martedì 2 maggio 2017

Le vie dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni




*** 2^ puntata***

Sempre in Inghilterra, per remunerare l’attività della medicina generale, fu applicato un sistema retributivo commisurato alla qualità delle cure erogate, noto con il nome di Quality & Outcomes Framework.

La qualità venne ricondotta a tre classi di indicatori:
1)     Indicatori clinici: misurano la qualità dell’attività clinica del medico, quale la regolarità del monitoraggio in relazione a 10 patologie croniche rilevanti e diffuse tra cui ipertensione, diabete, ipotiroidismo, disfunzioni mentali, epilessia, asma, etc.
2)    Indicatori di natura organizzativa, quali la registrazione dei pazienti, la comunicazione con gli stessi, attività educative, etc.
3)  Valutazione dei pazienti tramite questionari somministrati in loco presso gli ambulatori.


L’obiettivo perseguito dalla Dama di Ferro era quello di rendere le aziende ospedaliere e gli ambulatori dei medici dei fornitori diretti del servizio di assistenza sanitaria ad intermediari, in modo da reperire sul mercato l’offerta più vantaggiosa per i propri pazienti, cd. mercato interno.
Nonostante tale opera riformatrice, il NHS rimase pubblico ed universale, e non venne ulteriormente modificato dai successivi governi laburisti (1997-2010).
Nonostante l’introduzione delle regole del libero mercato, tali governi incrementarono la spesa sanitaria ed adottarono parzialmente il modello thatcheriano con le PFI, le iniziative di finanza pubblico-privata. 
Con il governo di David Cameron, leader del Partito dei Conservatori dal 2005, si è assistito prima ad un progressivo trasferimento delle risorse dagli ospedali al territorio e poi a tagli alla spesa pubblica che hanno colpito il NHS attraverso “razionalizzazioni” ed “efficienze” tradottisi in riduzioni del personale, esternalizzazioni e privatizzazioni.
Il risultato è stato che ad oggi nel Regno Unito operano alcune centinaia di ambulatori medici e servizi non emergenziali gestiti da operatori privati, seppure inquadrati nell’ambito del sistema sanitario pubblico.
L’istituto di finanza pubblica britannico ha recentemente messo in guardia i ministri: se le risorse per L’NHS non aumenteranno c'è il rischio che la compartecipazione dei pazienti alla spesa arrivi al punto di far pagare i cittadini anche per l’accesso agli ambulatori dei medici di medicina generale, per il pronto soccorso o addirittura per i pasti e per il consumo di elettricità relativo al loro ricovero in ospedale.
Queste sono state le modalità con cui il Regno Unito ha portato avanti una politica di tagli alle cure ospedaliere finalizzata ad incentivare un maggiore coinvolgimento della medicina generale nella cura delle malattie croniche.
Le analogie della “riforma“ regionale con quella Inglese credo siano evidenti a tutti, tuttavia a distanza di anni siamo (o meglio “avremmo dovuto essere”) in grado di capire e correggere gli errori fatti dagli altri, tanto più quando la stessa società Inglese inizia, anche se timidamente, a mettere in discussione le ultime stagioni di riforme.
L’aver individuato correttamente i problemi della società in cui viviamo (invecchiamento, malattie cronico-degenerative, etc.) non è di per sè garanzia della buona riuscita delle riforme messe in campo. Per affermare che le stesse siano la migliore delle soluzioni occorrono risultati e dati tangibili.  Della serie: le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni...

1 commento:

Unknown ha detto...

BRAVOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!