mercoledì 30 ottobre 2013

SANITA': relazione al DDL 15/2013.

Signor Presidente, colleghi Consiglieri,
mai come in tema di salute vale il noto aforisma di Eraclito “panta rei” tutto scorre, tutto si trasforma, fino al punto che non possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume poiché le sue acque mutano col passare degli attimi.
In sanità nell’arco di otto anni molte delle nozioni, e talora delle certezze, vengono messe in discussione dalle nuove scoperte e, di conseguenza, anche l’organizzazione della macchina sanitaria deve essere ricalibrata. Se a questo si aggiunge un significativo aumento della vita media e delle malattie cronico degenerative, che va a sommarsi ad una significativa riduzione delle entrate causate da una crisi economica senza precedenti, allora la necessità di riorganizzare la nostra sanità regionale diventa palese e ineludibile.

Anche se quanto andiamo a discutere con il DDL 15/13 non può essere catalogato quale RIFORMA vera e propria, la declinazione dei principi che troviamo nei vari articoli getta le basi e indica la direzione che questa maggioranza vuole intraprendere nella riorganizzazione vera e propria della macchina sanitaria regionale.

In questo solco si inserisce anche il ricondurre il DSC, l'area welfare e il CEFORMED sotto la Direzione Centrale della Salute in modo da poter svolgere una funzione di indirizzo, pianificazione e controllo in settori strategici della sanità e del sociale.

In modo analogo l'istituzione della Consulta regionale della sanità rende esplicita e concreta volontà dell'esecutivo di acquisire elementi conoscitivi su questioni di rilievo e di interesse per i cittadini del territorio.


Una qualsiasi riforma deve potersi basare su dati certi e verificabili e allora credo doveroso ricordare che la sanità italiana costa circa il 7.3% e quella della nostra regione il 6.3% del PIL collocandosi rispettivamente (forse dovrei dire si collocava) al 2° posto nel mondo secondo OMS e il FVG è fra le prime regioni italiane per la qualità delle prestazioni erogate (dati Bocconi 2010).

In un logico raffronto del nostro sistema sanitario con quello francese e tedesco, che assorbono entrambe il 10.5% del PIL nazionale e che si collocano rispettivamente al 1° e al 14° posto per qualità (secondo OMS), si pone in evidenza in modo inequivocabile il nostro sottofinanziamento non passibile di ulteriori tagli pena il collasso dell’intero sistema. 

Discorso a parte è quello dei servizi sanitari gestiti da soggetti privati che, con costi doppi rispetto alle sanità pubbliche, si collocano nella parte bassa della classifica dell’OMS senza peraltro garantire l’universalità delle prestazioni.
Emblematico il sistema americano che a fronte di una spesa complessiva del 16.3 % del PIL si colloca oltre il 30° posto garantendo solo ai più facoltosi cure sanitarie adeguate.

La colpevole assenza di politiche sanitarie cui abbiamo assistito nella X legislatura, complice anche l'avvicendarsi di ben tre assessori, ha certamente contribuito ad un arretramento complessivo della sanità regionale cui l’attuale maggioranza dovrà giocoforza porre rimedio.

La declinazione dei principi è cosa semplice e spesso condivisa, ma costituisce anche la premessa indispensabile per mantenere la rotta anche nel momento in cui le acque si faranno tempestose semplicemente per aver messo in discussione poteri e privilegi consolidati.

A livello nazionale e regionale si registra una preoccupante riduzione delle entrate, stante il perdurare di una crisi economica senza precedenti, ciononostante credo sia nostro dovere dare ai nostri concittadini, soprattutto a quelli in difficoltà, almeno una certezza e cioè che il diritto alla salute è una conquista da cui non si torna in dietro.

Se l'introduzione del così detto “super ticket” ha evidenziato la significativa riduzione gettito per la rinuncia di molti ad eseguire esami che non si possono più permettere, considero un errore e non equo un ticket proporzionato al reddito che per analogia dovrebbe essere applicato ad ogni servizio erogato da ogni ente pubblico.
E' infatti con la lotta alla corruzione e all'evasione fiscale, con la regolazione delle aliquote IRPEF, con la tassazione delle rendite finanziarie e dei grandi patrimoni, che si deve fare una corretta politica fiscale che possa contribuire ad una ridistribuzione del reddito.


Nei prossimi mesi saremo chiamati ad entrare nel merito della riforma e una seria politica sanitaria è fatta di programmazione conseguente all'analisi dei bisogni, alla conoscenza dei dati epidemiologici, all'adozione delle tante "best pratics" che registriamo sul territorio e nei nostri nosocomi, ma anche ad avere il coraggio di porre in essere dei correttivi lì ove abbiamo fallito.

Tutto ciò non sarà sufficiente se non riusciremo ad essere equi, se il richiamo del "campanile" e delle varie lobbies non verrà ignorato, se le audizioni degli stakeholders non saranno una formalità e se deluderemo una volta di più le speranze/istanze dei tantissimi operatori della sanità che fanno il loro lavoro con passione e abnegazione.

Solo operando nell'interesse generale riusciremo a convincere coloro i quali saranno chiamati ad applicarla e tutti quelli che ne usufruiranno.


Riservandomi di entrare nel merito dei singoli articoli confido in una rapida ed unanime approvazione.

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