercizio ferroviario possono essere messi a disposizione da parte di RFI. Contemporaneamente è in via di definizione da parte della stessa struttura la bozza del Protocollo di Intesa che, una volta condiviso e sottoscritto dai soggetti interessati, costituirà il quadro di riferimento per la realizzazione degli interventi.






giovedì 31 ottobre 2013

CARCERI in Italia.

Martedì 29 ottobre, in Aula si è discusso della Mozione n. 9 "Tutela dei diritti ed in particolare del diritto alla salute delle persone detenute nella Regione Friuli Venezia Giulia", il cui testo si trova a questo link: http://www.consiglio.regione.fvg.it/iterdocs/MOZ_Docs/B6ZHT037WP_Mozione%209%20%20Tutela%20diritti%20e%20salute%20detenuti_EMENDATA.pdf

Di seguito il mio commento.
Non ha senso parlare di quanto accade nelle carceri se non si va alla radice dei problemi che sottendono a quella situazione. Serve una discussione seria, magari iniziando con un ripensamento della legge Giovanardi e della Bossi-Fini.

Bisogna depenalizzare i reati minori, ad esempio quelli che prevedono la detenzione per coloro che utilizzano per uso personale piccole dosi di cannabinoidi o che rubano per fame. Di contro, invece, in prigione dovrebbero andarci coloro i quali inquinano mettendo così a rischio la salute dei cittadini, i responsabili di reati finanziari, gli evasori fiscali o quei colletti bianchi che tradendo il patto con lo Stato si lasciano corrompere.

Che la situazione delle carceri italiane sia insostenibile/inaccettabile è noto da tempo, ma la soluzione non è, e non può essere, l’ennesimo ricorso all’indulto o peggio all’amnistia (negli ultimi 50 anni ci sono stati ben 35 provvedimenti tra indulto e amnistia) senza un serio ripensamento aleggi ideologiche e poco ponderate che sono alla base di questo fenomeno.

E’ evidente che con questi precedenti nessun delinquente è incentivato a patteggiare, molto meglio tirare per le lunghe aspettando il prossimo indulto.

Per cancellare queste norme dovrebbe essere sufficiente prendere atto che non hanno raggiunto gli obiettivi per cui erano state pensate
Trattenere nei CIE coloro che non hanno il permesso di soggiorno o che hanno appena scontato una pena detentiva è servito a ridurre il numero dei disperati che premono alle nostre frontiere ?
Equiparare le droghe leggere a quelle pesanti serve a combattere il fenomeno della tossico dipendenza? E’ mettendo in galera un fumatore di spinelli che si combatte la criminalità organizzata?

La verità è che troppi cittadini hanno perso la capacità di indignarsi anche di fronte all’evidenza e al buon senso.
E’ con questi presupposti che diventa accettabile che Ruby-ruba cuori sia al nipote di Mubarck
Allo stesso modo in un paese normale non è pensabile che chi ha corrotto giudici, comperato parlamentari, o più semplicemente non ha avuto comportamenti che giustifichi il titolo di Onorevole possa contare su milioni di voti.

Se i cittadini di questo nostro bellissimo paese non recuperano un minimo buon senso, di etica e di condivisione di valori non basterà la migliore delle riforme delle carceri e della giustizia a salvarci e dare un futuro accettabile per i nostri figli.

mercoledì 30 ottobre 2013

SANITA': relazione al DDL 15/2013.

Signor Presidente, colleghi Consiglieri,
mai come in tema di salute vale il noto aforisma di Eraclito “panta rei” tutto scorre, tutto si trasforma, fino al punto che non possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume poiché le sue acque mutano col passare degli attimi.
In sanità nell’arco di otto anni molte delle nozioni, e talora delle certezze, vengono messe in discussione dalle nuove scoperte e, di conseguenza, anche l’organizzazione della macchina sanitaria deve essere ricalibrata. Se a questo si aggiunge un significativo aumento della vita media e delle malattie cronico degenerative, che va a sommarsi ad una significativa riduzione delle entrate causate da una crisi economica senza precedenti, allora la necessità di riorganizzare la nostra sanità regionale diventa palese e ineludibile.

Anche se quanto andiamo a discutere con il DDL 15/13 non può essere catalogato quale RIFORMA vera e propria, la declinazione dei principi che troviamo nei vari articoli getta le basi e indica la direzione che questa maggioranza vuole intraprendere nella riorganizzazione vera e propria della macchina sanitaria regionale.

In questo solco si inserisce anche il ricondurre il DSC, l'area welfare e il CEFORMED sotto la Direzione Centrale della Salute in modo da poter svolgere una funzione di indirizzo, pianificazione e controllo in settori strategici della sanità e del sociale.

In modo analogo l'istituzione della Consulta regionale della sanità rende esplicita e concreta volontà dell'esecutivo di acquisire elementi conoscitivi su questioni di rilievo e di interesse per i cittadini del territorio.


Una qualsiasi riforma deve potersi basare su dati certi e verificabili e allora credo doveroso ricordare che la sanità italiana costa circa il 7.3% e quella della nostra regione il 6.3% del PIL collocandosi rispettivamente (forse dovrei dire si collocava) al 2° posto nel mondo secondo OMS e il FVG è fra le prime regioni italiane per la qualità delle prestazioni erogate (dati Bocconi 2010).

In un logico raffronto del nostro sistema sanitario con quello francese e tedesco, che assorbono entrambe il 10.5% del PIL nazionale e che si collocano rispettivamente al 1° e al 14° posto per qualità (secondo OMS), si pone in evidenza in modo inequivocabile il nostro sottofinanziamento non passibile di ulteriori tagli pena il collasso dell’intero sistema. 

Discorso a parte è quello dei servizi sanitari gestiti da soggetti privati che, con costi doppi rispetto alle sanità pubbliche, si collocano nella parte bassa della classifica dell’OMS senza peraltro garantire l’universalità delle prestazioni.
Emblematico il sistema americano che a fronte di una spesa complessiva del 16.3 % del PIL si colloca oltre il 30° posto garantendo solo ai più facoltosi cure sanitarie adeguate.

La colpevole assenza di politiche sanitarie cui abbiamo assistito nella X legislatura, complice anche l'avvicendarsi di ben tre assessori, ha certamente contribuito ad un arretramento complessivo della sanità regionale cui l’attuale maggioranza dovrà giocoforza porre rimedio.

La declinazione dei principi è cosa semplice e spesso condivisa, ma costituisce anche la premessa indispensabile per mantenere la rotta anche nel momento in cui le acque si faranno tempestose semplicemente per aver messo in discussione poteri e privilegi consolidati.

A livello nazionale e regionale si registra una preoccupante riduzione delle entrate, stante il perdurare di una crisi economica senza precedenti, ciononostante credo sia nostro dovere dare ai nostri concittadini, soprattutto a quelli in difficoltà, almeno una certezza e cioè che il diritto alla salute è una conquista da cui non si torna in dietro.

Se l'introduzione del così detto “super ticket” ha evidenziato la significativa riduzione gettito per la rinuncia di molti ad eseguire esami che non si possono più permettere, considero un errore e non equo un ticket proporzionato al reddito che per analogia dovrebbe essere applicato ad ogni servizio erogato da ogni ente pubblico.
E' infatti con la lotta alla corruzione e all'evasione fiscale, con la regolazione delle aliquote IRPEF, con la tassazione delle rendite finanziarie e dei grandi patrimoni, che si deve fare una corretta politica fiscale che possa contribuire ad una ridistribuzione del reddito.


Nei prossimi mesi saremo chiamati ad entrare nel merito della riforma e una seria politica sanitaria è fatta di programmazione conseguente all'analisi dei bisogni, alla conoscenza dei dati epidemiologici, all'adozione delle tante "best pratics" che registriamo sul territorio e nei nostri nosocomi, ma anche ad avere il coraggio di porre in essere dei correttivi lì ove abbiamo fallito.

Tutto ciò non sarà sufficiente se non riusciremo ad essere equi, se il richiamo del "campanile" e delle varie lobbies non verrà ignorato, se le audizioni degli stakeholders non saranno una formalità e se deluderemo una volta di più le speranze/istanze dei tantissimi operatori della sanità che fanno il loro lavoro con passione e abnegazione.

Solo operando nell'interesse generale riusciremo a convincere coloro i quali saranno chiamati ad applicarla e tutti quelli che ne usufruiranno.


Riservandomi di entrare nel merito dei singoli articoli confido in una rapida ed unanime approvazione.

martedì 29 ottobre 2013

Buone pratiche per imparare a spendere meglio.

Il progetto CAPIRe è stato costituito circa 10 anni fa con lo scopo dichiarato sia di rilanciare la funzione di controllo da parte delle Assemblee legislative regionali sia di valutare nel modo più obbiettivo possibile il raggiungimento o meno degli obbiettivi individuati dall’esecutivo

Lì ove adottati i risultati ottenuti sono stati giudicati di notevole importanza strategica ed operativa in quanto, su dati certi, si è potuto porre in essere quei correttivi necessari al raggiungimento dell’obbiettivo prefissato.

Al progetto CAPIRe hanno aderito 17 regioni e ieri, in qualità di rappresentante della Regione FVG all’interno del Comitato di indirizzo del Progetto, ho partecipato all’incontro tenutosi a Trieste al il fine di discutere e approvare il documento “imparare a spendere meglio. Manifesto delle Assemblee regionali a favore di un impiego diffuso di strumenti e metodi per valutare l’efficacia delle politiche.”

Condividendo i punti del manifesto di Bari, ma anche quanto dichiarato dal filosofo R. Bin che “un’Assemblea che funziona è un’Assemblea che conosce le cose” ci si è posti il problema di come rendere cogenti delle regole che ove applicate hanno dimostrato di migliorare in modo significativo l’operato del legislatore.

La dura crisi economica ha costretto tutti a familiarizzare con la parola spendine review il cui vero significato non è quello di spendere meno, ma di spendere meglio!

La questione del come e se si sono spesi bene i soldi dei contribuenti dovrebbe essere sempre il principale pensiero dell’amministratore pubblico, ma in un momento drammatico per moltissimi italiani diventa centrale, strategico e ineludibile. Ciascun euro impegnato deve centrare l’obiettivo per cui è stato destinato.

Per questo è necessario avere dati di partenza certi e verificare quelli di arrivo con metodi scientifici, in modo da dare risposte efficaci alle attese delle comunità. Non è più pensabile non effettuare controlli; servono, infatti, azioni concrete perché la valutazione diventi una pratica normale.

Forse inserire nelle modifiche costituzionali, così come proposto dai saggi voluti dal Presidente Napolitano, le valutazioni delle politiche pubbliche è un po’ eccessivo, ma senza dubbio pone in primo piano un problema non più eludibile. 


Viste queste premesse ecco i PUNTI del MANIFESTO DI BARI sostanzialmente condivisi dalle Regioni aderenti al progetto CAPIRe:

I.                    accrescere il rigore metodologico e la qualità delle valutazioni condotte
II.                 legare le decisioni alla disponibilità di evidenza sull’efficacia delle soluzioni
III.               consentire il libero accesso ai dati e la replicabilità degli studi
IV.              comunicare gli esiti delle valutazioni e farne materia di discussione pubblica
V.                 creare strutture tecniche competenti, specializzate e autorevoli.


Concludendo, possiamo dire che un organo legislativo non può legiferare in modo consapevole se non possiede le informazioni essenziali sui fenomeni che intende influenzare. 

mercoledì 23 ottobre 2013

MOZIONE - Registrazione anagrafica per i figli di immigrati


Il 6 giugno 2013 il Gruppo Convention on the Rights of the Child (CRC) ha redatto il Sesto Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (2012-2013) alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini, del Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maria Cecilia Guerra e dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora.
In quell’occasione il CRC ha rilanciato la raccomandazione del Comitato ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza perché il Governo Italiano si impegni a superare le “restrizioni legali e pratiche rispetto al diritto dei minori di origine straniera di essere registrati alla nascita.
In particolare il Comitato esprime preoccupazione di come la L. 94/2009 sulla pubblica sicurezza renda obbligatorio per i cittadini stranieri mostrare il permesso di soggiorno per gli atti inerenti il registro civile. Il conseguente obbligo di denuncia  per i pubblici ufficiali rappresenta un deterrente per quei genitori che, trovandosi in situazione irregolare, non si presentano agli uffici anagrafici per la registrazione del figlio per paura di essere identificati ed eventualmente espulsi (art. 1, comma 22, lettera g, stessa legge).
Sebbene non vi siano dati certi sull’entità del fenomeno le stime più recenti sulla presenza di immigrati in situazione irregolare fanno supporre che vi possa essere un numero significativo di gestanti in situazione irregolare che potrebbero, per paura di essere identificate, non accedere alle cure ospedaliere ed alla registrazione anagrafica del figlio.
Se è vero che la circolare n 19 del 7 agosto 2009 (prot. 0008899)   del Dipartimento per gli affari interni e territoriali,nell’ intento di sciogliere possibili dubbi interpretativi della legge 94/2009, al punto 3 recita: “Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita-stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto” resta il fatto chela legge in questione  è tuttora in vigore e in ogni caso è sempre sovraordinata rispetto ad una circolare.
Pertanto,
posto che la “Convenzione dei diritti del fanciullo– ratificata con legge 176/1991 – stabilisce che: “il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e ad essere allevato da essi”
visto che il decreto legislativo n. 286"Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero"all’art 35 norma l’Assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale (legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 33)anche se non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno
considerato che al co.3 lettera a), b), c), d), e) dello stesso articolo venga puntualizzato come lo “ Stato assicura la tutela sociale della gravidanza e della maternità, la tutela della salute del minore, le vaccinazioni, gli interventi di profilassi internazionale e la diagnosi e la cura delle malattie infettive
visto che la Regione FVG con delibera n.1147 del 28 giugno 2013 della Giunta regionale ha recepito l’accordo sui migranti  in cui su dispone che l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme del soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità
preso atto che non tutte le nostre strutture hanno recepito in toto quanto sopraindicato stante che richiedono un documento valido di soggiorno per la registrazione del minore alla nascita
il Consiglio regionale

impegna la Giunta regionale
a garantire l’obbligo di registrazione alla nascita di tutti i bambini che nascono e vivono in Regione intervenendo presso gli uffici dell’anagrafe di tutti i Comuni della Regione e presso i Presidi Ospedalieri che hanno la delega dei comuni per la registrazione anagrafica dei nuovi nati affinché si applichi la Circolare del 7 agosto 2009
a coinvolgere i parlamentari eletti in regione al fine di sostenere la proposta di legge 740 “Modifica dell’art 6 del Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 in materia di obbligo di esibizione dei documenti di soggiorno” presentata il 13 aprile 2013 a prima firma Rosato.

ad intraprendere una diffusa campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini di essere registrati alla nascita, indipendentemente dalla validità o meno del permesso di soggiorno dei genitori.

martedì 15 ottobre 2013

IMU - risposta all'on. Gigli

Riporto di seguito la mail arrivatami dall'On. Gigli e la mia risposta.

Nella speranza di fare cosa utile, vi trasmetto il testo del mio intervento pronunciato alla Camera ieri sera, 10 ottobre, nel corso della discussione generale sul Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 102 del 2013: Disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale (A.C. 1544-A).
A parte la critica di tipo politico alla decisone di esentare dall’IMU anche gli immobili di particolare valore, immobilizzando risorse che avrebbero potuto essere meglio investite per altre esigenze di maggior rilievo sociale, il nucleo centrale dell’intervento ha a che fare con la fiscalità per le famiglie, riguardo alla quale il mio diretto impegno ha consentito di ottenere qualche piccolo, ma significativo progresso, ferma restando la necessità di una più incisiva e coordinata azione legislativa per un fisco a misura di famiglia.
Su questi temi la battaglia continuerà in occasione dell’imminente Legge di Stabilità, sperando di portare a casa qualche altro risultato.
(...)
Resto a disposizioni per eventuali commenti o suggerimenti da parte vostra.

Un cordiale saluto e l’augurio di un buon fine settimana.


Preg. mo On. Gigli ,
ho letto con attenzione il Suo intervento alla Camera in cui criticava la decisione di esentare dall’IMU gli immobili di particolare valore, ma vorrei ricordaLe l’impegno di Mario Monti (anche se non fu l’unico) a far sì che la Chiesa Cattolica potesse di fatto evitare questa tassazione anche per gli edifici non esclusivamente adibiti al culto. Peraltro nella cattolicissima Slovenia il governo fa, a mio avviso in modo corretto, pagare l’IMU anche alle chiese.
Mi sarebbe piaciuto che Scelta Civica, in nome dell’equità, spingesse per l’abolizione dell’8/ mille alla Chiesa Cattolica -costo circa 1 miliardo di euro/anno- adottando il modello in uso in Germania in cui ciascun fedele finanzia la propria organizzazione religiosa  e la cifra versata viene detratta dalle tasse.
Ma molto più semplicemente che la quota dell’8/mille non firmata restasse allo Stato e venisse  anno per anno destinata, per esempio, a rendere sicure le scuole pubbliche, alla messa in sicurezza del territorio  ecc.   
Altro capitolo dolente è l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali  che ci costa 1,5 miliardi anno. L’insegnamento delle varie religioni o fedi dovrebbe essere a carico delle rispettive “Chiese“ e non a carico di una collettività che sul tema “fede“  ha orientamenti legittimamente molto diversi.
Trovo stucchevole, per non dire altro, che si strumentalizzi la crescente, dilagante povertà delle famiglie italiane senza mettere in discussione privilegi consolidati e spesso ingiustificati .
Distinti saluti.
S. Pustetto 

martedì 1 ottobre 2013

Scelte coerenti in sanità.

Di seguito il testo della mia interrogazione inerente il nuovo laboratorio di analisi di Udine e la risposta datami oggi dall'Assessore Telesca.

Premesso che per la Medicina di Laboratorio nel PSSR 2010-2012 erano previste, così come nelle principali strutture ospedaliere e universitarie delle regioni limitrofe e non, 1 SOC di Anatomia ed Istologia Patologica, una di Laboratorio Analisi e una di Microbiologia-Virologia-Immunologia, e che questo modello rispondeva non solo a competenze specifiche, ma anche a una logica organizzativa;

considerato che il prossimo trasferimento dei diversi laboratori di diagnostica afferenti al Dipartimento di Medicina di Laboratorio dell'AOU di Udine nella nuova struttura debba prevedere obbligatoriamente una riorganizzazione dei processi lavorativi e che questo evento potrebbe essere l'occasione per risolvere positivamente l'attuale strumentale frammentazione di alcune SOC del Dipartimento stesso;

considerato che con la prospettata nuova riorganizzazione vengano valorizzati quei modelli organizzativi che si sono dimostrati vincenti nel raggiungimento degli obiettivi di budget assegnati sia alle diverse Strutture che all'operato dei Direttori, e valutati da un ente esterno;

considerato che nella progettazione di un nuovo laboratorio si dovrebbe privilegiare (secondo modelli già adottati da altri grossi ospedali delle Regioni limitrofe) una riorganizzazione che porti ad un consolidamento delle analisi, utilizzando strumenti collegati mediante "catena" esterna o utilizzando "moduli multiparametrici" (catena interna alle strumentazioni), in un'ottica di maggior efficacia ed efficienza diagnostica, di ottimizzazione delle risorse umane e di riduzione del numero e/o duplicazione delle apparecchiature

si richiede all'Assessore competente quale sia il razionale che prevede per il nuovo Laboratorio Analisi di Udine una riorganizzazione a ISOLE diagnostiche o Linee produttive, che si ricalca grossomodo l'attuale organizzazione, con numerose strumentazioni stand alone e quale impatto avrà tale organizzazione nella auspicabile riduzione delle risorse umane e nell'ottimizzazione e/o riduzione dei costi complessivi di gestione del laboratorio.

La Risposta è stata la seguente:
In considerazione dei nuovi assetti organizzativi e della rivisitazione che questa Giunta intende operare nel SSR, il Piano di intervento a medio termine ed i Piani tematici ad esso collegati subiranno un'approfondita analisi e rivisitazione. In quest'ottica sarà considerata anche una riflessione sui temi delle funzioni sovraordinate e della medicina di laboratorio nelle Aree Vaste.
Per quanto attiene al modello organizzativo del Dipartimento di Medicina di laboratorio dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria "S. Maria della Misericordia" di Udine, si è appurato con l'Azienda che la medesima ha ritenuto di dare risposta ai volumi di attività ed alle tempistiche operative necessarie per le specificità, strutturandosi su un modello organizzativo diverso rispetto alle linee di catena interna e sviluppando una logica mista con moduli e strumenti multi parametrici.
Ci riserviamo comunque di effettuare tutte le verifiche necessarie per capire, nella logica di controllo e rendicontazione, che ci proponiamo di adottare come metodo, se quel modello organizzativo dia effettivamente le necessarie garanzie di economicità e funzionalità.
Fatto salvo che si prende comunque atto che per il futuro sarà necessario vigilare sulle scelte organizzative che non corrispondono a criteri di coerenza.

giovedì 26 settembre 2013

Valorizzazione del patrimonio storico-culturale della Prima guerra mondiale ed interventi per la promozione delle commemorazioni.

Di seguito la mia relazione sulla pdl n. 7 Tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale della Prima guerra mondiale ed interventi per la promozione delle commemorazioni del centenario dell’inizio del conflitto.


Signor Presidente, Colleghi Consiglieri
la proposta di legge n° 7 che andiamo a discutere prende lo spunto dalla PdL 229/2012, il cui iter legislativo non si è potuto completare per il concludersi della X legislatura, e dall’approssimarsi del centenario dell’inizio della prima Guerra mondiale, che tanto ha segnato i popoli e le terre delle nazioni coinvolte nel conflitto.

Tenuto conto che la competenza legislativa in materia di tutela dei beni culturali è esclusiva dello Stato, così come recentemente confermato dalla sentenza 194/2013 della Corte costituzionale, alle Regioni compete il potere legislativo concorrente atto alla promozione, organizzazione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali.

Il ricordo di quei tragici eventi non può e non deve limitarsi alla rievocazione dei tanti sacrifici, lutti, gesta eroiche e cavalleresche registrate sui vari fronti, ma deve avere come obiettivo principale la promozione della cultura della pace e della convivenza tra i popoli, anche perché come ha detto Primo Levi coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo.

Sulle montagne del Friuli, ma anche in pianura, sul Carso e sull’Isonzo, così come in tutte le terre che hanno visto lo svilupparsi del conflitto, sono ancora evidenti le cicatrici delle trincee, delle fortificazioni e dei cimiteri, opere e manufatti che è giusto conservare e valorizzare perchè “memoria ” di un evento che ridisegnò i confini del mondo contemporaneo. Con quel conflitto, infatti, si completò il disegno risorgimentale dell’Italia e la dissoluzione dell’impero asburgico.

Cento anni dovrebbero essere un tempo sufficiente a valutare in modo sereno quale peso abbiano avuto i nazionalismi, gli apparati militari e le culture che hanno attraversato la regione e che, assieme a fattori politici ed economici, sono stati concausa della Grande Guerra.

Le finalità di ricerca, quelle didattiche e quelle divulgative che questa proposta di legge contiene si fondono con la necessità di dare una maggiore visibilità storico-culturale al territorio regionale e questo grazie ad un insieme di interventi atti a valorizzare non solo i manufatti della Grande Guerra, ma anche musei pubblici e collezioni private.

La valorizzazione di questo immenso patrimonio, anche a fini turistici e quindi economici, ha senso solo nel momento in cui non si perde di vista che il miglior modo per onorare i tanti lutti e sofferenze patiti da interi popoli è quello di ricordare il loro sacrificio promuovendo, però, la pacifica convivenza tra i popoli e superando tutti i nazionalismi.


La fattiva collaborazione fra tutte le forze politiche evidenziata nella Commissione di merito fa sperare in una rapida e corale approvazione della legge.

lunedì 23 settembre 2013

Sull'Ospedale di Pordenone.

E’ di questi giorni l’ufficializzazione della decisione che il nuovo ospedale di Pordenone non sarà realizzato in Comina, ma nel sito di via Montereale, accanto a quello attuale.

Già dalla campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Pordenone, che alla fine ha visto la vittoria di Pedrotti, SEL e IDV erano le uniche forze politiche che dichiaravano apertamente la loro contrarietà alla costruzione del nuovo ospedale in Comina.
La scelta di mantenere nel sito attuale il nuovo ospedale rispondeva ad una serie di motivazioni che vado ad elencare:
la scelta della Comina oltre che a distruggere l’ennesima area verde comportava la necessità di costruire nuove strade e spalancava le porte ad una futura e certa espansione residenziale della zona;presentava costi attualmente non sostenibili dall’amministrazione pubblica, rendendo così pressoché obbligato il ricorso al privato con la formula del Progetto di Finanza che ha dimostrato essere una mera speculazione a scapito degli enti pubblici;spostava il baricentro della città obbligando l’amministrazione a trasferire servizi in tale sede;
aveva come scopo, non dichiarato, quello di concentrare tutta la sanità a Pordenone a scapito dell’ospedale di San Vito avviato ad una morte certa.

Con il tempo il fronte dei no si è poi allargato ad altre forze politiche fino a coinvolgere la popolazione che pur rivendicando una nuova struttura ha saputo distinguere tra un progetto fattibile ed equilibrato da un progetto speculativo.

Bisogna riconoscere che il presidente Serracchiani ha saputo resistere ai tanti che la tiravano per la giacca e con pragmatismo ha dato una indicazione chiara e condivisa.


lunedì 9 settembre 2013

Rappresentatività del Ministro Kyenge.

Fra le molte cose che mi fanno apprezzare la nomina del Ministro Kyenge è che ha fatto emergere con chiarezza il vero sentire di molti nostri concittadini.
Il velo di ipocrisia, il far finta di aver assimilato il dettato costituzionale, di aver veramente compreso il progetto di uno stato "allargato" basato sull’uguaglianza e sulle competenze, è crollato di fronte al colore della pelle di un Ministro della Repubblica.
Un cittadino italiano, perché tale è il Ministro Kyenge, ma di pelle nera ha reso palese la chiusura e l'arroccamento della Lega Nord e della destra italiana su posizioni che credevamo superate da tempo.
In verità bastava essere un po' attenti, grattare o meglio spolverare la superficie e tutto questo era lì, sotto gli occhi di tutti, solo che bisognava aver voglia di vederlo.
Gli stessi partiti che trovano corretto, normale chiedere un salvacondotto, purchè sia per un signore che ha modificato le leggi della Stato per interessi personali, pluri indagato per svariati reati, condannato in via definitiva per frode fiscale, trovano inaccettabile la nomina della Kyenge.

Personalmente mi sento molto, molto meno rappresentato dai vari Berlusconi, Previti, dell’Utri, Scilipoti e da tutti quei parlamentari che hanno avvallato, con un voto la tesi che Karima el-Mahroug era la nipote di Mubarak.

Il rammarico per quanto scritto dal Consigliere Roberto Novelli, ma anche dai tanti che lo hanno preceduto e che sicuramente lo seguiranno, aumenta nel momento in cui queste affermazioni vengono fatte da parlamentari, consiglieri regionali o comunali, cioè da persone che dovrebbero non solo rappresentare al meglio le istituzioni, ma anche essere da guida e traino per il resto del Paese.


Chiunque si propone a guidare un Paese, una regione o un comune, a mio avviso, ha l’obbligo di ascoltare tutte le istanze (anche quelle più retrive) dei suoi concittadini, ma proprio in quanto classe dirigente deve anche avere il coraggio di indicare la strada giusta, anche a costo di alienarsi una parte dei consensi.