lunedì 2 febbraio 2009

Visita al carcere di Tolmezzo

Il 14 gennaio, insieme al consigliere Igor Kocijančič abbiamo accompagnato il prof. Giuliano Capecchi e Cristian de Vito, due volontari dell'associazione “Mai dire Mai” di Firenze, alla casa circondariale di Tolmezzo.
I due volontari volevano manifestare solidarietà agli ergastolani di quel carcere che avevano aderito ad una staffetta dello sciopero della fame che i reclusi di molte carceri d'Italia stanno facendo per sensibilizzare i media sulla presunta incostituzionalità e crudeltà dell'ergastolo.
Abbiamo quindi parlato con più di venti detenuti, la maggior parte dei quali condannati all'ergastolo e sottoposti al regime del 41 bis, solo tre erano nella sezione alta sicurezza (A.S.).
Alcuni di questi aderivano allo sciopero, altri erano convinti dell'inutilità delle protesta considerato che i normali cittadini, soprattutto di questi tempi, avevano già sufficienti preoccupazioni ad arrivare a fine mese per interessarsi alla loro sorte.
Affrontare argomenti come questi, ergastolo si - ergastolo no, non è facile perchè la nostra parte razionale si scontra con l'istinto e l'irrazionale.
A mente fredda sono convinto che se il carcere, come dice la Costituzione, deve rieducare le persone, una pena senza termine non ha alcun senso, ma per formulare un giudizio equilibrato si dovrebbe poi immaginare che la vittima possa essere tuo figlio e allora un profondo disagio comparirebbe al solo pensare di quantificare in anni il valore della vita della persona che amavi.
Ecco perchè chi deve valutare i fatti, cioè la magistratura, deve essere del tutto indipendente da ogni altro qualsivoglia potere, solo in questo modo è possibile accettare e riconoscere una condanna; solo così è possibile parlare di giustizia e non di vendetta.
Sono convinto che l'opinione pubblica e tutti noi accetteremo con convinzione l'abrogazione della pena dell'ergastolo nel momento in cui avremo la certezza che i 30-35 anni comminati al posto dell'ergastolo fossero effettivamente e totalmente espiati senza indulti, leggi ad personam o qualche altro escamotage furbescamente trovato dal Ghedini di turno.
Il problema è che da moltissimo tempo la classe politica, vuoi per incapacità vuoi per malafede, ha fatto di tutto perchè la giustizia non funzionasse: primo perchè è più facile inceppare una macchina che funziona male, sopratutto se si agisce da una posizione politica od economica di forza; secondo perchè il controllo della magistratura è fondamentale per evitare che qualche “irresponsabile” non si accontenti di perseguire la manovalanza ma cerchi anche i mandanti sull'esempio del pool di “mani pulite” nella Milano degli anni '80.
E evidente a tutti che non potrà essere questo governo, stante le note vicende giudiziarie del suo premier, a dare risposte equilibrate a questo problema.

P.S. Ho intenzione di visitare tutti le carceri della regione per rendermi conto di persona delle condizioni di lavoro delle guardie carcerarie e delle condizioni in cui vivono i reclusi.

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