Ieri in III^ commissione,
convocata su richiesta del centro destra, richiesta che anche il sottoscritto
ha firmato, abbiamo ascoltato l’assessore Telesca e il Direttore Generale
dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Udine Delendi in merito alle cause
che hanno determinato la cancellazione della seconda ambulanza nel presidio di
Cividale.
I fatti: l’unica ambulanza
in servizio in quelle ore a Cividale era impegnata per il trasporto di un
paziente a Udine quando il 118 l’ha attivata per un codice rosso a Ponteacco e
pertanto, dovendo partire da Udine, è giunta sul posto con un considerevole
ritardo.
Prima di entrare nel
merito della vicenda, che come noto si è conclusa con il decesso del paziente,
ma anche prima di esprimere un qualsiasi giudizio, ho ritenuto fondamentale conoscere
la ricostruzione dei fatti dalla voce di chi ha le responsabilità organizzative
del sistema.
E’ prassi consolidata,
soprattutto nei reparti seri e dove le urgenze sono frequenti, analizzare,
anche nei dettagli, la tempistica, il susseguirsi delle azioni di tutta
l’equipe impegnata a risolvere ogni evento critico.
Questa metodologia di
lavoro non è finalizzata a trovare un colpevole, a gettare la croce su
qualcuno, ma a individuare i miglioramenti, ma anche gli errori (perché ci sono
anche quelli), che hanno portato al successo/insuccesso dell'intervento o
peggio al decesso del paziente.
Questa premessa è
necessaria in quanto, per lo meno da parte mia, non c’era e non c’è nessun intento
speculativo, nessuna intenzione di sfruttare un evento tragico per un fine che
non sia quello di impedire che fatti come quello in oggetto abbiano a
ripetersi.
Non sapremo mai se, anche
con un intervento tempestivo ed adeguato il paziente di Ponteacco si sarebbe
salvato anche perché, chiunque abbia lavorato in ambito ospedaliero, sa
benissimo che rianimazioni fatte da personale esperto, in situazioni ottimali e
in tempo reale non sempre si concludono con la ripresa delle funzioni vitali.
La letteratura insegna che
un arresto cardiaco trattato correttamente entro il primo minuto ha il 90% di
possibilità essere risolto positivamente, nel secondo minuto l'80% con una
progressione in discesa che rende il fattore tempo fondamentale nel determinare
il successo o fallimento dell’intervento.
La prima considerazione
che si può fare è che Ponteacco, frazione di S. Pietro al Natisone, si trova
sulla strada principale che collega Cividale con Caporetto, viene raggiunta dal
PS di Cividale in circa 6 minuti.
Parliamo quindi di un paesino
facilmente accessibile e non di Drenchia, Matajur e Cepletischis che restano
indovati nelle Valli e possono essere raggiunti partendo da Cividale in un
tempo variabile che arriva fino a 40-45 min.
La seconda è che se la
mancanza di un singolo infermiere determina la cancellazione di un servizio
fondamentale come quello dell'emergenza vuol dire che si è tirato troppo la
corda e che non è che siamo arrivati all'osso ma abbiamo perso anche quello.
La giustificazione dei
vertici dell’Azienda sanitaria che la cancellazione della seconda ambulanza era
dovuta ad “eventi eccezionali” non è
sostenibile perché la carenza di
personale al Pronto Soccorso era nota da almeno due anni e la Direzione
Sanitaria di Cividale aveva più e più volte segnalato alla Direzione di Udine
la difficoltà/impossibilità a coprire i turni
Per altro le malattie
accusate dal personale in servizio a Cividale avevano una prognosi lunga che
rendeva impossibile un rientro al lavoro in tempi contenuti ma questo rendeva
la loro assenza prevista e prevedibile.
Si spera che
nell’attuazione della riforma si tenga conto di quanto avvenuto in modo che
fatti come questi non abbiano a ripetersi.
1 commento:
Se qualche dirigente ha sbagliato (cioè non si è riusciti a garantire -anche in assenza di un infermiere!- la normale attività di un mezzo di soccorso in un centro considerato "periferico" quale Cividale) sarebbe doverosa l'attivazione di un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Ricordiamo la minaccia di un tale provvedimento nei confronti del medico dell'ospedale di Tolmezzo, reo soltanto di aver messo in discussione quanto stabilito dalle indicazioni regionali.
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