venerdì 23 dicembre 2011

Abrogazione del vitalizio dei consiglieri regionali.

Credo sia doveroso fare qualche commento a quanto accaduto martedì sera, in occasione del voto per l'abolizione del vitalizio dei Consiglieri regionali.

Va rilevato che, a prescindere da ogni valutazione nel merito, quanto andato in scena in Aula consigliare è un'operazione tardiva fatta più per compiacere un'opinione pubblica giustamente indignata, che per un reale convincimento della classe politica.

Senza voler entrare nel dettaglio di quanto votato, credo vadano ribaditi alcuni principi:

1. un documento di questa importanza non può essere portato in Aula pochi minuti prima di essere messo ai voti, tanto più se è il frutto di un accordo preventivo e sotterraneo unicamente dei due partiti maggiori;

2. solo un'istituzione terza, condivisa da tutte le parti, potrebbe avere la necessaria lucidità per decidere il giusto compenso dei Consiglieri che, in ogni caso, dovrebbe essere uguale per tutte le Regioni italiane;

3. il "lavoratore politico" dovrebbe essere equiparato ad un qualsiasi altro lavoratore e godere, quindi, degli stessi obblighi e delle stesse protezioni sociali: sistema contributivo per tutti e stessa età di pensionamento di tutti gli altri Italiani. Questo, oltre che a rispondere a un principio di equità, farebbe meglio comprendere a chi è deputato a fare le leggi i pregi e i difetti dell'attuale sistema pensionistico. In poche parole "il cuoco deve assaggiare la minestra che ha preparato per gli altri".

4. l'adesione al fondo pensionistico non può essere facoltativa e il politico non può chiedere, come alcuni miei colleghi vogliono, di ricevere in busta paga il corrispettivo del versamento dovuto, così come questa facoltà non è concessa agli altri lavoratori.

Concludendo, l'unico modo per non essere "casta" è quello di essere uguali a tutti gli altri e non solo a parole.

mercoledì 14 dicembre 2011

Intervento di Tondo sulla sanità.

Il Presidente della Regione Renzo tondo è stato sentito il 12.12.2011 in III Commissione in merito alle sue intenzioni di riformare la governance della sanità, creando un'azienda sanitaria unica per l'intera Regione.

Rispetto a quanto dichiarato il 27 settembre, quando ipotizzava tempi strettissimi e riforme fatte a colpi di emendamenti fatti in finanziaria, Tondo è sembrato decisamente più prudente e possibilista, annunciando che la riforma avrebbe seguito l'iter istituzionale senza accelerazioni e colpi di scena. Il suo timing prevede l'approvazione della legge per la primavera, si ipotizza febbraio-marzo, per poi diventare operativa da gennaio 2013.

Tondo ha, quindi, affermato che la revisione del sistema sanitario non è più rinviabile, serve per eliminare le differenze esistenti tra le aziende e per ridurre la spesa sanitaria.
Questa operazione servirà anche a rompere i localismi che da sempre condizionano la nostra Regione e va fatta subito perchè il clima in cui ci troviamo è favorevole. Quest'ultima affermazione, a mio parere, in modo più chiaro e brutale vuol dire che in un momento di crisi così acuta la gente non avrà il tempo e la voglia di protestare e si potranno fare ulteriori tagli alla sanità a prescindere.

Ritengo che per affrontare una riforma di questa portata ci sia bisogno di numeri, raffronti, elementi concreti e un atteggiamento laico. Serve una strategia, occorre avere chiari quelli che sono gli obiettivi che si vogliono perseguire, i vantaggi e gli eventuali punti deboli che possono essere presenti, sia per quanto riguarda gli utenti sia gli operatori del settore.
per questo motivo ho fatto molte domande all'attuale Assessore, senza peraltro avere nessuna, dico nessuna, risposta. Non è ininfluente sapere se siano state fatte simulazioni del nuovo assetto organizzativo, se siano stati calcolati i rischi di ingovernabilità si un sistema così vasto, complesso e diversificato, se la scelta del Direttore centrale Salute appartiene a Comunione e Liberazione, se l'ipotesi di commissariamento delle attuali aziende sia fondata, ecc. ecc.
Ecco l'elenco delle domande:

L'unico dato che Tondo ha riferito è che in base ad uno studio fatto dalla Bocconi 7 anni fa, nel lungo periodo, un'unica azienda sanitaria regionale avrebbe potuto determinare risparmi per molti milioni di euro, senza però che fosse dato sapere se la qualità del servizio erogato sarebbe stata mantenuta.

mercoledì 30 novembre 2011

Il servizio Pedibus non c'entra con i volontari della sicurezza.

Oggi il Consigliere Kocijancic ed io abbiamo presentato una mozione concernente il fatto che il servizio Pedibus non c'entra con i volontari della sicurezza.

"Considerato che la legge regionale 9/2009, oltre a definire gli indirizzi generali dell'organizzazione dei servizi di polizia locale, contempla espressamente lo "sviluppo della cultura della legalità e alla prevenzione dei fenomeni dell'illegalità";

rilevato che i "volontari per la sicurezza", così come esplicitato nella relazione introduttiva alla predetta legge, nascono in "un'ottica di ausilio dei corpi di polizia e possono contribuire alla prevenzione dei fenomeni di microcriminalità e degrado urbano" e sono, quindi, destinati e preposti ad un servizio di informazione ed osservazione del territorio;

considerato che il Decreto del Ministro dell'Interno dell'8 agosto 2009, all'art. 3, prevede che sia un'ordinanza del Sindaco a formalizzare e a definire gli ambiti di operatività delle associazioni di volontari, cosa questa che non pare essere fatta in numerose realtà locali ove queste associazioni operano;

ritenuto che l'associazione "Pedibus" abbia esclusiva finalità di sicurezza limitata all'ambito dell'educazione stradale e dell'accompagnamento senza rischi dei bambini e non abbia alcuna attinenza con il controllo del territorio e le finalità istitutive dei volontari della sicurezza;

atteso che l'Assessore regionale con delega alle politiche della sicurezza ha espressamente manifestato l'intenzione di modificare il regolamento dei Volontari per la sicurezza in modo tale da prefigurare un loro improprio utilizzo;

tutto ciò premesso e considerato si impegna la Giunta Regionale

1. a mantenere separate e distinte le associazioni di volontariato citate in premessa, le cui finalità istituzionali sono completamente diverse e distinte, rilevando che l'estensione del "servizio Pedibus" ai volontari per la sicurezza sarebbe un'operazione propagandistica atta a mitigare il sostanziale insuccesso dell'iniziativa,

2. a non procedere alle modifiche regolamentari sulla scorta delle motivazioni espresse in premessa.

domenica 27 novembre 2011

Dimissioni di Kosic

Le recenti dimissioni dell'assessore alla salute, ancorché auspicate da molti, non saranno servite a nulla se, come pare dalle prime esternazioni, Tondo si ostinerà a gestire la sanità regionale con le stesse modalità di Kosic.

Credo che chiunque si appresti a guidare una macchina di tale complessità dovrebbe iniziare con una buona dose di umiltà, poi, con pazienza, ascoltare medici e infermieri che sono i veri autori del funzionamento della sanità regionale, spesso per senso di responsabilità e con sacrifici personali, poi a seguire i direttori generali e il direttore centrale della salute .

Mi è sembrato doveroso fare questa premessa poiché fino ad ora Kosic ha rovesciato questa piramide e prestava orecchie esclusivamente al dott. Basaglia (direttore centrale ), i cui meriti contabili /amministrativi sono noti ma insufficienti a gestire il tutto.

I rappresentanti dei lavoratori sono sempre stati convocati a cose fatte quasi a temere un dibattito o un confronto nel merito delle questioni .

Tondo, circa un mese fa, con quello che io chiamo un vuoto decisionismo, ha comunicato all'aula la sua intenzione di istituire una azienda sanitaria unica in tutta la regione.

Questa decisione sembra sia stata presa "a prescindere" perché per una scelta così impegnativa il presidente non ha coinvolto nessuno degli attori principali della sanità: non i direttori generali ancora impegnati nell'organizzazione dell' area vasta, non i sindacati e nemmeno i partiti della sua stessa maggioranza che per votare quanto richiesto dal loro presidente hanno dovuto riunirsi in conclave per un paio d'ore.

Tondo , che non ha mai brillato per la scelta dei collaboratori, qui ha superato se stesso e per il posto di direttore centrale della Salute, che con la chiusura dell'Agenzia Regionale della Sanità sarà il vero esecutore della riforma , ha scelto un professionista che è alla prima esperienza in ambito sanitario.

E ovvio che il modo superficiale con cui questa maggioranza ha gestito la riforma delle comunità montane spaventa perché giocare allo stesso modo con la sanità può provocare danni e disservizi che i nostri concittadini non meritano.

giovedì 17 novembre 2011

Mercoledì 15 la proposta di missione valutativa inerente l'assicurazione per la responsabilità civile in ambito sanitario che ho presentato è stata accolta all'unanimità dal Comitato di controllo.

Dal primo gennaio 2006 la Regione ha adottato una nuova modalità per gestire la responsabilità civile delle Aziende sanitarie e dei dipendenti per danni provocati a terzi (pazienti, visitatori, dipendenti).
Se da un lato questa scelta ha determinato, nel breve termine, degli indubbi vantaggi economici e gestionali, dall'altra ha fatto sorgere il dubbio che tra otto - dieci anni con questa modalità assicurativa si possa determinate un cospicuo debito.

La missione valutativa si pone, appunto, lo scopo di approfondire tutte le possibili criticità in modo da garantire per tempo che il sistema resti in equilibrio abùnche nel lungo periodo.


Ecco il link alla proposta di missione valutativa:

http://pustetto.blogspot.com/2011/07/proposta-di-missione-valutativa-sulla.html

martedì 15 novembre 2011

Nuova cabinovia a Forni di Sopra.

Premesso che il Consiglio di amministrazione di Promotur ha recentemente deliberato la realizzazione della nuova cabinovia in località Pian dei Poss, nel Comune di Forni di Sopra in Provincia di Udine, ampliando così il demanio sciabile sulla direttrice Mauria - Varmost grazie a un investimento di poco inferiore ai 12 milioni di euro,

considerato che la costruzione della collegata nuova pista di discesa è messa in forse dall’entità dei costi e dall’instabilità idro-geologica della zona,

preso atto che oltre al progetto di recupero dei 20.000 mc della dismessa colonia montana ODA trasformandoli in aree commerciali e servizi collettivi, sono previsti altri 3 blocchi residenziali per ulteriori 36.000 mc di ulteriori seconde e terze case di cui non si sente assolutamente il bisogno, stante che nel Comune di Forni di Sopra gli alloggi nuovi invenduti e quelli vuoti nel centro storico sono già numerosi,

ritenuto che un intervento di recupero di questa colonia montana sia auspicabile, ma solo con il fine di attivare un’attività per potenziare le peculiarità locali come lo sviluppo dei prodotti tipici, o la realizzazione di un albergo di qualità, o di un luogo di cura, o una sede per incontri o con un qualsiasi altro progetto finalizzato a mantenere in loco la gente durante tutto l’arco dell’anno,

ricordato che questa vallata alpina ha nelle Dolomiti, patrimonio dell’Umanità dichiarato dall’Unesco, il suo bene più prezioso, quindi da valorizzare e non deturpare con colate di cemento,

ritenuto che con questi interventi i flussi verranno spostati dal centro storico del Comune a una distante periferia e, posto che, l’economia di un paese si aiuti con interventi strutturali che abbiano benefici a lungo termine e non solo per un periodo ristretto dell’anno, valorizzando le sue attività produttive, le sue aziende, la sua economia e mantenendo i suoi presidi sociali,

richiamata l’attenzione sul fatto che, con la grave crisi economica che caratterizza questo periodo, sia imperativo che ogni finanziamento riesca a raggiungere l’effetto sperato

interroga

la Giunta regionale su quali studi siano stati commissionati perchè questi cospicui investimenti sostenuti dalla Regione abbiano una reale possibilità di sviluppare le potenzialità attrattive del Comune di Forni di Sopra o non rischino invece di essere un supporto più o meno inconsapevole alla solita e sterile speculazione edilizia,

se non sia più etico ed utile per la montagna e la sua gente che la Regione investa in agevolazioni per le imprese ivi insediate o nel mantenere scuole, uffici, poste presidi sanitari e quant’altro renda meno disagevole la vita dei nostri concittadini residenti in tali zone.

mercoledì 26 ottobre 2011

Sulla Terza Corsia.

E’ molto difficile che le posizioni prese e la politica espressa dalla Lega Nord coincidano con la visone della società che ha la parte politica che rappresento, però quando questo accade, credo sia politicamente corretto affermarlo pubblicamente.

Ritengo, quindi, giuste, le affermazioni dell’assessore Violino che si è espresso contro l’ipotesi che la Regione si faccia carico, da sola, degli ingentissimi oneri per la costruzione della terza corsia della A4, tenuto conto che la realizzazione dell’opera risponde solo in modo limitato agli interessi regionali e in modo molto maggiore agli interessi nazionali o sovranazionali.

Purtroppo anche in questa vicenda emerge quello che ho chiamato il “vuoto decisionismo” del presidente Tondo, che troppo spesso prende delle decisioni mediaticamente efficaci, ma irrazionali, precipitose e spesso senza avere una visione chiara di che cosa vuole ottenere.

Ecco che dal successo di essere stato nominato commissario straordinario per la terza corsia vanifica il tutto perché il “fasin di bessoi ” è mediaticamente troppo allettante.

E’ così che in modo irrazionale e superficiale non esige dallo Stato la giusta compartecipazione al finanziamento dell’opera e parte con le gare di appalto senza una copertura economica certa.

Questo modo di agire è una costante di Tondo e lo abbiamo potuto osservare fin dall’inizio della legislatura quando, in modo altrettanto precipitoso, il Presidente ha abrogato molte leggi licenziate dal precedente esecutivo senza però avere contezza di come sostituirle.

Il piano urbanistico regionale, redatto dall’allora assessore Sonego, è stato cancellato senza che, a tuttora, questa maggioranza sia stata in grado di proporre una sua versione/visione strategica dell’urbanistica regionale.

E’ di questi giorni la discussione di una legge sul riordino delle comunità montane, incautamente commissariate da quasi tre anni; legge tanto confusa e contraddittoria da vedere la ferma contrarietà dell’ ANCI, dell’UNCEM e di 27 sindaci e che non prevede nemmeno il superamento della figura del commissario che viene riproposto tale e quale solo con altro nome.

Potrei citare ancora molti esempi, tutti negativi, ma mi fermo all’ultimo spot (pre elettorale ?) di Tondo in cui si ipotizza la creazione dell’azienda sanitaria unica regionale quale panacea dei mali della sanità.

Difficile entrare nel merito della proposta perché nella stessa maggioranza le versioni annunciate sono almeno quattro, ma se guardiamo ai precedenti e all’azione fin qui svolta da questo esecutivo c’è da essere molto preoccupati perché è inverosimile che un assessore alla sanità che non è riuscito a risolvere il problema del direttore del centro trapianti, vacante da un anno, riesca a risolvere una partita che ridisegna la governace dell’intera sanità regionale.

giovedì 13 ottobre 2011

In materia di WELFARE regionale.

Martedì la IV Commissione consiliare è stata chiamata a dare il parere, per le parti di competenza, sul DDL 164 e sulla PDL 148 in materia di accesso alle prestazioni sociali.

Il tema, dunque, è quello dei requisiti necessari per l’accesso al welfare regionale stante che le modifiche all’art 4 della legge 6/2006, a suo tempo volute dalla Lega Nord e votate da questa sgangherata maggioranza, sono state giudicate incostituzionali dalla Corte Costituzionale, ancorché impugnate dall’Europa che per tale motivo ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia .

Parliamo cioè per quanti anni un cittadino, anche italiano, deve essere residente in regione e in Italia per poter accedere ai vari benefici del welfare.

Nel sottolineare le motivazioni per cui simili norme non possono trovare spazio nella legislazione regionale (e nazionale) e per tacitare il capogruppo della maggioranza che lamentava la parzialità/faziosità delle mie affermazioni, ho ritenuto opportuno leggere per intero le motivazioni con cui la Corte Costituzionale, con sentenza n 40 /2011, cassava la legge regionale in questione perché intere categorie di persone “rimarrebbero di fatto ingiustificatamente escluse dall’accesso all’intero complesso di interventi e di servizi facente parte del sistema integrato regionale …“.

Le modifiche che questo esecutivo vorrebbe apportare alla legge per sanare questa situazione sono state bocciate dal Consiglio delle Autonomie Locali (5 voti a favore su 17) e giudicate come verosimilmente incostituzionali dal segretario generale della Giunta dott. Bertuzzi perché cambiare di pochi mesi l’obbligo di residenza non modifica la sostanza della questione.

Nonostante ciò, la Giunta, all’unanimità ha deciso di proseguire perché anche qualora il testo venisse nuovamente impugnato da Roma o dall’Europa passerebbero almeno due anni, ma nel frattempo, la Lega potrà brandire la nuova legge come un scalpo da esibire alla sua gente. La serietà e la credibilità delle istituzioni e della politica in genere, ancora una volta, sono l’ultimo dei problemi di questa maggioranza.

mercoledì 5 ottobre 2011

Il finto decisionismo di Tondo.

Una settimana fa Tondo, spiazzando anche la sua maggioranza, elencava una serie di provvedimenti a suo modo necessari a far fronte alla crisi economica e a ridare un po’ di credibilità alle forze politiche.

Purtroppo sono convinto sia l’ennesimo bluff fatto con l’unico scopo di conquistare le prime pagine dei giornali e che nel breve termine non farà che aumentare la sfiducia dei cittadini nei confronti dei politici e della politica più in generale.

Molti dei problemi elencati da Tondo erano già evidenti all’inizio del suo mandato, ma questa maggioranza fino ad ora non ha fatto nulla. Anche se questa accelerazione fosse dovuta al malessere crescente dei nostri concittadini, la pretesa di risolvere d’imperio problemi complessi in genere non porta nulla di buono.

Tondo ha utilizzato questo metodo molte volte, sempre con risultati pessimi.

L’esempio delle Comunità montane è significativo: si è pensato di risolvere le evidenti criticità che le ingessavano commissariandole (provvedimento che doveva durare solo pochi mesi ), ma senza avere nessuna idea di cosa fare dopo.

Adesso che sono trascorsi due anni, che molti finanziamenti europei e regionali sono stati persi, la soluzione proposta non solo è confusa e contraddittoria, ma riesce a scontentare tantissimi sindaci, la sua stessa maggioranza e non supera nemmeno il problema del commissario che resta tale anche se il nome viene cambiato.

La proposta di riforma della sanità segue lo stesso binario del “vuoto decisionismo” di cui sopra, solo che la posta in gioco è molto più alta.

Una volta cancellata l’Agenzia Regionale della Sanità, che fungeva da “filtro” tra l’assessore e i Direttori Generali, e concentrato tutto il potere decisionale nella Direzione Centrale, spetta a questa e, quindi, all’assessore dare le linee di indirizzo della sanità regionale.

In poche parole l’azienda unica c’è già, ma è inverosimile che Kosic riesca a dare delle linee guida ai vari Direttori Generali, posto che non riesce a risolvere il problema del centro trapianti di Udine ormai senza responsabile da oltre un anno.

L’azienda unica, così come concepita dal Presidente della Regione, serve solo a costruire un bunker impermeabile alle istanze del territorio, ove insediare dei finti esperti il cui unico compito è quello di ridurre la spesa e, quindi, ridurre anche l’offerta di salute ai nostri concittadini, senza che i politici debbano pagare pegno alle successive elezioni.

Tondo, con le dichiarazioni del 27 settembre, ha tentato di nascondere la sua ormai palese incapacità di governare la Regione con un gigantesco spot elettorale, il cui unico scopo era quello di cavalcare il malessere sociale montante. Purtroppo, a breve il risveglio sarà brusco e amaro per tutti perché, come spesso accade, le promesse in periodo elettorale restano tali anche dopo.

mercoledì 28 settembre 2011

INSIEL S.p.A. - società in House di cui la Regione è socio unico - verserà circa 4 milioni di euro di imposte. Cui prodest?

Riporto l'interrogazione del mese di maggio firmata da Colussi, Corazza, Kocijancic, Moretton e da me a cui è stata data risposta oggi. In corsivo è indicata la risposta data.


Premesso che alla fine del corrente mese (maggio) verrà sottoposta all'Assemblea di Insiel S.p.A. l'approvazione del bilancio 2010,

considerato che la società è al 100% regionale e che il CdA della stessa ha approvato il Bilancio 2010 evidenziando un risultato positivo ante imposte di 8.5 milioni,

visti i toni trionfalistici con cui il Presidente e l'Amministratore delegato della Società rappresentano tali risultati attraverso gli organi di stampa,

ritenuto all'opposto che tali risultati, senz'altro positivi in regime di mercato, rappresentino oggi, dopo la vendita di Insiel Mercato, l'ennesima riprova che i costi del servizio prestato da Insiel a favore del socio "Regione FVG" sono da considerarsi onerosi rispetto ai valori di produzione e di mercato dei servizi stessi e atteso che l'obiettivo tendenziale di una società in house ben gestita dovrebbe essere quello del pareggio di bilancio e non di produzione di utili che, nel caso di specie, comporteranno il pagamento di circa 4 milioni di euro di imposte (pur considerando che su tale importo la Regione si vedrà riconosciute le quote di pertinenza sulle imposte versate),

considerato che non si riesce a comprendere le ragioni economico-aziendali che inducono alla produzione di tali "onerosi" utili per la collettività,

atteso che la Società non ha ricevuto nel corso del 2010 nuovi affidamenti dalla Regione e dagli enti del Servizio sanitario regionale e che non è noto se tale assenza di nuovi ed ulteriori affidamenti rispetto ai servizi previsti in convenzione sia da attribuirsi ad assenza di esigenze o a diverse valutazioni del socio Regione,

interpellano la Giunta regionale per sapere:

A) se non si ritenga la produzione di utili da parte di Insiel e il conseguente pagamento delle imposte un grave danno indiretto al bilancio regionale

In merito alla produzione degli utili da parte di Insiel S.p.A., è evidente che sugli stessi andranno versate le imposte previste dalla normativa vigente, sulle quali matura il diritto della Regione - ai sensi dell'art. 49 dello Statuto - di compartecipare al gettito delle stesse. In ogni caso si ritiene che un danno indiretto al bilancio regionale sia da considerarsi l'eventuale chiusura di un esercizio societario in perdita e non certamente il caso di una società che raggiunge il pareggio economico-finanziario e produce utili. Corre obbligo aggiungere che nel panorama italiano sussistono numerosi esempi di società pubbliche del settore dell'informatica che hanno prodotto utili di importo anche maggiore di quelli di Insiel (vedi SOGEI, Informatica trentina, Informatica Alto Adige, Sardegna IT, CSI Piemonte).
Si auspica in ogni caso che il prossimo esercizio finanziario riporti risultanze con utili complessivi di importo inferiore, a tal proposito l'Amministrazione ha disposto risorse da destinarsi ad Insiel che garantiscano l'equilibrio economico-finanziario della società. L'equilibrio dovrà essere anche un indirizzo previsto dal Piano industriale 2011-2013 in corso di predisposizione da parte della società.


B) se ritenga, alla luce dell'assenza di nuovi affidamenti nel corso dell'anno 2010, Insiel il soggetto più idoneo per rispondere alle nuove ed ulteriori esigenze di sviluppo dei sistemi informativi della Regione e degli enti del Servizio sanitario regionale

Con la LR9/2011 è stato delineato un quadro generale di intervento e governo pubblico della materia nell'ambito del quale è definito il ruolo di Insiel S.p.A., quale società strumentale della Regione e soggetto attuatore delle politiche regionali nell'ambito dei sistemi informativi integrati regionali ed i sistemi di raccordo della Regione con la società, sotto il profilo della programmazione, degli indirizzi, del controllo analogo e della vigilanza. Pertanto già a livello legislativo Insiel S.p.A. è stata individuata come il soggetto più idoneo a rispondere alle esigenze di sviluppo dei sistemi informativi regionali e degli enti del Servizio sanitario regionale.


C) se e quali premialità connesse al raggiungimento di determinati risultati economici siano previste dai contratti di lavoro dell'Amministratore delegato e dei dirigenti di Insiel

Sulla base delle informazioni pervenute direttamente dalla società si evidenzia quanto segue: i compensi dell'Amministratore delegato prevedono un ammontare fisso senza la presenza di alcuna componente variabile e dipendente dai risultati raggiunti, l'inquadramento del personale dipendente si colloca nell'ambito della contrattualistica privata e precisamente viene disciplinato dal "Contratto collettivo nazionale del Lavoro Metalmeccanici" e del "Contratto collettivo nazionale del Lavoro Dirigenti, Aziende industriali". In ambito aziendale sono stati sottoscritti degli accordi con le maggiori rappresentanze sindacali dei lavoratori per disciplinare aspetti economici e lavorativi volti ad ottenere una adeguata retribuzione per le varie categorie professionali presenti in azienda. Viene altresì previsto un ulteriore livello di contrattazione, fra il singolo dipendente e il datore di lavoro, con il quale si ha modo di poter gestire appropriamente i diversi inquadramenti professionali, ad attrarre e mantenere, nel proprio organico, risorse qualificate che nel settore dell'ICT sono vitali per fornire un servizio sempre al passo con le innovazioni tecnologiche. In tale contesto la società ha istituito un sistema di "Management By Objectives" volto a perseguire l'obiettivo di economicità, efficienza, tempestività che unicamente con lo sforzo coordinato del capitale umano aziendale ci si può attendere di ottenere. Gli obiettivi vengono definiti tenendo in considerazione le richieste che l'apparato regionale fissa con Insiel in ragione d'anno, mediante l'approvazione del piano, e viene monitorato attraverso l'analisi delle attività conclusesi con successo.


D) se ritenga, nel caso di approvazione del bilancio Insiel, di acconsentire alla richiesta della società di assegnare gli utili 2010 al finanziamento del piano di investimenti proposto dalla società stessa

In merito alla destinazione degli utili dell'esercizio 2010 si evidenzia che in sede di approvazione del bilancio societario il socio unico Regione - nella seduta assembleare del 27 maggio 2011 - ha richiesto e deliberato affinchè la società disponga la liquidazione degli utili di bilancio alla Regione, per l'importo di euro 4.370.228,00 mentre l'importo di euro 230.012,00 è destinato a riserva legale.

lunedì 26 settembre 2011

Trasferimenti personale OSMER.

Oggi ho presentato questa interrogazione avente ad oggetto il trasferimento di parte del personale dell'OSMER.

Premesso che la Giunta regionale, il 5 agosto 2011, con delibera di generalità n. 1559 ha disposto il trasferimento di parte del personale tecnico e amministrativo dell'OSMER presso la Protezione civile regionale,

preso atto che da circo 20 anni l'OSMER svolge con estrema professionalità un servizio che riscuote apprezzamenti pressochè unanimi e che, per tale motivo, viene giustamente considerato un fiore all'occhiello della Regione,

ricordato che già allo stato attuale l'ARPA -OSMER collabora attivamente con la Protezione civile della Regione quale strumento operativo per le previsioni e le valutazioni di tutti gli eventi metereologici,

tenuto conto anche che i centri funzionali di Protezione civile sono stati individuati dalla legge 267/1998 quali responsabili per le valutazioni delle criticità idrogeologiche e idrauliche della Regione e, quindi, dei conseguenti allertamenti,

considerato che con il trasferimento del personale dell'OSMER (che viene in pratica dimezzato) alla nuova struttura si ottiene unicamente il risultato di rendere inefficiente ed inefficace un servizio che funziona bene per crearne un altro che nasce già asfittico

chiedo al Presidente della Regione di motivare una scelta che appare del tutto irrazionale e incomprensibile dal punto di vista economico e funzionale e se tale decisione sia stata supportata da un parere tecnico-scientifico dei vertici dell'ARPA-OSMER.


Di seguito il link alla risposta data dall'Assessore Ciriani, il quale ha dato una risposta di carattere tecnico-legislativo, ma non ha risposto ai due quesiti da me posti e cioè se dopo il trasferimento l'OSMER sarà in grado di fare le stesse cose che faceva prima, agli stessi livelli e se vi sono alternative al trasferimento.


martedì 13 settembre 2011

Difficoltà nella riscossione delle ammende.

Oggi ho presentato la seguente interrogazione concernente la difficoltà per le amministrazioni comunali di veder pagate le ammende da parte dei cittadini stranieri.

Premesso che nel Codice della strada è stata inserita una norma secondo la quale a un soggetto straniero che venga multato è fatto divieto di pagare subito l'ammenda,

preso atto che nel Comune di Aviano vi sono molti cittadini americani la cui residenza si trova all'interno della base militare, davanti ai cui cancelli le autorità comunali devono fermarsi,

considerato che il Comune di Aviano non può fare pagare le ammende, come accadeva prima, tramite il Pos di cui si era dotato con il quale le si poteva pagare immediatamente con la carta di credito

tenuto conto che le ammende vanno notificate con lettera raccomandata e questo fa sorgere il problema di dove questa possa essere inoltrata e a chi vada addebitato il mancato pagamento se il cittadino straniero non sia più ad Aviano, causa, ad esempio, il suo trasferimento

ricordati i continui proclami della volontà di sburocratizzare le pratiche che contrastano profondamente con le azioni legislative poste in essere

si chiede

all’Assessore regionale competente quali azioni intenda promuovere presso il Governo nazionale, di cui la Lega Nord fa parte, per dare una soluzione al problema delle riscossioni difficili, in modo da poter incassare le contravvenzioni a carico degli automobilisti stranieri.

lunedì 5 settembre 2011

L'educazione, la scuola.

Al mio rientro dalle ferie, ho trovato una lettera del Presidente della Commissione della Conferenza Episcopale Triveneto per la scuola mons. Adriano Tessarollo Vescovo di Chioggia, in cui si fa un appello per la scuola paritaria che verserebbe in un momento di difficoltà.

Vi allego il testo della lettera:


Ecco la mia risposta:

Preg.mo mons. Tessarollo al mio rientro dalle ferie ho trovato il suo appello per la scuola paritaria che Lei rappresenta e che vivrebbe un momento di particolare difficoltà. Nella convinzione che da troppo tempo la politica, o meglio i politici, pur di mantenere il consenso elettorale diano delle risposte di comodo, cercherò di rispondere al suo appello in modo chiaro e inequivocabile.


Considero ovvio partire dall'art. 33 della nostra Costituzione che, al secondo comma recita testualmente "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato".

La semplice applicazione di una norma costituzionale, tuttora in vigore e non modificata, imporrebbe a chi rappresenta lo Stato, la cancellazione di ogni finanziamento che viene indebitamente dato alle scuole confessionali. Tutti sappiamo che questo non avviene da molto tempo, spesso non tanto per convinzione, quanto per non “irritare ”un potere forte come quello della Chiesa che potrebbe dirottare voti preziosi .

Con questo governo la scuola pubblica ha subito tagli pesantissimi (8 miliardi di euro) che ne stanno minando non solo la qualità, ma la stessa funzionalità e, in uno Stato laico, è compito degli amministratori tutelare il bene pubblico e non certamente quello privato.

Non credo corretto che le tasse dei tanti cittadini che non si riconoscono nell’operato della Chiesa, concorrano a sostenere una scuola confessionale, perché se questo modo di pensare fosse giusto mi aspetterei che, in modo paritetico, la CEI finanziasse quegli istituti culturali che spingono per una maggiore laicità dello Stato così come auspicato da Cavour (libero Stato in libera Chiesa).

Questo nefasto intreccio tra Stato e Chiesa ha prodotto, a mio avviso, delle aberrazioni come quello dell’ora di religione con insegnati designati dalla curia ma pagati dallo Stato; insegnati, questi, di serie B in quanto non godono nemmeno dei diritti costituzionali riconosciuti agli altri cittadini perché possono perdere il posto di lavoro per il semplice fatto di concepire un figlio al di fuori del matrimonio.

La recente norma che vede il voto di religione concorrere alla media scolastica è un’altra discriminazione nei confronti di chi non intende avvalersi di tale insegnamento.

Proprio per un principio di pariteticità trovo inaccettabile che non solo si tenti di imporre una morale confessionale a tutti i cittadini italiani (vedi testamento biologico, DICO, legge 40 sulla procreazione assistita, RU486, ecc. ecc.), ma anche che si continui a pretendere che la Chiesa venga corposamente finanziata anche da chi non si riconosce nel suoi insegnamenti .

Per brevità non mi addentro nelle innumerevoli esenzioni e facilitazioni, a partire dall’ICI anche per quegli istituti “religiosi” che hanno attività commerciali, di cui gode la comunità che Lei rappresenta.

Altra, chiamamola “anomalia” anche se il termine corretto sarebbe altro, è che la quota non firmata dell’8 x 1000 delle dichiarazioni IRPEF venga attribuita, in modo proporzionale alla quota firmata, alla Chiesa Cattolica visto che se il contribuente avesse voluto destinarlo alla Chiesa avrebbe firmato nell’apposito spazio.

Questo modo di pensare della politica ha fatto sì che nell’ultima finanziaria della Regione Friuli Venezia Giulia, in un momento di crisi economica generalizzata, con un considerevole aumento dei poveri, con le famiglie che non arrivano a fine mese, venissero riconosciuti corposi e puntuali finanziamenti a parrocchie della Regione per i motivi più vari come la ristrutturazione dell’appartamento del parroco X, per l’esecuzione di mosaici nella chiesa Y ecc, ecc, per un importo di centinaia di migliaia di Euro.

Credo, infine, che tutti i cittadini che desiderino sostenere la Chiesa debbano poterlo fare e che tutti i versamenti fatti debbano poter essere detratti dalle tasse, senza per questo costringere ad un obolo forzoso tutti quelli che non la pensano come la comunità che Lei rappresenta.

Sono certo che, pur nella evidente diversità di vedute, saprà apprezzare la mia chiarezza che vuole semplicemente il rispetto della laicità dello Stato e delle istituzioni a tutela di tutte le religioni e dei sentire non solo di una parte.

giovedì 28 luglio 2011

Oggi, durante la discussione sull’assestamento di bilancio, molti Consiglieri di maggioranza e di opposizione hanno presentato numerosi emendamenti che mi hanno lasciato a di poco sconcertato. Non possiamo, infatti, pensare di recuperare una credibilità, incrinata da fatti nazionali noti, nel momento in cui un Consiglio presenta EMENDAMENTI PUNTUALI solo per solleticare la propria base elettorale.


In un momento di crisi come quello in cui ci troviamo in questo periodo è INACCETTABILE che più di 1 milione di euro venga usato solo per sollecitare il consenso del proprio territorio.


Sono convito che il compito principale di un organo legislativo come quello regionale sia quello di individuare le strategie e i criteri per favorire lo sviluppo e la crescita dell’intera comunità preferibilmente con un adeguata lungimiranza.


Spetterà poi ai Comuni, tenuto conto dei criteri individuati dalla regione, fare le opportune richieste e porre ristoro alle criticità riscontrate sul proprio territorio.


A titolo esemplificativo trovo giusto fare un breve elenco di alcuni degli emendamenti, presentati ed approvati,di cui sopra:


Baiutti – Moretton:


40.000 euro alla Parrocchia Maria Madre della Chiesa di Ronchi dei Legionari per opere di adeguamento alle norme di sicurezza degli impianti tecnologici e 40.000 euro alla Parrocchia dei Santi Martino e Bartolomeo di Morsano al Tagliamento per ristrutturazione e adeguamento immobili


Cargnelutti – Galasso – Narduzzi – Sasco – Asquini:


40.000 euro alla Parrocchia di S. Maria Maddalena di Trieste per il recupero dell’edificio adibito ad abitazione del Parroco,


110.000 euro alla Parrocchia di S. Lorenzo Martire di Trieste per il recupero edilizio degli edifici adibiti a culto,


160.000 euro alla Banda Comunale “Filarmonica di Tizzo 1901” di Azzano Decimo,


30.000 euro alla Parrocchia di San Martino V di Percoto,


93.000 euro alla Parrocchia di San Giorgio di Pordenone per la realizzazione di un mosaico e


150.000 euro alla Parrocchia di San Marco Evangelista presso il Villaggio del Pescatore in comune di Duino Aurisina


Giunta regionale:


30.000 euro al Comune di Udine per la strutturazione e la sperimentazione di un sistema informativo finalizzato alla gestione, all’aggiornamento ed alla elaborazione di dati di tipo geografico – energetici


Che una parrocchia del pordenonense chieda ed ottenga 93.000 per fare un mosaico in una chiesa invece che privilegiare azioni a sostengo dei più bisognosi spiega, a mio avviso, il perché le chiese siano sempre più vuote anche se abbellite da una splendido mosaico.

mercoledì 20 luglio 2011

Proposta di MISSIONE VALUTATIVA sulla GESTIONE DELLA RESPONSABILITA' CIVILE DEL SSR DEL FVG.

Fino al 31.12.2005 ogni Azienda Sanitaria gestiva il rischio di responsabilità civile (delle aziende e dei suoi dipendenti) per danni provocati a terzi (pazienti, visitatori e dipendenti) derivanti dalle attività svolte dalle aziende sanitarie, in modo "tradizionale" ovvero stipulando singolarmente una polizza RCT con compagnie, costi, franchigia e condizioni contrattuali diverse.


Nel 2005 il costo assicurativo della Aziende del Servizio Sanitario Regionale (SSR), con questo modello, ammontava a 16,5 milioni di euro.


Dal 1 gennaio 2006 il SSR ha modificato questo modello di gestione dei rischi di responsabilità civile delle Aziende Sanitarie e dei suoi dipendenti per danni provocati a terzi adottando una forma di auto assicurazione sul modello anglosassone.


Anche alcune regioni Italiane o aree vaste hanno adottato, con alcune varianti, questo modello assicurativo che consiste in :


- Una sola polizza RCT/O cosiddetta di "secondo rischio " stipulata e gestita in modo autonomo dal CSC in seguito DSC qualora la richiesta di risarcimento sia inferiore ai 500.000,00 €


- In caso la richiesta superi il valore di € 500.000,00 il sinistro viene gestito direttamente dalla Compagnia Assicuratrice che ha stipulato l’accordo con la Regione per la gestione dei rischi nel ramo RCT/O.


- la copertura per la " colpa grave " personale viene fornita agli operatori dalla stessa compagnia assicuratrice, come appendice della polizza RCT/O ed è facoltativa. Gran parte degli operatori hanno vi hanno aderito.


Dal 2006 le compagnie assicuratrici per la polizza di 2° rischio, individuate mediante gara, sono state la CARIGE 2006-2007), la HDI Gerling (2008-marzo 2009) , la QBE aprile 2009- 2010)


In linea con quanto avviene nella maggior parte dei paesi europei, anche nella nostra regione il numero dei sinistri denunciati, sia quelli al di sopra che quelli al di sotto della franchigia, è stato in progressivo aumento dagli anni novanta ed ora si è stabilizzato.


Il risparmio ottenuto dall’Amministrazione regionale con questo “riordino“ della gestione assicurativa potrebbe però essere buono nel breve periodo ma pessimo nel medio e lungo termine. Tra pochi anni infatti , quando le sentenze dei contenziosi aperti saranno definitive potrebbe evidenziarsi una vera voragine nei bilanci delle ASS.


Credo utile ricordare che in Italia il problema maggiore per questo tipo di auto-assicurazione consiste nell'impossibilità della Pubblica Amministrazione di operare su base discrezionale avendo libertà di decidere cosa e quanto liquidare a fronte di richieste di risarcimento.


Tale limite è imposto dall'azione della Corte dei Conti presso la quale dovrebbero giungere tutte le proposte di transazione non iscritte a bilancio.


La difficoltà nel ricercare transazioni può comportare l'accumularsi di azioni giudiziarie con conseguenti spese legali ingenti e con risarcimenti che si trasformano in consistenti debiti futuri che maturano al momento delle sentenze.


Dal 2006 al 2009 , i sinistri aperti a carico del DSC sono stati 1368, di questi sono stati chiusi 822 mentre quelli tuttora pendenti (fino al 2009 ) e con sinistri non ancora definiti sono 546 di cui 133 con causa civile in corso.


La Compagnia assicuratrice, per lo stesso periodo di tempo, si è accollata la gestione di 151 sinistri con la possibile spesa a carico della Regione non inferiore a € 500.000,00 x 151 = 75.500.000,00. Va notato che manca ancora il 2010 e metà del 2011 con un incremento delle riserve di almeno il 25%


Dall’analisi dei dati emergono alcune criticità che vado ad elencare :


- alcuni dei contenziosi, catalogati come minori e quindi gestiti direttamente dal DSC, potrebbero alla fine concludersi con indennizzi ben al di sopra di quanto ipotizzato.


- non è detto che la compagnia assicuratrice accetti di farsi carico di questi contenziosi inizialmente assegnati al DSC , perché catalogati come minori, e successivamente risultati oltre il valore della franchigia e passibili di cospicuo risarcimento


- dal marzo 2009 la QBE ha introdotto una clausola che prevede proprio la non copertura assicurativa per i sinistri per i quali vi siano "circostanze sul sinistro note all'azienda", poi corretta e riscritta.


Stante quanto premesso, si propone una missione valutativa per approfondire i vantaggi e gli eventuali svantaggi dell'attuale forma assicurativa scelta dalla Regione considerando :


1. i criteri di determinazione dei valori di riserva , quale la percentuale d'invalidità , di responsabilità, eventuali relazioni parentali ecc..


2. l'evoluzione delle richieste dei sinistri già aperti e non ancora chiusi


3. la consistenza e l'adeguatezza delle poste a riserva: sono sotto o sopra stimate?


4. il costo non evidenziato nella gestione sinistri effettuata in proprio dal DSC , il costo delle spese legali proprie e dei querelanti in caso di soccombenza


5. un certo numero di pratiche con richiesta di risarcimenti importanti, scelte dalla commissione sinistri, fra quelli sopra e sotto soglia;


6. valutazione della solvibilità dell'attuale compagnia assicuratrice della RCT/O e della Fidejussione che garantisce la corretta esecuzione del contratto.


7. copia integrale dei contratti e quant'altro di utile la commissione proporrà considerato che una valutazione dei rischi assicurativi non adeguata potrebbe determinare un corposo debito futuro.

martedì 19 luglio 2011

Sull'introduzione dei ticket.

La reintroduzione dei ticket in sanità è l'ennesimo provvedimento vergognoso di questo governo e non è accettabile perché va a colpire i soliti noti.
E' regola elementare che si possono chiedere sacrifici agli altri esclusivamente dopo aver applicato lo stesso rigore, e in modo proporzionale, al proprio portafoglio.

I codici bianchi sono senza dubbio un problema per tutti i pronto soccorso, ma sono anche la prova tangibile di una difficoltà dei cittadini ad avere risposte certe, in breve tempo, alla loro richiesta di aiuto e quindi i ticket non possono essere spacciati nemmeno come una parziale soluzione del problema.

A livello regionale non è stato nemmeno approvato l'assestamento di bilancio che l'Assessore Kosic ha già dato il via libera al nuovo balzello: come sempre siamo stati più realisti del re!

Tutta la sanità è a carico della Regione, abbiamo un discreto avanzo di bilancio, abbiamo buttato dalla finestra milioni di euro in "sicurezza" e in finanziamento alle scuole confessionali solo per compiacere la Lega e i cattolici, non mi si venga a dire che adesso non ci sono i soldi e non possiamo decidere in maniera autonoma su di un tema così delicato!

In un momento di crisi come questo non si possono colpire le classi più deboli, che non sono solo gli anziani e i bambini in parte esenti dal ticket, ma sono le famiglie del ceto medio, quelle numerose, tanto più se non potranno nemmeno contare sulle detrazioni.

mercoledì 6 luglio 2011

IRI sull'Hospice di Martignacco

All'assessore regionale della sanità Vladimir Kosic


Preso atto della recente scelta aziendale di accettare, anche se in via sperimentale, che i ricoveri nell'Hospice di Martignacco vengano fatti direttamente dal Dipartimento di Oncologia di Udine creando nei fatti una impropria dilatazione del reparto stesso;

Considerato che in tal modo si delegittima il ruolo e la funzione del distretto cui giustamente fa riferimento l'Hospice ;

Considerato che con questa decisione l'Unita di Valutazione Distrettuale, che svolge un ruolo insostituibile per la sua composizione multidisciplinare, per il coinvolgimento dei MMG e le strutture territoriali , viene nei fatti esclusa dal potere decisionale che le compete;

Considerato che l'hospice nasce per dare delle risposte peculiari a tutti i malati terminali , di cui gli oncologici sono solo una parte, e che per tali motivi l'accordo fatto per il reparto oncologico andrebbe parimenti esteso a tutte le altre strutture ospedaliere;


Si chiede all'assessore competente


quali le motivazioni che hanno portato a queste scelte aziendali che di fatto contrastano con tutte le scelte regionali e nazionali fin qui fatte .


Clicca qui per vedere la risposta all'IRI

giovedì 30 giugno 2011

Legge su CURE PALLIATIVE.

Martedì il Consiglio regionale della nostra Regione ha approvato il testo unificato sul tema delle cure palliative e la terapia del dolore.
Si tratta di una legge che recepisce e ricalca gli indirizzi della legge nazionale: tutela della dignità e dell’autonomia del malato, tutela e promozione della qualità della vita fino al suo termine, adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale al malato e alla sua famiglia.

Evidente la carenza direttiva dell’assessorato, tanto che Kosic non è praticamente mai intervenuto nel merito, non ha risposto alle esplicite richieste di quantizzare le risorse messe a disposizione della legge e dulcis in fundo se ne è andato prima della conclusione dell’iter legislativo.

Ipocritamente si sono cassati, come inconferenti, due miei emendamenti (vedi sotto) che non facevano altro che ribadire come, nel rispetto della Costituzione e della convenzione di Oviedo, il paziente aveva sempre e comunque la facoltà di rifiutare qualsiasi tipo di terapia propostagli.
Resta il rammarico di dover constatare l’incapacità della classe politica attuale di affrontare in modo laico temi certamente delicati, ma di interesse generale solo perché si rischia di urtare la sensibilità della chiesa e dell’integralismo cattolico in genere.

Non aver sfruttato l’autonomia legislativa per adattare la legge alle peculiarità regionali e senza una definizione certa delle risorse, questo provvedimento rischia di essere l’ennesima scatola vuota.


Ecco il testo degli emendamenti: “Ogni malato, così come ribadito dalla Costituzione e dalla Convenzione di Oviedo, ha sempre e comunque il diritto di rifiutare ogni terapia che gli viene proposta, compresa alimentazione e idratazione. Tutto il personale è tenuto a rispettare le scelte del paziente che, in caso di incoscienza, potranno essere desunte da apposito modulo compilato dal paziente oppure riferite da un tutore legalmente nominato”.

sabato 25 giugno 2011

Medici di base incontrano Kosic

Tre giorni fa, in III Commissione consiliare, ci sono state le audizioni dei principali sindacati di categoria in merito alla situazione della sanità ospedaliera e territoriale , e, a seguire, quelle delle organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale (MMG ) in relazione agli scioperi programmati per le prossime settimane.

Anche questa volta si è trattato di un incontro del tutto inutile per colpa di un assessore graniticamente convinto di essere l’unico portatore della verità, l'ascolto delle varie istanze è stato inteso, come sempre del resto, come percezione di suoni e non come tentativo di comprensione delle problematiche che il comparto vive sulla propria pelle.

Ai sindacati che parlavano di gravi carenze di organico (meno 800 persone in 2 anni) che compromette l'attività di molti reparti e servizi con carichi di lavoro insostenibili, Kosic rispondeva che i dipendenti erano invece aumentati di una unità.

Ora, io non so chi prepari le note informative all'assessore, ma credo che di fronte a differenze così significative un qualche dubbio avrebbe dovuto farselo venire o molto più semplicemente farsi un giro per gli gli ospedali /il territorio , ovviamente senza telefonate di preavviso , e giudicare da solo .

CGIL , CISL e UIL hanno poi stigmatizzato la situazione delle case di riposo in cui il regolamento, approvato nel 2008, prevedeva corsi di formazione obbligatori e un minimo di competenza per gli operatori; peccato che senza controlli e senza sanzioni si continui ad assumere personale senza nessuna qualifica.

E' del tutto evidente che la più volte promessa "riqualificazione delle case di riposo " è stata accantonata perché determinava la comparsa di una fastidiosa orticaria, prevalentemente localizzata a livello del portafoglio, a più di una persona di questa maggioranza.

I sindacati, poi, accusano Kosic di voler demolire la sanità pubblica in quanto si continua ad aprire ai privati esternalizzando parte della sanità e che, se si vogliono mantenere gli stessi servizi, non si può si bloccare il ricambio del personale.

Con i medici di medicina generale le cose non sono andate meglio perché, a fronte di un ragionamento del mutato scenario epidemiologico cui dovevano far fronte i MMG, per il crescente numero di anziani, delle malattie cronico degenerative, delle dimissioni ospedaliere precoci, ecc. ecc. , il nostro assessore non ha trovato di meglio che attaccare i MMG sugli errori formali fatti nell'indire lo sciopero.

Tra l'altro i MMG hanno ribadito che non volevano degli aumenti, ma semplicemente l'assunzione da parte della Regione dei collaboratori necessari a svolgere le sempre più numerose mansioni burocratiche .

Concludendo sono sempre più convinto che Kosic sia solo uno strumento inconsapevole di un'operazione la cui finalità è solo la riduzione della sanità pubblica e che una volta portata a termine la missione, anche la sua presenza sarà inutile .

mercoledì 15 giugno 2011

Commento al risultato dei REFERENDA.

Il grandioso risultato dei referenda segna il risveglio dei cittadini italiani da un pericoloso stato di apatia e rassegnazione.

Con il voto di domenica e lunedì ben 28 milioni di persone, oltre che ad esercitare un diritto costituzionale, si sono riappropriate della potestà decisionale del loro futuro su temi basilari come l’ acqua, il nucleare e il legittimo impedimento.

Noi, anche se ci siamo schierati da subito, non abbiamo la presunzione di mettere il cappello su questo splendido risultato che è dei comitati, delle associazioni e dei semplici cittadini, cioè di tutti quelli che si sono spesi ancor prima della vittoria del “si ” perché il quorum venisse raggiunto.

Gli italiani sanno esattamente chi si è battuto per i referenda chi ha tentato di boicottare in tutti i modi non solo la consultazione, ma perfino una corretta informazione sui quesiti in modo che gli italiani si potessero esprimere con cognizione di causa .

Questo voto obbliga tutti i partiti a rispettare il volere di quel popolo di cui troppo spesso si riempiono vacuamente la bocca.

Nella nostra regione Tondo, nonostante tutto, si continua a proclamare “nuclearista convinto” e questo è un suo diritto, ma trovo fastidioso e incomprensibile il modo in cui si ripropone come interlocutore per il raddoppio di Krsko invece di chiederne, per la sicurezza della Regione, la chiusura

A livello locale credo che vada fatto un ringraziamento a Carniacque la cui azione sul territorio è stato il miglior viatico per un “SI ” che in moltissimi paesi della Carnia ha superato il 50% già nella giornata di domenica.

Sono convinto l’esito del referendum debba far riflettere anche quella parte del Partito Democratico che vedeva, giustamente, i quesiti referendari come una sconfessione dell’opera di liberalizzazioni e privatizzazioni spesso iniziate proprio quando il loro partito era al governo.

Il voto di domenica ci dice anche che le difficoltà di gestione dei beni comuni, siano essi materiali (l’acqua, sanità, welfare) che immateriali (ricerca, scuola, università), non possono trovare una soluzione equa con la loro privatizzazione.

L’euforia del momento però non deve distrarci da un percorso che è appena iniziato e che deve risolvere non tanto il problema “Berlusconi ” quanto quello più insidioso del berlusconismo che, come già detto, in parte ha attecchito anche nelle fila del centrosinistra.

lunedì 6 giugno 2011

In caso di RIFORNIMENTO ERRATO di carburante.

Premesso che la benzina è un prodotto derivato dal petrolio greggio, altamente inquinante, che può contaminare il suolo, le acque o il mare e anche l’aria con i suoi vapori, con grave danno per l’ambiente;

considerato l’impegno dell’Europa per una politica di sviluppo sostenibile attraverso la riconversione a un’economia verde, il riciclo dei rifiuti e lo smaltimento corretto dei diversi materiali secondo il principio della tracciabilità;

preso atto delle normative in materia di tutela dell’ambiente che prevedono il rispetto del territorio in cui viviamo e il dovere di preservarlo, tutelarlo e migliorarlo anche per le future generazioni;

tenuto conto che capita con sempre maggior frequenza l’errato rifornimento del proprio mezzo con benzina al posto del gasolio o viceversa e che l’unico intervento possibile è vuotare completamente il serbatoio di questo mix di carburante;

considerato che le officine non sanno come smaltire questa strana miscela di combustibile e tenuto conto che le ditte deputate al recupero degli oli esausti non si fanno carico raccogliere questo prodotto;

si chiede all’Assessore competente

quali iniziative abbia messo in campo la Regione per recuperare e smaltire nella maniera idonea questa miscela di carburanti prima che i singoli provvedano autonomamente e magari in modo incongruo all’uopo.


Ecco la risposta:

"La tipologia di rifiuto ipotizzato nell'interrogazione in oggetto è un rifiuto speciale pericoloso, identificato nell'Allegato D del D. Lgs. 152/2006, così come modificato dal D. Lgs. 205/2010, con il codice CER 130703* - altri carburanti (comprese le miscele).

Tale codice non rientra nelle categorie dei codici CER conferibili agli impianti di recupero del consorzio olii usati e, pertanto, deve essere gestito come tutti gli altri rifiuti speciali pericolosi.

In merito agli interventi che si intendono attuare per recuperare o smaltire nella maniera idonea questa miscela di carburanti, si ricorda che la Regione Friuli Venezia Giulia, con Decreto del Presidente 20 novembre 2006, n. 0357/Pres, ha approvato il Piano regionale di gestione dei rifiuti - Sezione rifiuti speciali non pericolosi, rifiuti speciali pericolosi, nonchè rifiuti urbani pericolosi.

Nel documento viene evidenziato che, in Regione, i rifiuti appartenenti alla classe 13 sono conferiti integralmente presso impianti autorizzati che effettuano attività di deposito preliminare/messa in riserva, per un successivo invio ad impianti di trattamento finale extra-regionale.

A mero titolo esemplificativo, si riportano i nominativi delle principali aziende che effettuano attività di deposito preliminare: la Geo Nova di San Vito al Tagliamento e la Petrolcarbo.

Sulla base di quanto sopra, evidenziando che le attività di svuotamento dei serbatoi dalla miscela di carburanti devono essere effettuate presso officine specializzate, che le stesse sono le uniche responsabili delle operazioni di gestione e smaltimento dei rifiuti prodotti dalla propria attività e che i quantitativi di rifiuto codice CER 130703* non sono tali da giustificare, sia da un punto di vista tecnico che economico, la realizzazione di ulteriori specifici impianti di trattamento, si ritiene che tale rifiuto possa essere gestito negli impianti attualmente autorizzati in Regione."

lunedì 30 maggio 2011

Servizio di Emodinamica.

Quest'oggi ho presentato la seguente Interrogazione in tema di sanità:

Preso atto che nel mese di aprile c.a., durante l'esecuzione di un esame, si è verificato l'ennesimo blocco dell'apparecchiatura radiologica in dotazione presso la sala A della SOS di Emodinamica dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine e che l'inconveniente si è risolto senza problemi clinici per il paziente per puro caso;

considerato che la situazione creatasi è stata tale da consigliare la chiusura della SOS di emodinamica stessa, con il conseguente trasferimento dei pazienti che necessitavano di tale servizio presso l'Ospedale di Pordenone;

tenuto conto che episodi analoghi si sono verificati più e più volte in questi ultimi anni, sia durante l'esecuzione di esami di routine, che durante le emergenze;

considerato che l'apparecchiatura in dotazione presso la sala B, di cui è stata più volte chiesta la sostituzione in quanto obsoleta, presenta problemi analoghi, se non maggiori, e in ogni caso non è in grado di garantire una valida alternativa;

tenuto in considerazione che la situazione è nota alla Direzione Generale dal 2006 e che per risolvere tali problemi era stato accantonato già nel 2009 oltre 1 milione di Euro;

si chiede all'assessore Kosic quali azioni intenda intraprendere per garantire che un Ospedale di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione non sia costretto ad operare come un ospedale del terzo mondo.

giovedì 26 maggio 2011

Acciaieria - Fonderia di Cividale del Friuli.

Il 24 mattina in IV Commissione consiliare si sono tenute le audizioni in merito alle scorie presenti all’interno dell’area di pertinenza dell’Acciaieria Fonderia Cividale e alla richiesta di autorizzazione integrata ambientale presentata dalla stessa ditta.

L’attenzione è stata rivolta all’annosa questione dell’inquinamento dell’aria nella zona industriale di Cividale e Moimacco, provocato sia dal mancato smaltimento delle scorie di fusione (enorme e polveroso cumulo a cielo aperto di 72000 tonnellate), sia dalla inadeguatezza dei sistemi di protezione dei laminatoi.

In questo contesto sono stati registrati più di 50 sforamenti delle polveri sottili dei limiti di legge in un anno, unitamente all’effusione di odori nauseabondi che si generano con la fusione del ferro.

Se è vero che l’attuale dirigenza sembra aver imboccato una strada diversa, più rispettosa della legge e dell’ambiente tanto che si è iniziato lo smaltimento delle scorie di fusione, è altrettanto vero che tutti i precedenti crono-programmi sono stati sistematicamente disattesi nonostante le numerosissime proroghe concesse.

Certamente non ha generato fiducia la mancata risposta di accesso agli atti che alcuni cittadini avevano formalizzato all’ARPA per avere informazioni sulla qualità dell’aria che erano costretti respirare nella vicinanza della fonderia.

In questo contesto, la ditta in questione, ha avviato e recentemente ottenuto l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) ben prima ancora di aver risolto il problema della “discarica abusiva”.

Fra l’altro le 7 integrazioni richieste per il completamento della procedura concessoria hanno di fatto impedito ai cittadini e a tutti gli aventi diritto a formulare rilievi ed osservazioni così come previsto dalla legge.

Questi ultimi due punti, che potrebbero sembrare delle semplici formalità, a mio avviso evidenziano il diffuso modo di pensare, in auge soprattutto fra i politici, che esistono due pesi e due misure: i più deboli si devono attenere ad ogni regola o cavillo legislativo, mentre per i potenti tutto è più elastico ed interpretabile.

martedì 24 maggio 2011

Rispetto degli standard urbanistici di parcheggio nelle grandi strutture di vendita.

Oggi ho presentato la seguente interrogazione:

Premesso che la vigente normativa regionale per l'attivazione di grandi strutture di vendita impone standard urbanistici ben definiti di aree da destinarsi a parcheggio, proporzionali alle dimensioni delle attività commerciali insediate, quale condizione obbligatoria per l'esercizio dell'attività commerciale stessa;

saputo che è in fase di approvazione presso il competente Comune di Fiume Veneto una variante che andrebbe a modificare la viabilità interna ed esterna del Centro Commerciale Emisfero, in località Pian di Pan a Fiume Veneto e che tale modifica ridurrebbe l'area destinata a parcheggio ben al di sotto degli standard di legge per le attività commerciali attualmente insediate presso il predetto centro commerciale

interrogo

gli Assessori competenti se quanto summenzionato corrisponde a verità e, nel caso in cui la predetta variante venisse definitivamente approvata, quali misure intendano adottare per garantire il rispetto della vigente normativa urbanistico - commerciale, in relazione ai nulla osta dati a suo tempo dalla Giunta regionale per il rilascio delle autorizzazioni di commercio al dettaglio del centro commerciale di cui sopra.


mercoledì 11 maggio 2011

Il problema della sanità coinvolge tutta la Regione

Ieri l’altro, sul Piccolo, ho potuto apprezzare e condividere la gran parte di quanto scritto da Paolo Rumiz sulle condizioni della sanità triestina con qualche piccolo distinguo che cercherò spiegare. Se il problema fosse limitato alla sola area triestina sarebbe cosa grave, ma risolvibile. Il fatto è che non ci troviamo di fronte all’ennesima lotta di campanile che vede contrapposti i triestini ai friulani, non è la visione strabica dell’assessore regionale alla sanità, è un progetto molto più ampio ed articolato che vede messa in discussione tutta la sanità della regione così come la conosciamo.

Nell’area pordenonese si continua a parlare del nuovo ospedale in Comina, ma a tuttora dei 180 milioni di euro non c’è traccia.

Il centro destra ha fortemente voluto il progetto degli “ospedali riuniti”, che sta progressivamente depauperando di medici, infermieri e, quindi, di funzioni le strutture periferiche senza alcun benefico per quello di Pordenone.

A San Vito al Tagliamento, ha dovuto prendere atto della criticità del locale ospedale per le pesanti carenze di organico (100 operatori sanitari in meno) e nel programma elettorale prevede la privatizzazione di reparti e servizi qualora la situazione (che la loro politica ha determinato) peggiorasse.

A Maniago chiuderà l’unico reparto di medicina, quello che resta diventerà ospedale di comunità e punto di medicazione.

Nel Goriziano, con la programmazione di area vasta, si prevede la perdita di molti servizi che verranno centralizzati ed accorpati, tra cui quello psichiatrico, il punto nascita, il centro trasfusionale, i laboratori analisi ecc.

Anche nell’area Udinese, con la riorganizzazione per area vasta, si intravede, perché è meglio non essere troppo espliciti, il corposo ridimensionamento delle strutture periferiche.

A Cividale si inizia con la parziale chiusura del pronto soccorso e si prevede di spostare l’unico reparto di medicina a Udine.

Al SMM di Udine, il centro trapianti attende da mesi la nomina del direttore , si ipotizza la chiusura della 2 medica, la fusione con l’università è al palo ecc.

Questo breve escursus, che certamente non è e non vuole essere esaustivo, serve solo a dare una visione d’insieme dello stato confusionale in cui ritrova la sanità regionale.

Tutto questo è funzionale al fatto che il decollo della sanità privata passa per il fallimento di quella pubblica che, quindi, deve essere messa in sempre maggiori difficoltà.

Quando Kosic nega l’acquisto degli apparecchi per le Risonanze magnetiche negli ospedali della Regione, adducendo che ce ne sono gia troppi, non spiega che questi sono prevalentemente allocati nelle strutture private. E non dice nemmeno che poi la Regione è costretta a comperare quelle stesse prestazioni dal privato, cui non vuole fare concorrenza, evitando di comperare gli apparecchi.

L’ultimo distinguo è relativo al fatto che l’opposizione non batta un colpo, non è così anche se dalla lettura dei giornali questo è quello che emerge.

La stampa troppo spesso si limita a titoli ad effetto senza entrare nel merito delle questioni, come quando nella discussione del PSSR, in commissione sanità, invece di riportare le numerosissime domande cui Kosic non ha mai risposto, ha intitolato che Pustetto aveva fatto ostruzionismo parlando per due ore e bevendo due bicchieri di acqua.

Concludendo, la critica maggiore che può essere fatta a Tondo non è tanto che auspichi una sanità centralizzata, basata solo su 3-4 ospedali e che veda nella privatizzazione la via maestra per ridurre i costi, ma che, non avendo il coraggio di dirlo, stia penalizzando operatori e pazienti.

Sono convinto che la strada imboccata sia quella peggiore e che, in modo graduale, ci porterà ad una sanità del tipo americano ove potranno accedere alle cure migliori solo i più abbienti. Speriamo che se ne convincano anche i cittadini della nostra Regione.

lunedì 9 maggio 2011

Quale futuro per l'ospedale di Cividale del Friuli?

Venerdì 6.5.2011 a Cividale del Friuli nella sede comunale, si è svolta una riunione a cui hanno partecipato il Sindaco Balloch, i consiglieri regionali De Mattia, Novelli, Pustetto e il direttore generale dell' Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine Favaretti, accompagnato dai suoi più stretti collaboratori. Il tema, facilmente desumibile dal ruolo dei partecipanti, verteva sul futuro di quello che resta del nosocomio cividalese .

Le preoccupazioni nascono dal fatto che nel Piano Attuativo Ospedaliero (PAO), redatto dal Direttore Generale su indicazioni dell'assessore Kosic, si mette nero su bianco come il reparto di Medicina resterà a Cividale "fino alla completa realizzazione del nuovo ospedale di Udine " e che prossimamente il pronto soccorso chiuderà dalle 20:00 alle 8:00. Ovviamente, per far digerire l'ennesimo depauperamento del nostro territorio, sono stati invocati i temi della sicurezza, delle prestazioni che un pronto soccorso così ridotto non è più in grado di fornire.

E' chiaro che si è arrivati a questo punto non per un evento casuale, ma a forza di sottrarre scientemente di tutto e di più a Cividale, per cui adesso il medico di PS di fronte al minimo dubbio diagnostico non ha nessuno strumento (non può nemmeno eseguire un Rx torace standard) che gli permetta di uscire dall'impasse e, di conseguenza, è costretto a trasferite tutti a Udine.

Sempre per addolcire la pillola e far finta che non tutto sia stato già deciso, si è detto che queste sono delle semplici proposte legate ai problemi tecnici riscontrati e che tutto dipenderà dal nuovo piano dell'emergenza che dovrebbe vedere la luce tra 1-2 mesi. Generosissime, invece, come sempre, le promesse "faremo investimenti e ristrutturazioni per 6 milioni di euro" dimenticando che fino a pochi mesi fa la posta in bilancio era di 10 milioni di euro e che quei 4 milioni persi per strada certificano che il nuovo progetto nasce, di suo, praticamente dimezzato.

I nostri politici hanno imparato che una gru, un cantiere, scaldano gli animi della gente: nessuno, infatti, crede che si possano fare opere edilizie se non vi è un solido progetto per il futuro. Purtroppo a Cividale l'esperienza è altra: ad ogni nuova opera edilizia (le cucine, il gruppo elettrogeno, la lavanderia, le nuove scale di sicurezza ecc) abbiamo perso una funzione ospedaliera. Considerato che si vuole ricostruire gran parte della struttura, facendo le debite proporzioni, questa volta, a lavori finiti, ci verrà a comunicato che i costi di gestione sono insostenibili per il Santa Maria della Misericordia e che la cosa più logica da fare è la sua vendita (leggesi svendita) ad un privato, l'unico in grado di farla funzionare appellandosi ad una sanità di nicchia.

Che queste non siano nostre fantasie lo si evince da quanto sta avvenendo nella provincia di Pordenone, dove il centro destra ha dato l'avvio al progetto degli Ospedali Riuniti che ha già comportato la riduzione di 100 operatori sanitari all'ospedale di S. Vito al Tagliamento. A fronte del possibile collasso di quell'Ospedale la soluzione prospettata, dagli stessi partiti che hanno determinato il tutto, è la privatizzazione di alcuni servizi e reparti e l'impudenza è tale che tutto questo lo scrivono nel loro programma elettorale

Anche volendo uscire dalla valutazione dei soli reparti di degenza e guardare l'asserito "potenziamento " degli ambulatori non si può non rilevare che :

· i cardiologi erano due e facevano anche l'ecocardiografia, ne è restato solo uno, ad orario ridotto che non fa ecocardiografie,

· le sezioni di radiologia erano quattro, ne è restata una sola con un apparecchio rigenerato; il mammografo ha circa 22 anni e non sono più disponibili ricambi sul mercato; l'unico radiologo in servizio spesso il sabato viene spedito a Udine. La TAC, di cui abbiamo solo una promessa che dura da più di 4 anni, con l'organico attuale non potrebbe funzionare.

· nell'ambulatorio ortopedico "per motivi di sicurezza" ovviamente non si trattano nemmeno le fratture più banali quelle per intendersi che necessitano del più semplice degli apparecchi gessati.

· è previsto che il laboratorio diventerà un semplice punto prelievi.

E qui mi fermo per non dover continuare con un elenco che non serve a nessuno e che i cittadini conoscono a menadito. Sono convinto che il problema sanità debba essere affrontato in modo del tutto diverso valutando in primis quelle che sono le esigenze della popolazione che non può essere spogliata di tutti i servizi creando di fatto cittadini di serie A e di serie B in funzione del territorio che abitano. Credo sia venuto il momento di dire basta a questi giochetti.

Tutte le soluzioni possono avere una loro logica, però questa maggioranza e l'assessore nella fattispecie devono fare scelte chiare assumendosene la responsabilità: credo si debba smettere di prendere in giro la popolazione del cividalese, che in tutti questi anni ha potuto toccare con mano che le promesse, anche quelle della precedente amministrazione, sono state una cosa e la realtà è un'altra.