lunedì 27 luglio 2015

Disimpegni di decine di milioni di euro delle risorse del Piano di Azione Coesione FVG (PAC)>>

Di seguito il testo dell'interrogazione che ho appena presentato.

Premesso che il Programma operativo regionale (POR FESR 2007 2013) per il Friuli Venezia Giulia è stato adottato dalla Commissione Europea il 20 novembre 2007 con una dotazione complessiva iniziale di 303 milioni di euro e rappresentava il documento di programmazione dei fondi FESR del settennio per lo sviluppo della competitività e dell’occupazione regionale;

ricordato che nel corso dell’anno 2011, visti i ritardi riscontrati nell’avanzamento finanziario della programmazione comunitaria, come risulta dal sito della Regione, è stata avviata dall’Autorità di Gestione del POR FESR, d‘intesa con la Commissione Europea, l’azione per accelerare l’attuazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali 2007 – 2013, sulla base di quanto stabilito dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (C.I.P.E.), con deliberazione n. 1 dell’11 gennaio 2011;

posto che nel 2013 al fine di evitare la restituzione dei fondi non utilizzati, la Regione ha negoziato con il Governo l'adesione al PAC (Piano di Azione Coesione) riprogrammando i fondi in parte su tematiche nuove, come ad esempio giovani, imprenditoria giovanile e agenda digitale, e consentendo di ultimare altre iniziative avviate sul POR FESR con tempi di chiusura non coerenti con le regole della programmazione comunitaria;

visto che il PAC Friuli Venezia Giulia è stato oggetto di approvazione, in parallelo alla modifica, in via preliminare del POR FESR, con DGR n. 1515 del 30.08.2013 s che con delibera n. 515 del 21.03.2014 la Giunta regionale ha approvato l’adesione rimodulata al Piano di Azione Coesione della Regione Friuli Venezia Giulia per un valore complessivo pari a € 67.556.807,00;

considerato che con generalità della Giunta Regionale n. 942 del 15 maggio 2015 è stato messo in evidenza che la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha subito il disimpegno di ulteriori cospicue risorse che erano state assegnate a suo tempo sul POR FESR 2007 – 2013 e che non ha saputo in  questi anni utilizzare;
rilevato che la Presidente ha espresso con nota del 07.04.2015 la propria motivata opposizione chiedendo a livello nazionale all’Agenzia per la Coesione Territoriale un confronto finalizzato alla revisione della decisione di taglio dei fondi ritenuta lesiva per l’intero sistema economico e territoriale dalla Regione;

evidenziato che, come risulta dalla generalità GR n. 942/2015, le risorse assegnate con il Piano di Azione e Coesione che non sono state utilizzate entro i termini secondo i cronoprogrammi approvati, sono state letteralmente tagliate; 

interroga l’Assessore competente per sapere se

corrisponde a verità il disimpegno di decine di milioni di euro di risorse del Piano di Azione Coesione che la Regione ha subito per mancato impegno entro i termini;

a quanto ammonta ad oggi il taglio di risorse al Piano di Azione Coesione della Regione Friuli Venezia Giulia che originariamente aveva un valore complessivo pari a € 67.556.807,00

corrisponde a verità il rischio di ulteriori tagli;


a quanto è stato ridotta negli anni dal 2007 ad oggi, causa incapacità di utilizzo da parte della Regione, la dotazione finanziaria del Programma operativo regionale (POR FESR 2007 2013) che all’approvazione nel 2007 dalla Giunta Illy aveva una dotazione complessiva iniziale di 303 milioni di euro e rappresentava il documento di programmazione dei fondi FESR del settennio per lo sviluppo della competitività e dell’occupazione regionale.

giovedì 2 luglio 2015

Testamento biologico legge rivista e corretta per l’ok dal Governo

Di seguito il testo dell'articolo di Maura Delle Case pubblicato oggi sul Messaggero Veneto.
UDINE Pronta a difendere con i denti la legge sul biotestamento – o, tecnicamente, sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) – di fronte alla Consulta, la Regione si attrezza per rendere la legge ancor più solida. Meglio, costituzionalmente inattaccabile. Con un articolo unico votato ieri dal Consiglio regionale, la maggioranza ha provveduto a riscrivere alcuni passaggi della norma. L’obiettivo? Superare i rilievi mossi dal Governo che ha impugnato il provvedimento di fronte alla Corte costituzionale per presunta invasione di competenze esclusive dello Stato, in materia di ordinamento civile e tutela della salute. Gli interventi apportati ieri dall’Aula «ripuliscono la forma, lasciando inalterata la sostanza della norma», ha assicurato il primo firmatario della legge, Stefano Pustetto (Sel). La legge sul biotestamento, prima nel suo genere in Italia, è dunque intatta nonostante la riscrittura di diversi passi, realizzata grazie alla “consulenza” di costituzionalisti del rango di Vittorio Angiolini, già avvocato di Beppino Englaro e futuro difensore della Regione di fronte alla Consulta. «Sono modifiche tecniche», ha ribadito ieri Pustetto a margine del voto in aula, archiviato con 26 sì, 5 no e altrettante astensioni. «Modifiche – ha puntualizzato il vendoliano – che non intaccano il merito della legge». Un provvedimento sul quale la maggioranza di Debora Serracchiani non intende fare un solo passo indietro. Convinta «che sia compito della Regione – ha detto ancora l’esponente di Sel – dare forma organica ai vari registri, disciplinando attività esclusivamente amministrative». Tanto a dire che nessuna invasione di competenze vi è stata. Ne è convinto Pustetto, come pure l’assessore alla salute Maria Sandra Telesca, che in più occasioni ha ribadito l’intenzione della giunta di opporsi all’impugnazione del Consiglio dei ministri. Da qui le integrazioni e modifiche apportate ieri al dettato normativo, finalizzate a rafforzare la legge in vista dell’appuntamento con la Corte di stanza a piazza del Qurinale. Interventi di cesello che interessano vari articoli della norma. A partire dal primo. Riscritto in buona parte. «La Regione autonoma – si legge nell’attuale formulazione – riconosce e promuove la possibilità di rendere esplicite con certezza le proprie determinazioni in ordine ai trattamenti sanitari, nell’ambito del servizio sanitario regionale e in tutte le fasi della vita, ivi compresa quella terminale, e anche per l’ipotesi in cui la persona stessa non sia più in grado di intendere e di volere, fino alla morte accertata nei modi di legge». Si tratta per lo più di precisazioni, integrazioni volte ad agganciare ancor più saldamente la legge nel quadro della Costituzione nonché delle normative nazionali, europee e internazionali in materia. Cornice indispensabile a rafforzare la legge Fvg. Una norma “battistrada”. Prevede infatti l’istituzione di un registro regionale per le Dat (dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario). Uno strumento che il Fvg adotta per primo in Italia e in base al quale il cittadino può dichiarare, in un atto datato e con firma autografa, la volontà di essere o meno sottoposto a trattamenti sanitari in caso di malattia o lesione cerebrale tali da causare perdita di coscienza e volontà, permanente e irreversibile secondo i protocolli scientifici riconosciuti a livello internazionale. Questione di libertà di scelta per Pustetto. E di tutela degli operatori del Sistema sanitario regionale. «Che dovrebbero essere messi in grado di poter conoscere, agilmente e con tempi congrui – ha concluso ieri Pustetto –, la volontà del paziente». ©RIPRODUZIONE RISERVATA