martedì 15 ottobre 2013

IMU - risposta all'on. Gigli

Riporto di seguito la mail arrivatami dall'On. Gigli e la mia risposta.

Nella speranza di fare cosa utile, vi trasmetto il testo del mio intervento pronunciato alla Camera ieri sera, 10 ottobre, nel corso della discussione generale sul Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 102 del 2013: Disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale (A.C. 1544-A).
A parte la critica di tipo politico alla decisone di esentare dall’IMU anche gli immobili di particolare valore, immobilizzando risorse che avrebbero potuto essere meglio investite per altre esigenze di maggior rilievo sociale, il nucleo centrale dell’intervento ha a che fare con la fiscalità per le famiglie, riguardo alla quale il mio diretto impegno ha consentito di ottenere qualche piccolo, ma significativo progresso, ferma restando la necessità di una più incisiva e coordinata azione legislativa per un fisco a misura di famiglia.
Su questi temi la battaglia continuerà in occasione dell’imminente Legge di Stabilità, sperando di portare a casa qualche altro risultato.
(...)
Resto a disposizioni per eventuali commenti o suggerimenti da parte vostra.

Un cordiale saluto e l’augurio di un buon fine settimana.


Preg. mo On. Gigli ,
ho letto con attenzione il Suo intervento alla Camera in cui criticava la decisione di esentare dall’IMU gli immobili di particolare valore, ma vorrei ricordaLe l’impegno di Mario Monti (anche se non fu l’unico) a far sì che la Chiesa Cattolica potesse di fatto evitare questa tassazione anche per gli edifici non esclusivamente adibiti al culto. Peraltro nella cattolicissima Slovenia il governo fa, a mio avviso in modo corretto, pagare l’IMU anche alle chiese.
Mi sarebbe piaciuto che Scelta Civica, in nome dell’equità, spingesse per l’abolizione dell’8/ mille alla Chiesa Cattolica -costo circa 1 miliardo di euro/anno- adottando il modello in uso in Germania in cui ciascun fedele finanzia la propria organizzazione religiosa  e la cifra versata viene detratta dalle tasse.
Ma molto più semplicemente che la quota dell’8/mille non firmata restasse allo Stato e venisse  anno per anno destinata, per esempio, a rendere sicure le scuole pubbliche, alla messa in sicurezza del territorio  ecc.   
Altro capitolo dolente è l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali  che ci costa 1,5 miliardi anno. L’insegnamento delle varie religioni o fedi dovrebbe essere a carico delle rispettive “Chiese“ e non a carico di una collettività che sul tema “fede“  ha orientamenti legittimamente molto diversi.
Trovo stucchevole, per non dire altro, che si strumentalizzi la crescente, dilagante povertà delle famiglie italiane senza mettere in discussione privilegi consolidati e spesso ingiustificati .
Distinti saluti.
S. Pustetto 

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