domenica 31 gennaio 2010

"Discussione" sul Piano socio sanitario.

Venerdi 29, la III Commissione si è riunita per audire l’assessore Kosic in merito alle determinazioni che la Giunta regionale intende assumere sulla proposta di Piano sanitario e sociosanitario regionale per il triennio 2010-2012.

Questa seconda audizione, che segue di pochi giorni la presentazione ufficiale del piano stesso fatta 12.01.10, si era resa necessaria dopo che lo stesso Tondo aveva bloccato il Piano socio sanitario approvato all’unanimità solo un mese prima dalla Giunta da lui presieduta.

In realtà l’esposizione dell’assessore è stata molto breve in quanto si è limitato a fare una panoramica molto generica dei vari passaggi fatti riguardo alla materia socio sanitaria dal giugno 2008 ad oggi.

In modo altrettanto stringato ha detto come sono state prese in considerazione le criticità e le possibili soluzioni, rimandando i colleghi della commissione a cercare in Internet i dati di riferimento per avere un quadro generale.

Così, le cose più evidenti sono state quelle non dette: i numeri, tanto evocati da tutti, non sono mai stati fatti, non una parola sul perché il piano sia stato stoppato, che cosa intenda fare la giunta e questa maggioranza per superare le criticità evidenziate dalle varie componenti del centro destra: nulla di nulla!

Ma un Piano socio sanitario deve essere accompagnato da numeri concreti per fare ogni tipo di valutazione, per programmare interventi futuri e per non essere definito un “Piano degli auspici”.

Numerose e sostanziate le richieste di chiarimenti avanzate da tutta l’opposizione che ovviamente non hanno potuto essere esaudite stante che, non avendo raggiunto un accordo all'interno della maggioranza, non era neppure ipotizzabile ottenere delle risposte che avessero una parvenza di serietà e concretezza.

L’assessore rimane comunque disponibile ad un aggiornamento…………aggiornamento a cosa visto che non ha detto ancora niente di concreto??

Considerato che temi come quello della salute non sono né di destra né di sinistra, auspichiamo in un serio ripensamento del modo in cui è stato impostato il Piano socio sanitario e questo nell’interesse di tutti.

martedì 26 gennaio 2010

Le primarie in Puglia.


Confesso un grande piacere nel commentare la straordinaria vittoria di Vendola alle primarie, risultato ottenuto con l'unica cosa che dovrebbero fare tutti i politici : amministrare bene, onestamente, cercando di risolvere i problemi dei concittadini.

Il sostegno e l'apprezzamento di tantissimi pugliesi ha fatto fallire, ridicolizzandoli, i giochetti fatti nelle segrete stanze dagli strateghi del “Risiko” dimostrando nel contempo come il PD abbia perso il contatto con la sua gente.

Solo la ricerca affannosa di un risultato elettorale positivo, a qualunque prezzo, a prescindere dai contenuti, dagli alleati, dal programma, da cosa dice la tua gente, può far sì che un partito in nuce come Sinistra Ecologia e Libertà accreditato del 2-3 % possa sbaragliare un PD che vanta un 25-30 % .

Mi auguro che cessi la rincorsa di Bersani verso un Centro che non ha nessun rispetto per la laicità dello stato e che, soprattutto in meridione, vede non pochi dei suoi maggiori esponenti indagati per mafia.

Un crollo del PD non aiuterebbe a battere questa destra populista, il qualunquismo dilagante e un lega xenofoba, Vendola ha dimostrato che si vince solo rivendicando onestamente la propria storia, le proprie radici, senza nascondere nulla, nemmeno gli errori.

Solo in questo modo il popolo della sinistra, che è più numeroso di quanto non si dica, potrebbe ritornare a partecipare, a sperare, a votare .

FORZA VENDOLA!

venerdì 22 gennaio 2010

Insulti in Consiglio.

Nella seduta d’Aula del 30 settembre 2009 si sono sentiti degli insulti a Consiglio e Consiglieri, pertanto pertanto ho sentito la necessità di chiedere chiarimenti su quanto successo al Presidente del Consiglio stesso: Di seguito pubblico la risposto che ho ricevuto.


Al Presidente del Consiglio Regionale Edouard Ballaman
Preg. mo Presidente
facendo seguito alla nostra conversazione del giorno 1 ottobre ’09 con la presente sono formalmente a chiederLe quali provvedimenti intenda intraprendere a tutela dell’onorabilità del Consiglio Regionale in merito a quanto accaduto nella seduta del 30.09.09.

Ricordo brevemente che in tale data, presiedeva il vicepresidente Maurizio Salvador, il consigliere Federico Razzini e, successivamente, il consigliere Danilo Narduzzi nel corso del dibattito in aula sul PDL 39 hanno pesantemente inveito ed insultato la totalità dei consiglieri e, cosa più grave, il Consiglio Regionale.
Gli insulti in questione sono stati testualmente “ politicanti di merda” e “Consiglio di merda”.

Posso capire che un insulto, magari in un momento particolarmente teso del dibattito, possa sfuggire ed essere indirizzato ad un singolo consigliere, magari in risposta a valutazioni che non si condividono o si giudicano offensive; decisamente non capisco e nemmeno accetto che gli insulti vengano rivolti alle Istituzioni in quanto tali.

Le proprie idee politiche possono essere difese anche con vigore tenendo ben presente quello che è l’educazione e le regole del vivere civile.
Credo che la politica del “ lasciar perdere“ nella convinzione che siano degli eccessi momentanei e privi di reale significato non faccia altro che peggiorare la situazione innalzando il livello di scontro e contestualmente abbassando quello politico.

E’ evidente che quanto da me riferito potrà da Lei essere facilmente verificato sia dalle registrazioni dell’aula sia dalle numerose testimonianze che potrà acquisire.

In attesa di un Suo riscontro porgo distinti saluti
Stefano Pustetto


Gentile Consigliere,
riscontro la Sua nota del 7 ottobre 2009, in ordine agli episodi avvenuti in Aula durante la discussione della PDL n. 39, nella seduta pomeridiana di mercoledì 30 settembre 2009.

Rilevo innanzitutto che i fatti riferiti sono avvenuti sotto la presidenza del Vice Presidente Salvador e, stando a quanto ho potuto appurare, al di fuori di interventi dal banco e mentre i Consiglieri Razzini e Narduzzi uscivano dall’Aula.

Pur senza assolutamente voler mettere in dubbio la fondatezza e l’attendibilità della sua testimonianza, rilevo che le espressioni ingiuriose riferite sono sfuggite al Vice Presidente Salvador e, devo ragionevolmente ritenere, alla maggior parte dei presenti.

Il Vice Presidente infatti, pur sollecitando il Consigliere Travanut, non ha ritenuto di infliggere le sanzioni previste dal Regolamento, né di far seguire, nel proposito e dopo la seduta, alcuna iniziativa disciplinare.

Dei fatti non esiste alcuna traccia, né audio, né video, nell’impianto di registrazione d’Aula.

Per quanto riguarda le sanzioni, il sistema è previsto dall’art. 64 del Regolamento interno. In particolare risulta evidente che l’istituto del richiamo è inteso a ripristinare il corretto svolgimento dei lavori d’Aula (cfr comma 2) e quindi è applicabile nell’immediatezza dei fatti da sanzionare. Anche le sanzioni ulteriori e più gravi, cioè l’esclusione e la censura, risultano potersi disporre in corso di seduta.

Pur senza voler minimizzare quanto accaduto e anzi condividendo che si tratta di fatti criticabili e inaccettabili, ritengo pertanto che, in assenza di iniziative da parte del Presidente di turno dell’Assemblea, allo stato essi non siano formalmente sanzionabili.

Sottolineo peraltro che nel corso di una Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari appositamente convocata il 6 ottobre u.s., ho richiamato fermamente la necessità che il dibattito consiliare, pur rispecchiando anche in maniera vivace e perfino aspra, le diverse posizioni politiche, si svolga nei toni e con il rispetto dovuto all’istituzione consiliare.

Ricambio i migliori saluti.

Edouard Ballaman


Richiesta di parere al Tutore dei Minori.

Nella seduta d'Aula del 30 settembre 2009, oltre a quanto riportato sopra, il Tutore dei Minori non ha espresso il suo parere in merito all PDL n. 39; da qui la richiesta affichè questo venga espresso. Pubblico di seguito domanda e risposa.
Al Tutore dei Minori Edouard Ballaman
Preg.mo Presidente
nella recente discussione del PDL 39 è emerso, sia in commissione sia nel dibattito in aula, la necessità di acquisire il parere qualificato del Tutore dei Minori stante che la legge in questione, in molte sue parti andava a modificare e ridurre i diritti dei minori nell’accesso agli strumenti del welfare .
La legge regionale 49 del 24.06.1993 all’art. 21 comma 1 lettera d) stabilisce che spetta al tutore dei minori “esprimere pareri su progetti di legge e sui provvedimenti amministrativi della regione concernenti i minori”.

Nella commissione di merito questo parere era stato formalmente richiesto dal consigliere Colussi e non era stato dato perché, secondo il presidente Romano Venier, bisognava attendere la conclusione dei lavori della commissione stessa.
Come noto la proposta di legge non ha mai concluso l’iter in commissione e, una volta approdata in aula, non era correlata da nessun parere del Tutore dei Minori nonostante fosse passato un congruo spazio temporale tra il ritiro della legge in commissione e la seduta d’aula.

Sono pertanto a chiederLe che il Pubblico Tutore dei Minori, in base alla legge regionale n. 49 del 24.06.1993, esprima un parere motivato sulla legge in questione recentemente approvata da questo Consiglio Regionale.

In attesa di un Suo riscontro porgo distinti saluti.
Stefano Pustetto
Trieste 7 ottobre 09


Gentile Consigliere,
in relazione alla richiesta rivoltami dalla S.V. di esprimere parere, sulla PDL n. 39, recentemente approvata dal Consiglio regionale, in considerazione delle funzioni di Tutore dei Minori che esercito in base all’art. 12, c. 35, della LR n. 9/2008, desidero precisare quanto segue.

L’espressione di pareri da parte di organismi esterni al Consiglio regionale su progetti di legge, nel caso di specie previsti dalla LR n. 49/1993, istitutiva dell’Ufficio del Tutore pubblico dei Minori, avviene secondo le modalità previste dall’art. 97 del regolamento interno.

Tale norma prevede che il Presidente del Consiglio trasmetta i progetti agli organismi esterni e questi rendano il parere alla Commissione competente. La procedura presuppone, in coerenza con la natura stessa del parere, che esso venga acquisito all’avvio dell’esame dei provvedimenti legislativi affinché ne sia tenuto conto durante l’iter. In concreto, il parere viene richiesto, se del caso, contestualmente all’assegnazione del progetto alla Commissione competente da parte del presidente del consiglio in base all’istruttoria degli Uffici.

Nella fattispecie, la PDL n. 39 è stata assegnata alla III Commissione con parere della IV e della VI, senza richiesta di parere del tutore dei minori. In quella sede fu ravvisato che la PDL n. 39 concernesse prettamente la materia della tutela dei minori. In fase di esame è stata sostenuta da alcuni la necessità di acquisire il parere di cui si tratta. Peraltro la Commissione, che non ha concluso i suoi lavori, come ricordato dalla S.V., non ha deliberato di richiedere alcun parere.

In conclusione, ritengo, pertanto, che non sono riscontrabili vizi procedurali in ordine alla discussione in Aula della PDl n. 39, svoltasi ai sensi dell’art. 103, c. 3 del Regolamento interno, come ritengo che, avuto riguardo all’evidente finalità dei pareri – che è quella di introdurre elementi di conoscenza da apprezzare nel corso dell’esame dei progetti di legge e prima della loro approvazione – no possa configurarsi ora presupposto alcuno per un parere su provvedimenti legislativi già approvati dall’Aula.

In tal caso, invero, un’eventuale espressione da parte di organismi esterni potrebbe costituire non un parere, ma un indebito giudizio sull’operato del Consiglio regionale.

Ricambio i migliori saluti.

Edouard Ballaman

giovedì 21 gennaio 2010

A proposito di nucleare.

Come noto a tutti l’attuale governo ha inserito nei suoi programmi la realizzazione di un piano di centrali nucleari e il presidente della Regione Renzo Tondo ha manifestato piena sintonia con questa scelta tanto da proporre che il Fvg collabori al raddoppio della centrale nucleare slovena di Krsko, situata a un centinaio di chilometri da Trieste. Anche se la Slovenia non è parsa interessata all’operazione appare evidente che l’attuale maggioranza è interessata ad investire , anche dal punto di vista finanziario, sul nucleare.

Considerate le recenti notizie, peraltro non confermate, che vedrebbero Monfalcone come uno dei siti possibili per una centrale nucleare, reputo opportuno fare alcune considerazioni.

Innanzitutto si tratta di un’industria in crisi in tutto il mondo tanto che la costruzione di nuove centrali si conta sulle dita di una mano, inoltre non è in grado garantire una produzione su larga scala e infatti la produzione idroelettrica continua a sovrastare quella elettronucleare.

Il perché di questa crisi va ricercato nel costo e nel tempo impiegato per la costruzione di una centrale, i primi si attestano tra i 5 e gli 8 miliardi di euro (dieci volte quello di una centrale tradizionale) e i secondi sulla decina di anni.

E’ del tutto evidente che il semplice prolungasi dell’iter costruttivo fa innalzare i costi cui non viene mai aggiunto, per ovvi motivi, il costo dello smaltimento delle scorie e della messa in sicurezza delle centrali dismesse.
Secondo la legge tedesca infatti, un impianto deve essere chiuso dopo trentadue anni di attività.

A questo bisogna aggiungere il fatto che nel nostro Paese non ci sono miniere di uranio tali da soddisfare il fabbisogno nazionale, per cui saremmo soggetti al mercato e a dipendere dagli Stati esteri, così come accade per il petrolio ed il gas naturale.
In più il minerale estratto deve essere sottoposto ad un processo di arricchimento complesso ed oneroso e non conviene costruir queste strutture e per un numero esiguo di centrali.

Altro punto dolente è lo stoccaggio delle scorie, quale credibilità ha uno Stato come il nostro che non è mai stato in grado dare una risposta adeguata a questo problema , tanto che le nostre misere ( quantitativamente parlando) scorie di origine sanitaria devono essere smaltite negli stati confinanti a prezzi esorbitanti ?

Per l’impatto ambientale è irrilevante la riduzione dell’effetto serra determinato dal nucleare mentre restano del tutto aperti i problemi derivati dal rischio della contaminazione radioattiva che può durare anche per migliaia di anni.

Questi in estrema sintesi i motivi per cui la maggior parte della comunità scientifica e delle istituzioni si dichiara contraria alla realizzazione di impianti nucleari basati sulla tecnologia attuale che viene giudicata sicura esclusivamente dalle ditte che la sponsorizzano.

Credo utile ricordare che in Finlandia, la costruzione di un reattore di ultima generazione ( III generazione), è stata stoppata perchè sono emersi fondati dubbi sulla progettazione in materia di sicurezza.

Con queste premesse è evidente che “l’ipotesi Monfalcone” può far nascere più di un dubbio sull’opportunità di una scelta in ordine alle caratteristiche del territorio già devastato da una pesante industrializzazione, considerata la densità abitativa, il rischio sismico e la penalizzazione che ne avrebbe il turismo ed il comparto nautico.

Se si vuole valorizzare il territorio, quella di impiantare una centrale nucleare non è la decisione migliore perché bisogna prestare grande attenzione all’equilibrio tra ambiente, insediamenti abitativi e industriali.

Non ultimo considero inaccettabile che decisioni di questa portata, fatte solo per compiacere un premier le cui promesse durano, se va bene, lo spazio di una giornata non siano concordate in una qualche maniera democratica con la nostra popolazione. .

lunedì 18 gennaio 2010

A proposito di urbanistica.

Se andiamo ad analizzare in modo superficiale l’insieme dei provvedimenti legislativi approvati da questa maggioranza in questo anno e mezzo di governo potemmo erroneamente pensare ad un'azione di governo dilettantistica e ideologica.

In realtà penso che sotto questa apparente improvvisazione vi sia un disegno molto più armonico ed articolato che trae linfa da una visione liberista della società, visione che identifica il benessere esclusivamente con il profitto, che confida nell’autoregolamentazione del libero mercato e vede con fastidio il rispetto di ogni vincolo o regola.

Molte le critiche che potevano essere fatte alla legge regionale 5/2007 tanto più da coloro i quali l’avevano vista nascere stando nei banchi dell’opposizione, ma la legge Sonego aveva una sua coerenza, una sua visone, per certi versi era a “maglie troppo larghe”, per altri troppo “cogente” nei confronti dei comuni .

Ma la mancata approvazione del PRT e, quindi, della applicazione della legge, non ha mai permesso verificare i veri limiti della riforma dell’urbanistica voluta del centro sinistra.

Nella convinzione che ogni legge innovativa evidenzi le proprie criticità nei primi anni di applicazione e che questo determini la necessità di interventi correttivi, avrei visto con piacere piegare la legge voluta da Sonego alle esigenze e alla visione della nuova maggioranza dopo una verifica sul campo e non prima.

L’abitudine di buttare quanto fatto dalla precedente maggioranza, qualora non omogenea con quella al governo in quel momento, trova centro destra e centro sinistra agire in modo concorde e questo a scapito del Paese che vede ogni qualsivoglia riforma azzerata ad ogni cambio di maggioranza.

Così l’abrogazione della legge 5/07 vede tornare attuale, perché ancora in vigore, il PURG del 1978 vale a dire un piano regolatore concepito “solo” trent’anni fa e che per quanto a suo tempo innovativo è evidente che mostra i segni del tempo, il tutto ovviamente in attesa della nuova riforma dell’urbanistica targata centrodestra.

E’ proprio la preoccupazione che il nuovo piano dell’urbanistica veda la luce tra troppi anni che mi spinge ricordare alla maggioranza che l’urbanistica moderna nasce, nell’ambito della società liberale e dell’economia capitalistica, per affrontare un problema che il mercato – che la spontaneità dei comportamenti individuali - non riusciva ad affrontare, ma anzi aggravava man mano che quella società e quell’economia si affermavano e progredivano.

Trovo decisamente strano che la maggioranza che chiama i comuni a partecipare in maniera attiva alla formazione del Documento Territoriale Strategico, sia la stessa che poi li esclude da ogni possibile decisone se , come e dove applicare il piano casa.

Sono convinto che le scelte strategiche, perché tale è una riforma dell’urbanistica, siano in capo alla regione mentre le scelte puntuali siano in capo ai comuni.

Considerato che il primo dei due articoli di cui è composta le legge e sostanzialmente una norma procedurale e che i veri contenuti verranno definiti solo in un secondo tempo non si comprende come le linee guida che hanno portato alla stesura di questa legge non siano state discusse nella commissione di merito.
Forse perché molte delle raccomandazioni presenti nelle line guida vengono disattese?

Ma veniamo alla vera riforma – o contro riforma come dice Brandolin - dell’urbanistica così come emerge dalla lettura dell’art. 2 (norma transitoria nelle more dell’applicazione del Piano del Governo del Territorio), perché è in questo articolo che si racchiudono i rischi più concreti di un sacco ed uno scempio del territorio regionale.

Se da un lato è quasi obbligatorio prevedere delle norme transitorie, è altrettanto vero che nel momento in cui (art.2, comma 1, lettera c) venga prevista la possibilità modificare il piano urbanistico regionale generale in virtù di misure "dirette allo sviluppo turistico, economico o alla tutela e valorizzazione del territorio della regione" si precostituiscono le basi per la distruzione del territorio.

Voglio ricordare come alcuni insigni pensatori definiscono l’urbanistica
Giorgio Ruffolo “la pianificazione urbanistica è lo strumento principale per sottrarre l’ambiente al saccheggio prodotto dal “libero gioco delle forze di mercato”;
A. Cederna “Compito dell’urbanistica è quello di adoperarsi perché la società possa utilizzare il proprio Habitat per l’insieme delle sue esigenze che hanno un rapporto con lo spazio e con il suo uso.

So benissimo che queste mie preoccupazioni verranno bollate come preconcette ed ideologiche però veder respingere ogni emendamento che potesse porre dei limiti alla discrezionalità di questi interventi, vedere il capogruppo del PDL accalorato nel negare la pur minima variazione (si parlava di cambiare una "o"con una "e") della lettera c del comma 1 art. 2 non fa che rafforzare i dubbi che questa maggioranza abbia già in mente operazioni puntuali e precise che necessitano, per poter essere attuate, di quelle definizioni.

E se, come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, per poter agire senza regole certe a questa maggioranza basterebbe prolungare i tempi, di per se già lunghi, per la presentazione del nuovo piano ed ogni scempio sarà possibile.

Confido che in aula vengano recepiti alcuni emendamenti che ponendo dei paletti alla discrezionalità delle norme comprese nell’art. 2 riducano questo rischio e questo nell’interesse dell’intera comunità che siamo chiamati a governare.

venerdì 15 gennaio 2010

Tondo impone un rinvio alla discussione del piano sanitario.

Come ampiamente preannunciato dai giornali, la discussione in terza commissione del piano sanitario e sociosanitario 2010-2012 prevista per il 12 gennaio non è nemmeno iniziata.

Lo stop è arrivato direttamente dal presidente della regione Tondo dopo aver preso atto che numerosi componenti della sua maggioranza avanzavano critiche sostanziali ad un piano adottato all’unanimità dalla sua stessa giunta solo un mese fa.

Tuttavia, in modo poco comprensibile e con una votazione, questa maggioranza ha voluto che l’assessore competente presentasse lo stesso piano che nelle prossime settimane verrà verosimilmente riscritto.

Viene da chiedersi che cosa sia cambiato in quest’ultimo mese in regione per dover rivedere un piano che riguarda il percorso che la nostra sanità regionale dovrà seguire nei prossimi anni e se vi sia ancora un rapporto sfiduciale solido tra Tondo e Kosic.

Da parte nostra le critiche a quello che d’ora in poi chiameremo il vecchio piano erano numerose e sostanziali, partendo dal metodo adottato.

Per redigere una proposta credibile, infatti, di solito, numeri alla mano, si prende atto di quanto fatto fino a quel momento, delle criticità emerse e, in base a quanto evidenziato, si propongono le soluzioni e le future strategie.

La bozza di piano che ci è stata presentata era sufficientemente ambigua da poter essere interpretata in un modo e nel suo esatto contrario, lasciava intravedere alcune soluzioni, ma non ne definiva la portata, ammiccava alla privatizzazione senza poi entrare nel merito.

E’ evidente che il dottor Basaglia, se non altro perché Direttore Generale, non può essere estraneo all’imposizione e alla filosofia di quanto brevemente esposto da Kosic.

Tutti sappiamo con quale abilità e determinazione il Direttore Generale sappia eseguire “tagli” anche profondi alle strutture regionali, ma le razionalizzazioni di cui la sanità regionale necessita non sono tanto di carattere economico, quanto di tipo politico.

Per esempio, l’assessore non è entrato nel merito di numerosi doppioni che affliggono la sanità regionale: perché non propone la chiusura di uno dei doppioni sostanziandone la scelta con i numeri, l’epidemiologia, la casistica, ecc. Perché nel momento in cui si spendono milioni di euro per i nuovi laboratori di analisi di Udine non ci spiega quale progetto abbia in mente: laboratorio del solo S.M.M. o di area vasta? E soprattutto perché in quella sede ospedaliera convivono ben tre primari e una SOS di laboratorio?

Perché quando si parla di numero di posti letto per abitanti o di numero medio di giornate di degenza si invocano come ineludibili i parametri internazionali che devono essere rispettati e quando si parla di centro trapianti, di cardiochirurgia, neurochirurgia o di due facoltà di medicina questi stessi parametri diventano ininfluenti?

Auspico che questa maggioranza si assuma la responsabilità di dire in modo netto e chiaro quale strategia persegue, quali sono gli obiettivi che vuole raggiungere e questo perché non è accettabile il metodo che fa sparire ogni riferimento a quattro ospedali regionali (ex art. 21) per poi sentirsi dire che non solo non si pensa di chiuderli, ma addirittura di potenziarne le funzioni.

La chiarezza delle posizioni non solo permetterà a tutti i nostri concittadini di farsi un’idea corretta delle singolo scelte, ma soprattutto è solo da un confronto, magari aspro, ma senza ambiguità che può delinearsi una sanità di alto livello e adeguata ai tempi.

martedì 12 gennaio 2010

Codice Regionale dell'Edilizia e Piano Casa.



A fine ottobre 2009 in aula si è discusso di codice regionale dell’edilizia e di piano casa. Dal momento che ero relatore di minoranza, pubblico di seguito la relazione relativa alle criticità della del Disegno Di Legge 80

Relazione DDL 80

“ Codice regionale dell’edilizia”

Il disegno di legge regionale 80/2009 nasce, come del resto esplicitato nella relazione di maggioranza, con l’intento di raccogliere in un testo unico le disposizioni sostanziali in materia di edilizia e di dare attuazione all’intesa Stato – Regioni finalizzata al rilancio dell’economia mediante il sostengo all’attività edilizia ed al miglioramento della qualità energetica, ambientale ed architettonica del patrimonio edilizio esistente.

Aver mescolato e fuso in unico provvedimento legislativo due argomenti cosi diversi, l’ampiezza delle deroghe presenti nel “piano casa“ e non aver previsto una temporalizzazione degli interventi straordinari è stato il più forte motivo di contrasto nella commissione competente che ha accolto in modo assolutamente marginale le richieste dell’opposizione.

Codice regionale dell’edilizia

L’intento di fornire una legge chiara, possibilmente semplice che ponesse fine ad interpretazioni, non sempre concordi, di leggi, leggine o regolamenti da parte dei professionisti del settore e degli uffici tecnici preposti era cosa senza dubbio lodevole e che non ci poteva vedere che favorevoli.

In realtà in questo disegno di legge si sono mescolati molti problemi che pur contigui sono e devono restare separati e il dubbio che questa commistione non sia casuale e nemmeno dovuta ad imperizia è decisamente forte.

Si parla di edilizia ma in realtà spesso si va a toccare l’urbanistica e più in generale il governo del territorio, si parla di federalismo ma si va ad incidere in modo pesante sul potere decisionali dei comuni, si parla di regole cui tutti si devono attenere e si concedono ampie deroghe alla normativa.

In questo disegno di legge emerge in modo forte e chiaro, ma anche assolutamente legittimo, il modello di società auspicato dalla maggioranza.

Si vuole la privatizzazione del governo pubblico della città e del territorio, intesi come beni comuni, e per fare questo è necessario lo smantellamento di ogni possibilità di controllo preventivo da parte dell’amministrazione pubblica.

Questa visione “liberista“ in una nazione che vede radicato nel suo codice genetico l’insofferenza a quali si voglia regola, che fa motivo di vanto il superare i limiti senza mai curarsi se questa mia ”libertà“ violi la libertà degli altri è particolarmente pericoloso.

Trovo paradossale che sia un esponente della sinistra a ricordare a questa maggioranza di centro-destra che le prime serie leggi sulla suddivisone del territorio in zone, sull’urbanistica e sul governo del territorio in senso ampio sia stato il fascismo con la legge elaborata da Virgilio Testa nel 1933.

E’ quello spirito che viene, anche se parzialmente, tradito da un legge in cui sembra che la Giunta Regionale veda la pianificazione urbana e territoriale come un fastidio.

In questo disegno di legge viene a mancare una valutazione politica degli effetti che a lungo termine l’applicazione di questa legge potrebbe produrre ad esempio sulla tenuta urbanistica degli insediamenti urbani, sia in termini di sostenibilità sia in termini di coesione e tenuta sociale.

Una volta di più si fa leva in modo populistico sull’urgenza e la straordinarietà, sulla esigenza di eliminare lacci e laccioli burocratici che ostacolano la libera iniziativa dei concittadini ma così facendo si sottrae l’attività edilizia privata da ogni controllo del Comune; questi, soprattutto quelli più piccoli che nella nostra regione sono la maggioranza, si troveranno facilmente in condizioni di subalternità nei confronti di imprenditori privati soprattutto se di grosse dimensioni.

Si inizia con la liberalizzazione delle opere minori come, verande, serre, capanni per attrezzi, coperture di parcheggi, per poi passare a interventi più complessi come ristrutturazioni, trasformazioni urbanistiche e del territorio con semplice DIA e non con permesso di costruire aprendo una varco a speculatori ed immobiliaristi.

Se è vero che più volte nella legge si ribadisce che le deroghe in nessun caso possono interessare la sicurezza statica, sismica, antincendio, igienico-sanitaria, stradale, ed il rispetto delle norme paesaggistiche ecc è altrettanto vero che nel nostro paese troppo spesso il controllo o non c’è del tutto oppure è superficiale come ci viene periodicamente ricordato dalla conta dei morti dopo ogni piovasco o terremoto.

Piano Casa

Molto si è puntato, soprattutto a livello Nazionale, su di una legge che incentivando l’edilizia fungesse da volano ad una economia in profonda crisi in tutta Europa e in America .

Ma anche se questa premessa fosse vera, ed è tutta da dimostrare, il ritardo accumulato dalla nostra Regione è tale rischiamo di varare una legge a crisi economica finita.

Anche la durata di applicazione di questa norma, 5 anni più le eventuali proroghe, pare decisamente eccessiva e apre le porte a possibili interventi speculativi ma soprattutto evidenzia come il concetto di urgenza ed eccezionalità sia usata in modo del tutto strumentale da questa maggioranza.

Pur non condividendo lo spirito del capo VII considero un occasione persa il non aver vincolato in modo specifico gli aumenti volumetrici concessi in caso di ristrutturazione al miglioramento della efficienza energetica dell’abitazione e all’utilizzazione di fonti energetiche alternative.

Conclusioni

Ancora una volta appare evidente come, a seconda dello schieramento, il concetto di benessere sia valutato in modo diverso, secondo questa parte politica non può essere visto come il semplice incremento del PIL ma deve coniugarsi ad un sempre maggiore rispetto dell’ambiente e della coesione sociale.

Questa legge, con privatizzazione del governo pubblico della città e del territorio, va esattamente nella direzione opposta.

lunedì 11 gennaio 2010

Risposta alla lettera del sindaco di Premariacco pubblicata in "Messaggero Veneto"

La lettera aperta del sindaco di Premariacco mette giustamente in evidenza l’incongruenza di un consiglio regionale che, causa la crisi, vara una finanziaria di tagli e contestualmente vota, quasi all’unanimità, un aumento dei rimborsi dei propri consiglieri.

Purtroppo la coerenza non è una dote che viene apprezzata dai nostri concittadini che per primi non hanno nessuna remora nel mandare in parlamento persone colluse con le mafie e contemporaneamente richiedere allo Stato maggiore sicurezza, volere la riduzione delle tasse ed evadere quanto più possibile, invocare leggi contro le prostitute ed i loro clienti ed ammirare un premier che fa incetta di escort, che non vuole gli immigrati, ma che li utilizza come schiavi, che parla di meritocrazia, ma cerca sempre una raccomandazione per il figlio.

L’elenco sarebbe ancora molto lungo, ma credo che sia inutile proseguire perchè noto alla maggior parte degli Italiani onesti.

Questo modo distorto di pensare, sfruttato in modo tanto intelligente quanto spregiudicato da Berlusconi, si riassume con una battuta attribuita allo stesso premier quando afferma che gli Italiani, se fossero al suo posto, farebbero lo stesso .

In una nazione normale, europea, i media farebbero la differenza evidenziando la coerenza o meno dei comportamenti dei vari politici, avanzando domande chiare e dirette a chi governa.

Dico questo perché, sia il dott. Rocco Ieracitano che i vari quotidiani, non hanno detto che gli unici a votare contro questo emendamento sono stati La Sinistra l’Arcobaleno e l’ IDV.

E che, coerentemente con quanto più volte dichiarato, il nostro è stato il solo gruppo che ha proposto la riduzione del 10 % dello stipendio dei consiglieri regionali proprio perchè in un momento di crisi tutti sono chiamati a fare sacrifici.

sabato 9 gennaio 2010

Una delle tante "stranezze" della finanziaria 2009.

Anche quest’anno, come nella finanziaria di luglio, questa Giunta regionale infila provvedimenti che nulla hanno a vedere con la materia in discussione.
Infatti, con l’approvazione dell’art. 3, non vengono più individuate le autorità ambientali competenti ad esprimersi sul rapporto ambientale in sede di procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS ) sui piani comunali.
Ciò significa che da oggi i Comuni non hanno certezza a quale struttura o ufficio debbano sottoporre il rapporto ambientale.

Il testo abrogato così recitava:
d) soggetti competenti in materia ambientale( sono ): l'ARPA, l'Azienda per i servizi sanitari competente per territorio, la Regione, gli uffici comunali, gli altri soggetti pubblici o privati con competenze in materia ambientale.

Ma c’è di più: la norma soppressa ottemperava ad una precisa indicazione di un decreto legislativo, che obbligava le regioni ad individuare i soggetti competenti in materia di ambiente (d.l. 16.1.2008 n°4 :art 7 )
Il Consiglio regionale ha così scientemente violato un preciso obbligo di legge.
Siamo oggi l’unica Regione italiana nella quale nessuno è competente ad esprimersi sul rapporto ambientale. Il perché si voglia eliminare una norma chiara e semplice, che metteva queste competenze in capo Servizio Valutazione Impatto Ambientale della Direzione centrale ambiente e lavori pubblici credo sia chiaro a tutti: questi pareri non si vogliono.

Nessuno più può esprimersi: né l’ARPA, né le Aziende per i Servizi Sanitari, né la Regione, né le associazioni ambientalistiche, né i singoli cittadini.

Oltre a violare leggi nazionali, il provvedimento è in contrasto con la direttiva europea del 1985 che prevede il coinvolgimento di tali soggetti “considerando che gli effetti di un progetto sull'ambiente debbono essere valutati per proteggere la salute umana, contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita”.
Ma sempre di più queste leggi che tentano di tutelare la salute e il bene comune sono etichettate come “lacci e lacciuoli“ che devono essere rimossi in nome del “fare“ a prescindere.

Ancora una volta, come già successo per le norme in materia di immigrazione, la nostra Regione è fuori dall’Italia ed è fuori dall’Europa con buona pace per tutti.


giovedì 7 gennaio 2010

Di nuovo qui!

Sento l’obbligo di scusarmi con tutti i lettori per la lunga assenza di notizie e commenti dal mio blog determinata dalla decisione di Alessio, che materialmente inseriva tutti i pezzi, di proseguire con gli studi universitari.

In questi giorni provvederò a ragguagliarvi di quanto fatto in questi mesi .