lunedì 8 maggio 2017

Alcune considerazioni sulla politica dei tagli




Parlando dell’Italia

Il Def (Documento di economia e finanza) del 2016 stabilisce che nel triennio 2017-2019, la spesa sanitaria avrà un incremento ad un tasso medio annuo dell’1,5 per cento; ma, nel medesimo arco temporale, il PIL nominale crescerà in media del 2,8 per cento. Nel dettaglio: nel 2016 la spesa dovrebbe assestarsi attorno ai 113,3 miliardi, nel 2017 ai 114,7 miliardi, nel 2018 ai 116,1 miliardi e nel 2019 ai 118, 5 miliardi. Nello stesso periodo, l'incidenza sul PIL passerà dal 6,8 - 7.0 % del 2016 al 6,5% nel 2019.

Per capire il percorso storico della nostra sanità, credo sia utile ricordare che nel 1987, l’allora ministro della sanità Tina Anselmi, istituendo il Servizio Sanitario Nazionale, prevedeva che la spesa sanitaria incidesse per almeno il 6.4 % del PIL, cifra al di sotto della quale i LEA non sono più garantiti, e vi è un calo dell'aspettativa di vita.

Sempre per confrontarci con il resto dell’Europa, la Francia (il migliore sistema sanitario secondo OMS) spende l’11.5% (in percentuale del PIL - dati 2014 – dal Rapporto OASI  2016-Bocconi) la Germania 11.3%; l’Austria 11,2%; l’Olanda 10,9%, Il Belgio 10,6% ; Spagna 9.0%; Svezia 11,9%; UK 9,1%;  Italia 9.2%; USA 17,1% (gli Stati Uniti d'America sono collocati da OMS dopo il 40esimo posto per qualità/ universalità del servizio).
Il sotto finanziamento del NHS inglese ha determinato, nel lungo periodo, una situazione di insostenibilità tale da non riuscire a garantire l'erogazione dei servizi neppure nei tempi massimi previsti per legge.
La soluzione opportuna sarebbe stata quella di implementare gli stanziamenti dedicati alle strutture ed al personale della sanità pubblica. Cosa è stato invece fatto?
La soluzione proposta dal ministro della sanità inglese è stato il provvedimento con il quale è stato esclusivamente tolto l’obbligo, precedentemento imposto, di operare i casi di routine (protesi di anca, ginocchio, cataratta, etc) entro le 18 settimane. 
Della serie, se non c'è un termine massimo per intervenire non c'è disservizio. 
Ancora, con riferimento al numero di posti letto per acuti ogni 1000 abitanti, l’Italia, assieme alla regione FVG, si attestavano su 3,7. Tuttavia, l'approvata riforma sanitaria regionale si è posta l'obiettivo di arrivare a 3.0, come in Inghilterra.

Anche con riferimento al numero dei posti letto vediamo i dati europei: la Francia ha 6,2 posti letto per acuti ogni 1000 abitanti, la Germania 8,2, l’Austria 7,6, la Spagna 3.0, la Norvegia 3,9, la Svizzera 4.6, per citarne alcuni ( dal rapporto OASI – Bocconi 2016).

La Svezia merita un discorso a parte perché, se è vero che ha solo 2,8 posti letto per acuti, è altrettanto vero che spende per il territorio almeno 5 volte quello che spendiamo noi. 

A voler considerare ragionevole il taglio dei posti letto per acuti fatto in regione, spieghino l'Assessore alla salute e la Presidente: come mai a Cattinara, ogni giorno, ci sono più di 60 pazienti fuori reparto? Per quale ragione si è dovuto stipulare una convenzione con tre strutture private per garantirsi ulteriori 64 posti letto? Non era più logico mantenere quelli nella struttura pubblica?

Una delle motivazioni poste alla base della scelta di tagliare i posti letto è l'affermazione che si fanno troppi ricoveri impropri; quindi, per i sostenitori di tale scelta, la riduzione dei posti letto risulta essere cosa giusta e saggia.

PERO’, a dispetto di tale premessa, l’Italia risulta essere la nazione migliore del mondo per il NON FARE ricoveri impropri, a dimostrazione che i medici di base ricoverano solo quando necessario (Analisi su 28 paesi per patologie come l’Asma, il Diabete e la Broncopatia Cronica Ostruttiva - BPCO - dal rapporto Oasi 2016 -Bocconi).    

L’Italia, così come la Grecia, la  Spagna e l’Uk, tanto per citare alcuni fra i paesi europei, sta da anni riducendo la copertura sanitaria intervenendo su due fattori fondamentali: i fondi stanziati e il personale.

Fondi: dopo otto anni di contenimento della spesa non è più verosimile parlare di “razionalizzazione” della spesa, bensì si deve iniziare a parlare di riduzione delle prestazioni erogate.

Riduzione personale dipendente: da due anni, e per la prima volta, la spesa per beni e servizi supera quella per il personale (33% contro 31%). I turni sono sempre più massacranti e vengono svolti da personale precario e con un’età  media sempre più elevata.

Tutto questo sta conducendo all'ingresso del settore privato nella sanità pubblica, sia per quanto concerne l’erogazione delle prestazioni, sia per ciò che riguarda il sistema assicurativo.
 

Sorge il dubbio che in tutto ciò non vi sia nulla di casuale.



 

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