martedì 22 gennaio 2013

Quando la politica non fa il suo dovere.



L’indagine che la Procura della Repubblica ha aperto sull’operato del Centro Trapianti di Udine  non è un fatto casuale, dovuto ad un “incidente di percorso”, ma la logica conseguenza di una evidente, prolungata e colpevole assenza di una qualsiasi politica sanitaria di questo esecutivo.

Al pensionamento del prof. Bresadola, fatto previsto e prevedibile, per oltre un anno ben due Assessori alla Sanità non sono stati in grado di nominare un successore, lasciando privo di direzione un reparto fra i più complessi e delicati della sanità regionale.

Questo, unitamente a problemi organizzativi che si trascinavano da anni, ha messo in serie difficoltà l’intera struttura, tanto che si è assistito ad un progressivo svuotamento della lista dei pazienti in attesa di essere trapiantati, che allo stato attuale si contano sulle dita di una sola mano.

Con l’arrivo del nuovo Direttore e sulla spinta della Consulta trapianti, la Direzione Centrale della Salute aveva preparato un progetto per la completa revisione dell’organizzazione dei Trapianti in Regione, in modo da garantire ai pazienti percorsi idonei alla cura, la corretta professionalità degli operatori e strutture adeguate alla delicatezza degli interventi.

Ancora una volta una logica di potere avulsa dal considerare l’interesse generale ha visto il comparto universitario contrapporsi a quello ospedaliero con l’unico risultato di bloccare ogni possibile riorganizzazione del Centro Trapianti.

Le cattive scelte, così come l’incapacità di fare delle scelte da parte della politica rendono da sempre pressoché inevitabile l’intervento della magistratura, il cui compito però non è idoneo a risolvere problemi strategici/organizzativi, ma può solo evidenziare e sanzionare comportamenti illeciti.

Il Presidente Tondo, come emerge da questi fatti, non ha nemmeno tentato di risolvere quelli che sono i veri problemi della sanità regionale, e la riforma del sistema sanitario, che contro ogni logica ha imposto a termine di legislatura, ne è la dimostrazione più eclatante.

Le prossime elezioni regionali possono essere l’occasione giusta per un benefico e liberatorio cambio di direzione.

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