venerdì 15 gennaio 2010

Tondo impone un rinvio alla discussione del piano sanitario.

Come ampiamente preannunciato dai giornali, la discussione in terza commissione del piano sanitario e sociosanitario 2010-2012 prevista per il 12 gennaio non è nemmeno iniziata.

Lo stop è arrivato direttamente dal presidente della regione Tondo dopo aver preso atto che numerosi componenti della sua maggioranza avanzavano critiche sostanziali ad un piano adottato all’unanimità dalla sua stessa giunta solo un mese fa.

Tuttavia, in modo poco comprensibile e con una votazione, questa maggioranza ha voluto che l’assessore competente presentasse lo stesso piano che nelle prossime settimane verrà verosimilmente riscritto.

Viene da chiedersi che cosa sia cambiato in quest’ultimo mese in regione per dover rivedere un piano che riguarda il percorso che la nostra sanità regionale dovrà seguire nei prossimi anni e se vi sia ancora un rapporto sfiduciale solido tra Tondo e Kosic.

Da parte nostra le critiche a quello che d’ora in poi chiameremo il vecchio piano erano numerose e sostanziali, partendo dal metodo adottato.

Per redigere una proposta credibile, infatti, di solito, numeri alla mano, si prende atto di quanto fatto fino a quel momento, delle criticità emerse e, in base a quanto evidenziato, si propongono le soluzioni e le future strategie.

La bozza di piano che ci è stata presentata era sufficientemente ambigua da poter essere interpretata in un modo e nel suo esatto contrario, lasciava intravedere alcune soluzioni, ma non ne definiva la portata, ammiccava alla privatizzazione senza poi entrare nel merito.

E’ evidente che il dottor Basaglia, se non altro perché Direttore Generale, non può essere estraneo all’imposizione e alla filosofia di quanto brevemente esposto da Kosic.

Tutti sappiamo con quale abilità e determinazione il Direttore Generale sappia eseguire “tagli” anche profondi alle strutture regionali, ma le razionalizzazioni di cui la sanità regionale necessita non sono tanto di carattere economico, quanto di tipo politico.

Per esempio, l’assessore non è entrato nel merito di numerosi doppioni che affliggono la sanità regionale: perché non propone la chiusura di uno dei doppioni sostanziandone la scelta con i numeri, l’epidemiologia, la casistica, ecc. Perché nel momento in cui si spendono milioni di euro per i nuovi laboratori di analisi di Udine non ci spiega quale progetto abbia in mente: laboratorio del solo S.M.M. o di area vasta? E soprattutto perché in quella sede ospedaliera convivono ben tre primari e una SOS di laboratorio?

Perché quando si parla di numero di posti letto per abitanti o di numero medio di giornate di degenza si invocano come ineludibili i parametri internazionali che devono essere rispettati e quando si parla di centro trapianti, di cardiochirurgia, neurochirurgia o di due facoltà di medicina questi stessi parametri diventano ininfluenti?

Auspico che questa maggioranza si assuma la responsabilità di dire in modo netto e chiaro quale strategia persegue, quali sono gli obiettivi che vuole raggiungere e questo perché non è accettabile il metodo che fa sparire ogni riferimento a quattro ospedali regionali (ex art. 21) per poi sentirsi dire che non solo non si pensa di chiuderli, ma addirittura di potenziarne le funzioni.

La chiarezza delle posizioni non solo permetterà a tutti i nostri concittadini di farsi un’idea corretta delle singolo scelte, ma soprattutto è solo da un confronto, magari aspro, ma senza ambiguità che può delinearsi una sanità di alto livello e adeguata ai tempi.

Nessun commento: