mercoledì 26 ottobre 2011

Sulla Terza Corsia.

E’ molto difficile che le posizioni prese e la politica espressa dalla Lega Nord coincidano con la visone della società che ha la parte politica che rappresento, però quando questo accade, credo sia politicamente corretto affermarlo pubblicamente.

Ritengo, quindi, giuste, le affermazioni dell’assessore Violino che si è espresso contro l’ipotesi che la Regione si faccia carico, da sola, degli ingentissimi oneri per la costruzione della terza corsia della A4, tenuto conto che la realizzazione dell’opera risponde solo in modo limitato agli interessi regionali e in modo molto maggiore agli interessi nazionali o sovranazionali.

Purtroppo anche in questa vicenda emerge quello che ho chiamato il “vuoto decisionismo” del presidente Tondo, che troppo spesso prende delle decisioni mediaticamente efficaci, ma irrazionali, precipitose e spesso senza avere una visione chiara di che cosa vuole ottenere.

Ecco che dal successo di essere stato nominato commissario straordinario per la terza corsia vanifica il tutto perché il “fasin di bessoi ” è mediaticamente troppo allettante.

E’ così che in modo irrazionale e superficiale non esige dallo Stato la giusta compartecipazione al finanziamento dell’opera e parte con le gare di appalto senza una copertura economica certa.

Questo modo di agire è una costante di Tondo e lo abbiamo potuto osservare fin dall’inizio della legislatura quando, in modo altrettanto precipitoso, il Presidente ha abrogato molte leggi licenziate dal precedente esecutivo senza però avere contezza di come sostituirle.

Il piano urbanistico regionale, redatto dall’allora assessore Sonego, è stato cancellato senza che, a tuttora, questa maggioranza sia stata in grado di proporre una sua versione/visione strategica dell’urbanistica regionale.

E’ di questi giorni la discussione di una legge sul riordino delle comunità montane, incautamente commissariate da quasi tre anni; legge tanto confusa e contraddittoria da vedere la ferma contrarietà dell’ ANCI, dell’UNCEM e di 27 sindaci e che non prevede nemmeno il superamento della figura del commissario che viene riproposto tale e quale solo con altro nome.

Potrei citare ancora molti esempi, tutti negativi, ma mi fermo all’ultimo spot (pre elettorale ?) di Tondo in cui si ipotizza la creazione dell’azienda sanitaria unica regionale quale panacea dei mali della sanità.

Difficile entrare nel merito della proposta perché nella stessa maggioranza le versioni annunciate sono almeno quattro, ma se guardiamo ai precedenti e all’azione fin qui svolta da questo esecutivo c’è da essere molto preoccupati perché è inverosimile che un assessore alla sanità che non è riuscito a risolvere il problema del direttore del centro trapianti, vacante da un anno, riesca a risolvere una partita che ridisegna la governace dell’intera sanità regionale.

giovedì 13 ottobre 2011

In materia di WELFARE regionale.

Martedì la IV Commissione consiliare è stata chiamata a dare il parere, per le parti di competenza, sul DDL 164 e sulla PDL 148 in materia di accesso alle prestazioni sociali.

Il tema, dunque, è quello dei requisiti necessari per l’accesso al welfare regionale stante che le modifiche all’art 4 della legge 6/2006, a suo tempo volute dalla Lega Nord e votate da questa sgangherata maggioranza, sono state giudicate incostituzionali dalla Corte Costituzionale, ancorché impugnate dall’Europa che per tale motivo ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia .

Parliamo cioè per quanti anni un cittadino, anche italiano, deve essere residente in regione e in Italia per poter accedere ai vari benefici del welfare.

Nel sottolineare le motivazioni per cui simili norme non possono trovare spazio nella legislazione regionale (e nazionale) e per tacitare il capogruppo della maggioranza che lamentava la parzialità/faziosità delle mie affermazioni, ho ritenuto opportuno leggere per intero le motivazioni con cui la Corte Costituzionale, con sentenza n 40 /2011, cassava la legge regionale in questione perché intere categorie di persone “rimarrebbero di fatto ingiustificatamente escluse dall’accesso all’intero complesso di interventi e di servizi facente parte del sistema integrato regionale …“.

Le modifiche che questo esecutivo vorrebbe apportare alla legge per sanare questa situazione sono state bocciate dal Consiglio delle Autonomie Locali (5 voti a favore su 17) e giudicate come verosimilmente incostituzionali dal segretario generale della Giunta dott. Bertuzzi perché cambiare di pochi mesi l’obbligo di residenza non modifica la sostanza della questione.

Nonostante ciò, la Giunta, all’unanimità ha deciso di proseguire perché anche qualora il testo venisse nuovamente impugnato da Roma o dall’Europa passerebbero almeno due anni, ma nel frattempo, la Lega potrà brandire la nuova legge come un scalpo da esibire alla sua gente. La serietà e la credibilità delle istituzioni e della politica in genere, ancora una volta, sono l’ultimo dei problemi di questa maggioranza.

mercoledì 5 ottobre 2011

Il finto decisionismo di Tondo.

Una settimana fa Tondo, spiazzando anche la sua maggioranza, elencava una serie di provvedimenti a suo modo necessari a far fronte alla crisi economica e a ridare un po’ di credibilità alle forze politiche.

Purtroppo sono convinto sia l’ennesimo bluff fatto con l’unico scopo di conquistare le prime pagine dei giornali e che nel breve termine non farà che aumentare la sfiducia dei cittadini nei confronti dei politici e della politica più in generale.

Molti dei problemi elencati da Tondo erano già evidenti all’inizio del suo mandato, ma questa maggioranza fino ad ora non ha fatto nulla. Anche se questa accelerazione fosse dovuta al malessere crescente dei nostri concittadini, la pretesa di risolvere d’imperio problemi complessi in genere non porta nulla di buono.

Tondo ha utilizzato questo metodo molte volte, sempre con risultati pessimi.

L’esempio delle Comunità montane è significativo: si è pensato di risolvere le evidenti criticità che le ingessavano commissariandole (provvedimento che doveva durare solo pochi mesi ), ma senza avere nessuna idea di cosa fare dopo.

Adesso che sono trascorsi due anni, che molti finanziamenti europei e regionali sono stati persi, la soluzione proposta non solo è confusa e contraddittoria, ma riesce a scontentare tantissimi sindaci, la sua stessa maggioranza e non supera nemmeno il problema del commissario che resta tale anche se il nome viene cambiato.

La proposta di riforma della sanità segue lo stesso binario del “vuoto decisionismo” di cui sopra, solo che la posta in gioco è molto più alta.

Una volta cancellata l’Agenzia Regionale della Sanità, che fungeva da “filtro” tra l’assessore e i Direttori Generali, e concentrato tutto il potere decisionale nella Direzione Centrale, spetta a questa e, quindi, all’assessore dare le linee di indirizzo della sanità regionale.

In poche parole l’azienda unica c’è già, ma è inverosimile che Kosic riesca a dare delle linee guida ai vari Direttori Generali, posto che non riesce a risolvere il problema del centro trapianti di Udine ormai senza responsabile da oltre un anno.

L’azienda unica, così come concepita dal Presidente della Regione, serve solo a costruire un bunker impermeabile alle istanze del territorio, ove insediare dei finti esperti il cui unico compito è quello di ridurre la spesa e, quindi, ridurre anche l’offerta di salute ai nostri concittadini, senza che i politici debbano pagare pegno alle successive elezioni.

Tondo, con le dichiarazioni del 27 settembre, ha tentato di nascondere la sua ormai palese incapacità di governare la Regione con un gigantesco spot elettorale, il cui unico scopo era quello di cavalcare il malessere sociale montante. Purtroppo, a breve il risveglio sarà brusco e amaro per tutti perché, come spesso accade, le promesse in periodo elettorale restano tali anche dopo.