giovedì 29 ottobre 2015

ESAMI DI LABORATORIO GRATUITI

Di seguito il testo della mia interrogazione e la risposta dell'Assessore Telesca.

Premesso che in modo del tutto casuale sono venuto a conoscenza che un alto dirigente della nostra Regione avrebbe eseguito esami in una struttura ospedaliera senza corrispondere il ticket dovuto;

essendo del tutto evidente che questa voce debba trovare conferma in modo inequivoco con un'indagine interna del Santa Maria della Misericordia non tanto per l'entità dell'eventuale danno erariale, quanto per il messaggio negativo nei confronti di tutti quei cittadini che rinunciano ad approfondimenti diagnostici proprio per gli alti costi delle analisi;

posto che sarebbe particolarmente grave che proprio coloro che possono permettersi questi esborsi, in virtù della loro posizione e conoscenze, trovino il modo di evitarli

chiedo all'Assessore Telesca se rientra nella discrezionalità di un direttore di SOC autorizzare approfondimenti diagnostici senza che vi venga corrisposto il ticket che la Regione ha fissato per quelle indagini.

Risposta:

Ritengo che la risposta al quesito posto dal Consigliere Stefano Pustetto, per i suoi contenuti, non sia di competenza dell'Assessore alla salute.

Si tratta, chiaramente, della segnalazione di un comportamento illecito senza peraltro specificare gli elementi che consentano di contestualizzarlo e di individuare le persone coinvolte.

Se la domanda sottesa fosse se è opportuna la separazione tra i compiti di indirizzo della politica, l'attività gestionale propria dei tecnici e l'attività di controllo delle forze di Polizia e della Magistratura allora la mia risposta non potrebbe che essere l'affermazione della netta separazione dei compiti, nell'esercizio dei poteri propri delle diverse funzioni.

Se qualcuno è a conoscenza di fatti illeciti non può che rivolgersi alle Autorità competenti.


Come da indicazione dell'Assessore sto valutando l'ipotesi di fare un esposto alla Procura della Repubblica.

mercoledì 28 ottobre 2015

Norme per l’integrazione sociale delle persone straniere immigrate - Proposta di legge regionale

Di seguito la mia relazione alla proposta di legge regionale in materia di immigrazione.

Signor Presidente, Signori Consiglieri
            la presenza degli immigrati in Italia, in Europa e in tanti altri Paesi del mondo è un fatto ineludibile con cui tantissime nazioni si sono e dovranno confrontarsi ancora per molti anni. Il fenomeno dell’immigrazione, infatti, è sempre esistito: storicamente si sono viste moltissime persone, se non interi popoli, che di fronte alle guerre, alle carestie, alle crisi economiche, sono state costrette a lasciare il proprio Paese per emigrare in altri Stati ove l’aspettativa di vita e di benessere per loro e le loro famiglie era maggiormente garantito.

L’Italia, in ottemperanza a quanto sottoscritto con i trattati europei e con la Convenzione di Ginevra, così come la maggior parte delle nazioni avanzate, si è dotata di leggi che permettessero di affrontare in modo democratico un fenomeno che per ogni Paese è sì fonte di risorse, ma anche di importanti tensioni sociali.
Con la legge n. 40 /1998 (nota come legge Turco–Napolitano), che è alla base del ”Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” approvato con D. Lgs. 286/98, le Regioni hanno assunto il ruolo di perno delle politiche di integrazione degli immigrati. 
Infatti, in base all’art 42, è compito di Stato, Regioni, Province e Comuni, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze e in collaborazione con le associazioni di immigrati od operanti in loro favore, intraprendere iniziative per la loro integrazione; a tal fine viene istituito (art 45) il “Fondo nazionale per le politiche migratorie”
La successiva legge sul tema, la n. 189/2002 più nota come legge Bossi-Fini, ha di fatto accentuato il ruolo delle Regioni che sono chiamate a gestire e regolamentare in prima persona il problema migratorio.
Alle leggi però, non sempre ha fatto seguito un effettivo impegno sul lato della programmazione delle politiche: è questo il caso del FVG e della Liguria, che per anni non hanno adottato atti di programmazione in materia di integrazione degli immigrati. In termini generali la legge è condizione necessaria, ma non sufficiente a garantire la reale applicazione delle politiche di integrazione perché non basta fissare dei principi se poi questi non si traducono in azioni concrete.
  
Nella nostra Regione nella scorsa legislatura, nel cuore della notte, senza discussione, è stata cancellata la legge regionale 5/2005 che, ottemperando a quanto richiesto dalla normativa statale, dava una risposta concreta al problema migratorio, quasi che la cancellazione della legge comportasse l’automatica sublimazione dei migranti.
In questi mesi molti Paesi, europei e non, sono stati investiti da un imponente flusso di popoli che fuggono dalle guerre e che in base a trattati internazionali, peraltro sottoscritti anche dall’Italia, invocano il diritto di asilo ma, incolpevolmente, determinano un rilevante allarme sociale.
Ritengo necessario questo breve accenno all’attualità perché confondere artatamente questi due temi, richiedenti asilo /migranti, solo per trarne un vantaggio politico, far leva sulla paura della nostra gente, giocare sulla difficoltà dei tanti italiani ad arrivare a fine mese raccontando che i migranti/clandestini sottraggono loro risorse è particolarmente grave soprattutto perché falso.
I 108.000 extracomunitari presenti in FVG contribuiscono con il loro lavoro ad arricchire la nostra Regione perché a fronte dei 170 milioni di euro versati di tasse (IRPEF, IVA, ecc.), cui vanno aggiunti i 180 milioni di contributi previdenziali all’INPS, usufruiscono in minima parte della nostra sanità e non godono di nessuna forma pensionistica perché mediamente giovani e sani.
Considerato anche che le rimesse in patria raggiungono i 60 milioni di euro, cifra che supera di gran lunga quanto versato dalla Regione per la cooperazione internazionale, il vero “aiuto a casa loro“ se lo danno da soli.

La proposta di legge n. 99, al pari di quanto previsto nelle altre Regioni, si colloca nel solco di una corretta ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni per cui a queste ultime è consentito di disciplinare in materia di diritti e doveri degli immigrati negli ambiti riservati alla loro competenza residua.
Pertanto al legislatore statale compete la regolamentazione dei flussi migratori in entrata e le condizioni per la permanenza legale degli stranieri sul territorio nazionale (immigration policy), mentre a quello locale/regionale compete la gestione dei processi di integrazione dei soggetti stranieri, sia per quanto riguarda l’inserimento nel mercato del lavoro sia negli altri ambiti della vita sociale (immigrants policy).
I flussi migratori ci sono, sono destinati a crescere e a cambiare la vita quotidiana di tutti gli europei, questa è la sfida che dobbiamo raccogliere, girarci ipocritamente dall’altra parte aggrava e non risolve il problema.
Serve una politica attiva che sia in grado di sostenere i processi di integrazione e di far percepire in modo chiaro che Stato e Regione hanno il controllo della situazione, che il processo è governato e governabile e che le molte paure evocate non sono basate su dati oggettivi.
Solo in questo modo potremo rassicurare, ma anche dimostrare, a quel 50-60% degli europei e al 50% degli statunitensi che vedono nell’immigrazione la causa principale dei loro problemi, che temono per il loro posto di lavoro e per il proprio salario che, come accade nei sogni, spesso le paure sono immotivate.
L’ostilità etnica, il razzismo e il risentimento è collegato in gran parte a quello che gli Europei percepiscono come un pericolo per le proprie radici culturali tradizionali. Per questo serve una politica di immigrazione chiara, che combini con oculatezza immigrazione temporanea e quella permanente, che riesca a bilanciare i contributi sociali degli immigrati per il Paese ospite e i costi sociali che la loro presenza comporta.
La proposta di legge n. 99 va a regolamentare una situazione esistente, agendo in maniera organica con linee di indirizzo certe, in poche parole si dà dignità giuridica ad interventi finora messi a punto nell’ambito dei Piani annuali di azione per l’immigrazione attuati per il tramite di appositi fondi regionali o attraverso progetti e fondi europei.
Il passaggio legislativo non è un di più, una sovrastruttura di cui si poteva anche fare a meno. Sancire per legge e non per prassi diritti e doveri dei migranti, ma anche delle istituzioni, evidenziare i percorsi burocratici da seguire, dare un ruolo certo alle associazioni e alla consulta è un atto fondamentale per ridurre i conflitti e la tensione sociale che una volta sfuggiti di mano non solo sono pericolosi, ma anche difficili da spegnere.


Riservandomi di entrare nel merito dei singoli articoli, confido in una rapida approvazione della legge. 

martedì 13 ottobre 2015

Piano dell'emergenza-urgenza, riorganizzazione del 118.

Ieri la III Commissione consiliare è stata chiamata ad esprimere il proprio parere sul Piano regionale dell’emergenza-urgenza, così come assunto dalla delibera della Giunta regionale n.1674.
Premetto che considero un errore il non aver voluto una riunione di maggioranza atta a risolvere, prima del dibattito in commissione, alcune delle criticità che erano chiaramente emerse dalla lettura del piano, chiarimenti tanto più necessari stante la complessità del tema trattato.
Altro errore è stato non aver voluto audire i sindacati che sono i legittimi ed unici rappresentanti di quei soggetti che poi dovranno mettere in pratica quanto deciso dall’Esecutivo. Ascoltare, che non vuol dire necessariamente condividere, è un atto di democrazia e di partecipazione che sembra essere sempre più di peso al renzismo galoppante.

Entrando nello specifico:
-          la costituzione di un unico 118 regionale può finalmente dare una risposta all’emergenza sanitaria omogenea in tutti i territori, andando sanare quelle disparità di mezzi e di risorse umane che fino ad ora hanno caratterizzato le varie centrali operative, in un giusto equilibrio tra costi ed efficacia del servizio;
-          nella stesura del piano non sempre si sono seguiti questi principi e per questo ho evidenziato, con spirito assolutamente costruttivo, lacune e criticità nella speranza che i miei rilievi possano essere motivo di un miglioramento del testo;
-          l’ipotesi di estendere l’elisoccorso anche nelle ore notturne è molto discutibile e merita una valutazione più approfondita, esplorando anche la possibilità di intervento degli elicotteri militari abilitati da sempre a volare con qualsiasi tempo e nelle ore notturne; il tutto ovviamente prima di impegnare cospicue risorse per omologare le piazzole al volo notturno.

Due considerazioni su temi puntuali: Grado e Cividale.
Condivisibile la decisione dell’assessore di ripristinare i mezzi di soccorso a Grado e Monfalcone (anche se non è chiaro ove verrà posizionata l’automedica), più sfaccettata la situazione di Cividale.
L’attivazione di una ulteriore Ambulanza di tipo “A” nelle 24 ore a S. Pietro al Natisone, rappresenta senza dubbio un potenziamento del servizio dell’area cividalese, ma non può essere spacciata come la messa in sicurezza di quel territorio e questo perché, in ogni caso, non garantisce che molte località delle Valli vengano raggiunte nei tempi previsti dalla normativa europea e dal decreto Balduzzi (18 e 20 minuti rispettivamente).

Il mio voto finale di “astensione” necessita una breve premessa. Il 29 dicembre 2014 la III commissione si è riunita per esprimere un parere sulla delibera di giunta che stabiliva il numero di posti letto nelle strutture ospedaliere della Regione. Due giorni dopo (31 dicembre) la Giunta ha modificato in modo sostanziale la delibera appena approvata con la scusa che l’Assessore, in commissione, aveva annunciato alcune correzioni marginali. Scottato dalla precedente esperienza e considerato che anche ieri l’Assessore ha verbalmente preannunciato alcune modifiche alla DGR in discussione ho chiesto di poter votare su di un testo scritto e definitivo perché in caso contrario mi sarei astenuto….. e così è stato.


martedì 6 ottobre 2015

L’aula bacchetta i “silenzi” della giunta.

Ecco il testo dell'articolo pubblicato oggi sul quotidiano "Il Piccolo".

L’esecutivo ha fornito risposte solo sull’11% degli atti di indirizzo adottati in Consiglio. Moretti: «Bisogna comunicare di più»

L’aula bacchetta i “silenzi” della giunta

TRIESTE Diminuisce la disponibilità della giunta a sottoporre alla verifica del Consiglio regionale il percorso d’attuazione di mozioni e ordini del giorno, divenuti operativi dopo il voto dell’aula, col conseguente obbligo per l’esecutivo di farsi carico di quanto chiesto dai proponenti. Da maggio 2013 a settembre 2015, risultano pervenute dalla giunta 29 note, finalizzate appunto a evadere l’onere informativo su altrettanti provvedimenti votati in aula. Si tratta dell’11,2% dei 259 atti di indirizzo adottati dal Consiglio regionale dall’insediamento della giunta Serracchiani: 46 mozioni, 7 ordini del giorno generici, 201 odg su progetti di legge, un odg su comunicazioni della giunta, due su voti alle Camere e due su documenti di indirizzo. La percentuale dell’11,2%, relativa nello specifico a 12 mozioni e 17 odg, corrisponde a meno della metà rispetto alla media dei cinque anni della scorsa legislatura, quando la giunta Tondo fornì informazioni sugli esiti del 23% degli atti di indirizzo. I dati sono stati forniti ieri, durante la seduta del Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione, che ha verificato la conformità delle risposte fornite dalla giunta, dichiarando comunque soddisfazione sulle informazioni ricevute e sulle tempistiche, grazie ad attese che durano mediamente sei mesi fra l’inoltro degli atti e la presentazione delle spiegazioni da parte della giunta. I temi sono i più vari: dall’incremento dei fondi per la cooperazione sociale alla situazione del Consorzio dell’Aussa Corno, dalla chiusura dello stabilimento Ideal Standard di Orcenico ai pericoli derivanti da coltivazioni ogm, dagli interventi sui disturbi di apprendimento al gioco d’azzardo, dall’alleggerimento degli zaini degli studenti al rilancio degli investimenti per le pmi. Rimane però il nodo della scarsità di riscontri sul totale. Stefano Pustetto (Sel) è insoddisfatto: «Spiace vedere che il governo del centrodestra è stato più attento riguardo alle competenze dei consiglieri rispetto al centrosinistra. La giunta Serracchiani ha seguito una procedura informativa molto inferiore a quella Tondo. Sembra che per migliorare l’efficienza, l’esecutivo ritenga che la soluzione sia penalizzare le funzioni di controllo: è un atteggiamento simile a quello adottato a livello centrale dal governo Renzi, che vive con fastidio tutte le forme di verifica sul suo operato». Parole condivise nel corso della riunione dal presidente del Comitato, Riccardo Riccardi (Fi), che tuttavia non rilascia dichiarazioni a margine. Diego Moretti (Pd) ammette che «l’11,2% è un valore basso e certamente si può fare di meglio, anche se ciò non significa disattenzione da parte della giunta. Ad ogni modo, sarà bene confrontare i dati alla fine della legislatura, quando sarà possibile il vero confronto con i cinque anni della giunta Tondo. Quanto a Pustetto, registro che si interessi soprattutto a fare polemiche gratuite contro Renzi».