martedì 12 gennaio 2010

Codice Regionale dell'Edilizia e Piano Casa.



A fine ottobre 2009 in aula si è discusso di codice regionale dell’edilizia e di piano casa. Dal momento che ero relatore di minoranza, pubblico di seguito la relazione relativa alle criticità della del Disegno Di Legge 80

Relazione DDL 80

“ Codice regionale dell’edilizia”

Il disegno di legge regionale 80/2009 nasce, come del resto esplicitato nella relazione di maggioranza, con l’intento di raccogliere in un testo unico le disposizioni sostanziali in materia di edilizia e di dare attuazione all’intesa Stato – Regioni finalizzata al rilancio dell’economia mediante il sostengo all’attività edilizia ed al miglioramento della qualità energetica, ambientale ed architettonica del patrimonio edilizio esistente.

Aver mescolato e fuso in unico provvedimento legislativo due argomenti cosi diversi, l’ampiezza delle deroghe presenti nel “piano casa“ e non aver previsto una temporalizzazione degli interventi straordinari è stato il più forte motivo di contrasto nella commissione competente che ha accolto in modo assolutamente marginale le richieste dell’opposizione.

Codice regionale dell’edilizia

L’intento di fornire una legge chiara, possibilmente semplice che ponesse fine ad interpretazioni, non sempre concordi, di leggi, leggine o regolamenti da parte dei professionisti del settore e degli uffici tecnici preposti era cosa senza dubbio lodevole e che non ci poteva vedere che favorevoli.

In realtà in questo disegno di legge si sono mescolati molti problemi che pur contigui sono e devono restare separati e il dubbio che questa commistione non sia casuale e nemmeno dovuta ad imperizia è decisamente forte.

Si parla di edilizia ma in realtà spesso si va a toccare l’urbanistica e più in generale il governo del territorio, si parla di federalismo ma si va ad incidere in modo pesante sul potere decisionali dei comuni, si parla di regole cui tutti si devono attenere e si concedono ampie deroghe alla normativa.

In questo disegno di legge emerge in modo forte e chiaro, ma anche assolutamente legittimo, il modello di società auspicato dalla maggioranza.

Si vuole la privatizzazione del governo pubblico della città e del territorio, intesi come beni comuni, e per fare questo è necessario lo smantellamento di ogni possibilità di controllo preventivo da parte dell’amministrazione pubblica.

Questa visione “liberista“ in una nazione che vede radicato nel suo codice genetico l’insofferenza a quali si voglia regola, che fa motivo di vanto il superare i limiti senza mai curarsi se questa mia ”libertà“ violi la libertà degli altri è particolarmente pericoloso.

Trovo paradossale che sia un esponente della sinistra a ricordare a questa maggioranza di centro-destra che le prime serie leggi sulla suddivisone del territorio in zone, sull’urbanistica e sul governo del territorio in senso ampio sia stato il fascismo con la legge elaborata da Virgilio Testa nel 1933.

E’ quello spirito che viene, anche se parzialmente, tradito da un legge in cui sembra che la Giunta Regionale veda la pianificazione urbana e territoriale come un fastidio.

In questo disegno di legge viene a mancare una valutazione politica degli effetti che a lungo termine l’applicazione di questa legge potrebbe produrre ad esempio sulla tenuta urbanistica degli insediamenti urbani, sia in termini di sostenibilità sia in termini di coesione e tenuta sociale.

Una volta di più si fa leva in modo populistico sull’urgenza e la straordinarietà, sulla esigenza di eliminare lacci e laccioli burocratici che ostacolano la libera iniziativa dei concittadini ma così facendo si sottrae l’attività edilizia privata da ogni controllo del Comune; questi, soprattutto quelli più piccoli che nella nostra regione sono la maggioranza, si troveranno facilmente in condizioni di subalternità nei confronti di imprenditori privati soprattutto se di grosse dimensioni.

Si inizia con la liberalizzazione delle opere minori come, verande, serre, capanni per attrezzi, coperture di parcheggi, per poi passare a interventi più complessi come ristrutturazioni, trasformazioni urbanistiche e del territorio con semplice DIA e non con permesso di costruire aprendo una varco a speculatori ed immobiliaristi.

Se è vero che più volte nella legge si ribadisce che le deroghe in nessun caso possono interessare la sicurezza statica, sismica, antincendio, igienico-sanitaria, stradale, ed il rispetto delle norme paesaggistiche ecc è altrettanto vero che nel nostro paese troppo spesso il controllo o non c’è del tutto oppure è superficiale come ci viene periodicamente ricordato dalla conta dei morti dopo ogni piovasco o terremoto.

Piano Casa

Molto si è puntato, soprattutto a livello Nazionale, su di una legge che incentivando l’edilizia fungesse da volano ad una economia in profonda crisi in tutta Europa e in America .

Ma anche se questa premessa fosse vera, ed è tutta da dimostrare, il ritardo accumulato dalla nostra Regione è tale rischiamo di varare una legge a crisi economica finita.

Anche la durata di applicazione di questa norma, 5 anni più le eventuali proroghe, pare decisamente eccessiva e apre le porte a possibili interventi speculativi ma soprattutto evidenzia come il concetto di urgenza ed eccezionalità sia usata in modo del tutto strumentale da questa maggioranza.

Pur non condividendo lo spirito del capo VII considero un occasione persa il non aver vincolato in modo specifico gli aumenti volumetrici concessi in caso di ristrutturazione al miglioramento della efficienza energetica dell’abitazione e all’utilizzazione di fonti energetiche alternative.

Conclusioni

Ancora una volta appare evidente come, a seconda dello schieramento, il concetto di benessere sia valutato in modo diverso, secondo questa parte politica non può essere visto come il semplice incremento del PIL ma deve coniugarsi ad un sempre maggiore rispetto dell’ambiente e della coesione sociale.

Questa legge, con privatizzazione del governo pubblico della città e del territorio, va esattamente nella direzione opposta.

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