*** 2^ puntata***
Sempre in Inghilterra, per
remunerare l’attività della medicina generale, fu applicato un sistema
retributivo commisurato alla qualità delle cure erogate, noto con il nome di
Quality & Outcomes Framework.
La qualità venne ricondotta a
tre classi di indicatori:
1) Indicatori clinici: misurano la qualità dell’attività clinica
del medico, quale la regolarità del monitoraggio in relazione a 10 patologie
croniche rilevanti e diffuse tra cui ipertensione, diabete, ipotiroidismo,
disfunzioni mentali, epilessia, asma, etc.
2) Indicatori di natura organizzativa, quali la registrazione dei
pazienti, la comunicazione con gli stessi, attività educative, etc.
3) Valutazione dei pazienti tramite questionari somministrati in
loco presso gli ambulatori.
L’obiettivo perseguito dalla
Dama di Ferro era quello di rendere le aziende ospedaliere e gli ambulatori dei
medici dei fornitori diretti del servizio di assistenza sanitaria ad
intermediari, in modo da reperire sul mercato l’offerta più vantaggiosa per i propri
pazienti, cd. mercato interno.
Nonostante tale opera
riformatrice, il NHS rimase pubblico ed universale, e non venne ulteriormente
modificato dai successivi governi laburisti (1997-2010).
Nonostante l’introduzione
delle regole del libero mercato, tali governi incrementarono la spesa sanitaria
ed adottarono parzialmente il modello thatcheriano con le PFI, le iniziative
di finanza pubblico-privata.
Con il governo di David
Cameron, leader del Partito dei Conservatori dal 2005, si è assistito prima ad
un progressivo trasferimento delle risorse dagli ospedali al territorio e poi
a tagli alla spesa pubblica che hanno colpito il NHS attraverso
“razionalizzazioni” ed “efficienze” tradottisi in riduzioni del personale,
esternalizzazioni e privatizzazioni.
Il risultato è stato che ad oggi nel
Regno Unito operano alcune centinaia di ambulatori medici e servizi non
emergenziali gestiti da operatori privati, seppure inquadrati nell’ambito del
sistema sanitario pubblico.
L’istituto di finanza pubblica
britannico ha recentemente messo in guardia i ministri: se le risorse per
L’NHS non aumenteranno c'è il rischio che la compartecipazione dei pazienti alla
spesa arrivi al punto di far pagare i cittadini anche per l’accesso agli
ambulatori dei medici di medicina generale, per il pronto soccorso o
addirittura per i pasti e per il consumo di elettricità relativo al loro ricovero
in ospedale.
Queste sono state le modalità
con cui il Regno Unito ha portato avanti una politica di tagli alle cure
ospedaliere finalizzata ad incentivare un maggiore coinvolgimento della medicina generale
nella cura delle malattie croniche.
Le analogie della “riforma“
regionale con quella Inglese credo siano evidenti a tutti, tuttavia a distanza di anni siamo (o meglio “avremmo
dovuto essere”) in grado di capire e correggere gli errori fatti dagli altri,
tanto più quando la stessa società Inglese inizia, anche se timidamente, a
mettere in discussione le ultime stagioni di riforme.
L’aver individuato
correttamente i problemi della società in cui viviamo (invecchiamento, malattie
cronico-degenerative, etc.) non è di per sè garanzia della buona riuscita delle riforme messe in
campo. Per affermare che le stesse siano la migliore delle soluzioni occorrono risultati e dati tangibili. Della
serie: le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni...
1 commento:
BRAVOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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