lunedì 5 settembre 2011

L'educazione, la scuola.

Al mio rientro dalle ferie, ho trovato una lettera del Presidente della Commissione della Conferenza Episcopale Triveneto per la scuola mons. Adriano Tessarollo Vescovo di Chioggia, in cui si fa un appello per la scuola paritaria che verserebbe in un momento di difficoltà.

Vi allego il testo della lettera:


Ecco la mia risposta:

Preg.mo mons. Tessarollo al mio rientro dalle ferie ho trovato il suo appello per la scuola paritaria che Lei rappresenta e che vivrebbe un momento di particolare difficoltà. Nella convinzione che da troppo tempo la politica, o meglio i politici, pur di mantenere il consenso elettorale diano delle risposte di comodo, cercherò di rispondere al suo appello in modo chiaro e inequivocabile.


Considero ovvio partire dall'art. 33 della nostra Costituzione che, al secondo comma recita testualmente "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato".

La semplice applicazione di una norma costituzionale, tuttora in vigore e non modificata, imporrebbe a chi rappresenta lo Stato, la cancellazione di ogni finanziamento che viene indebitamente dato alle scuole confessionali. Tutti sappiamo che questo non avviene da molto tempo, spesso non tanto per convinzione, quanto per non “irritare ”un potere forte come quello della Chiesa che potrebbe dirottare voti preziosi .

Con questo governo la scuola pubblica ha subito tagli pesantissimi (8 miliardi di euro) che ne stanno minando non solo la qualità, ma la stessa funzionalità e, in uno Stato laico, è compito degli amministratori tutelare il bene pubblico e non certamente quello privato.

Non credo corretto che le tasse dei tanti cittadini che non si riconoscono nell’operato della Chiesa, concorrano a sostenere una scuola confessionale, perché se questo modo di pensare fosse giusto mi aspetterei che, in modo paritetico, la CEI finanziasse quegli istituti culturali che spingono per una maggiore laicità dello Stato così come auspicato da Cavour (libero Stato in libera Chiesa).

Questo nefasto intreccio tra Stato e Chiesa ha prodotto, a mio avviso, delle aberrazioni come quello dell’ora di religione con insegnati designati dalla curia ma pagati dallo Stato; insegnati, questi, di serie B in quanto non godono nemmeno dei diritti costituzionali riconosciuti agli altri cittadini perché possono perdere il posto di lavoro per il semplice fatto di concepire un figlio al di fuori del matrimonio.

La recente norma che vede il voto di religione concorrere alla media scolastica è un’altra discriminazione nei confronti di chi non intende avvalersi di tale insegnamento.

Proprio per un principio di pariteticità trovo inaccettabile che non solo si tenti di imporre una morale confessionale a tutti i cittadini italiani (vedi testamento biologico, DICO, legge 40 sulla procreazione assistita, RU486, ecc. ecc.), ma anche che si continui a pretendere che la Chiesa venga corposamente finanziata anche da chi non si riconosce nel suoi insegnamenti .

Per brevità non mi addentro nelle innumerevoli esenzioni e facilitazioni, a partire dall’ICI anche per quegli istituti “religiosi” che hanno attività commerciali, di cui gode la comunità che Lei rappresenta.

Altra, chiamamola “anomalia” anche se il termine corretto sarebbe altro, è che la quota non firmata dell’8 x 1000 delle dichiarazioni IRPEF venga attribuita, in modo proporzionale alla quota firmata, alla Chiesa Cattolica visto che se il contribuente avesse voluto destinarlo alla Chiesa avrebbe firmato nell’apposito spazio.

Questo modo di pensare della politica ha fatto sì che nell’ultima finanziaria della Regione Friuli Venezia Giulia, in un momento di crisi economica generalizzata, con un considerevole aumento dei poveri, con le famiglie che non arrivano a fine mese, venissero riconosciuti corposi e puntuali finanziamenti a parrocchie della Regione per i motivi più vari come la ristrutturazione dell’appartamento del parroco X, per l’esecuzione di mosaici nella chiesa Y ecc, ecc, per un importo di centinaia di migliaia di Euro.

Credo, infine, che tutti i cittadini che desiderino sostenere la Chiesa debbano poterlo fare e che tutti i versamenti fatti debbano poter essere detratti dalle tasse, senza per questo costringere ad un obolo forzoso tutti quelli che non la pensano come la comunità che Lei rappresenta.

Sono certo che, pur nella evidente diversità di vedute, saprà apprezzare la mia chiarezza che vuole semplicemente il rispetto della laicità dello Stato e delle istituzioni a tutela di tutte le religioni e dei sentire non solo di una parte.

Nessun commento: