martedì 25 luglio 2017

Sulla selezione del capo dipartimento dell'area chirurgica

Avendo appreso da fonti di stampa le polemiche scoppiate in merito alla procedura di selezione del Capo dipartimento dell'area Chirurgica nell'Azienda per l'Assistenza Sanitaria 2 ho presentato oggi una richiesta di accesso agli atti.




Emergenza urologia

La riforma sanitaria inizia a dare i suoi risultati

Sulle poste puntuali


La politica delle poste puntuali rappresenta il fallimento della programmazione regionale e del principio della trasparenza.
Non rimane altro da dire a pochi giorni dalla conclusione della manovra estiva, che ha stanziato oltre 5 milioni di contributi per associazioni e parrocchie.
I finanziamenti ad hoc da parte della Regione dovrebbero rappresentare uno strumento straordinario finalizzato a fronteggiare situazioni emergenziali non prevedibili, invece pare che la prassi invalsa da tempo sia quella di destinare risorse pubbliche a realtà del territorio più fortunate di altre, o magari ritenute rilevanti ai fini della prossima campagna elettorale.
La sede privilegiata di contraddittorio per valutare l’interesse regionale di ogni singola posta dovrebbe essere la Commissione competente per materia ma, anche in questa manovra, è prevalsa la presentazione degli emendamenti direttamente in Aula. Di qui il mio voto contrario.
La mia rappresenta indubbiamente una scelta contro corrente, ma credo che, dopo  4 anni di governo del centro sinistra, con una programmazione regionale equilibrata, si sarebbe potuto trovare una soluzione più equa e più rispettosa per tutti i territori.

lunedì 10 luglio 2017

Sul ritorno delle mutue



E’ notizia di questi giorni che in sede di assemblea annuale delle imprese assicurative (Ania) sono state prese in considerazione importanti e non trascurabili novità riguardanti il cambiamento di mentalità da parte delle compagnie assicurative sul tema della protezione dei cittadini, all’indomani dal quadro illustrato dall’Istat sul sistema sanitario del Paese.
Sulla scorta dei dati che parlano di una spesa sanitaria privata (out of pocket) che nel 2016 ha raggiunto quota 37.318 milioni, con un’incidenza rispetto al Pil pari al 2,2%, sostenuta per il 90,9% direttamente dalle famiglie, le assicurazioni richiedono ora l’immediata istituzione di un secondo pilastro, rappresentato dal loro ingresso ufficiale, ad integrazione del sistema Sanitario nazionale.
Le compagnie assicurative, nel chiedere un tavolo di confronto con la Sanità pubblica, ritengono che oggi sia più che mai indispensabile che la spesa sanitaria privata delle famiglie vada indirizzata verso forme sanitarie integrative.
Per sostenere questa tesi, Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, ha preso spunto dal crescente numero di famiglie costretto a rinunciare alle spese mediche per proporre il modello assicurativo quale mezzo risolutivo a questa ingiustizia, di fatto accreditando un ruolo sociale/mutualistico  alle compagnie di assicurazioni. ( Ha ha ha. La risata è spontanea. Le compagnie assicurative sono imprese e perseguono esclusivamente fini di lucro).
Su questo tema, infatti, nel rapporto Oasi 2016 della Bocconi si fa notare che gli italiani spendono solo il 3.8% in assicurazioni sanitarie, peraltro con premi assicurativi molto bassi, e ben il 9.8% in ristorazione e teatro. (Nell’articolo in questione si percepisce il  rammarico dell’autore per il fatto che le due percentuali non  fossero invertite).

Credo sia chiaro a tutti che le mutue stanno tornando solo grazie al lucido, progressivo e scientifico  smantellamento della Sanità pubblica.
Evidentemente il 9,8% della spesa destinata a teatro e ristorazione ha fatto gola alle compagnie di assicurazione. 
Il nostro sistema sanitario, concepito e nato con caratteri di universalità, progettato per garantire un’offerta globale di servizi sanitari e onnicomprensiva assistenza sanitaria, dà quotidiana prova di star divenendo un sistema ibrido nefasto, laddove le singole prestazioni (visite, esami, accertamenti, interventi, ricoveri …) vengono sempre di più mercificate.
La politica economica che viene attuata nel nostro Paese pare stia ritenendo necessario sacrificare la sanità pubblica e puntare alla graduale privatizzazione del sistema.
Le assicurazioni sanitarie, nel quadro della politica economica e sociale attuata nel nostro Paese, si palesano come chiare conseguenze di una politica economica basata sul presupposto che lo sviluppo dell’economia è l’obiettivo assoluto, rispetto al quale ogni spesa pubblica non inerente – quale quella sanitaria - può essere considerata superflua e pertanto insostenibile.
In tale quadro, per smantellare la sanità pubblica non è tuttavia necessario ricorrere alla abrogazione di norme. Al limite si avvia qualche riforma all’apparenza funzionale ed a misura di cittadino, ma nella realtà concretamente impraticabile ed impercorribile, e di esempi ne abbiamo a volontà.
Le leggi dell’economia, proprio come nelle parole di auspicio delle compagnie assicurative, prevarranno ed incideranno sul sistema sanitario attraverso strumenti fiscali, economici e contrattuali, in modo progressivo ed inesorabile disegnando le regole della nuova sanità.
L’assicurazione - è bene ricordarlo - protegge e risulta essere una buona idea fino al momento in cui si sta bene e non succede niente. Non appena subentra il problema di salute e l’assicurazione si trova costretta a coprire le spese, automaticamente il premio inizia ad aumentare per arrivare inevitabilmente al momento in cui una persona pluri - patologica non troverà assicurazione disposta a stipulare in suo favore una polizza.
Trovo paradossale che questo progetto, sotto gli occhi di tutti, venga negato a gran voce dalla politica, la stessa che poi si lamenta di non godere di buona fama.