martedì 6 luglio 2010

De Pedis in Sant'Apollinare....perchè?

E’ notizia di questi giorni che l’autorità giudiziaria italiana potrà, se lo deciderà, ispezionare nella basilica romana di Sant’Apollinare la tomba del boss mafioso Enrico De Pedis, detto Renatino.

Il Vicariato fa sapere che non si OPPORRA’ a una eventuale richiesta in tal senso, così come non ostacolerà una eventuale richiesta di traslazione della salma del boss in altra sede da parte della famiglia De Pedis.
Si ricorda che Renatino ha ricevuto una sepoltura del tutto inusuale per un comune cittadino, che risulta ancora più sorprendente trattandosi di un criminale della sua caratura: si tratta di un boss della banda della Magliana ucciso in un regolamento di conti il 2 febbraio 1990, è ritenuto coinvolto nel sequestro e nell’omicidio di Emanuela Orlandi, il cui cadavere non è mai stato trovato
Ma perché un boss mafioso è stato sepolto in una basilica? Come è possibile che questo sia stato permesso? Ora si dice che il Vicariato non si opporrà a una eventuale richiesta di traslare la salma, ma la salma lì non ci sarebbe mai dovuta stare!

Tra l’altro, sembra che non vi sia stata nessuna richiesta della magistratura in tal senso anche perché, considerato che la basilica di S. Apollinare non gode dell’extraterritorialità, lo Stato italiano non avrebbe avuto nessun bisogno di chiedere alcuna autorizzazione a chicchessia.

Quello che ci è dato sapere è che il corpo di De Pedis si trova in Sant’Apollinare perché è stato un grande benefattore dei poveri che frequentavano la basilica, ha aiutato concretamente tante iniziative di bene di carattere religioso e sociale, ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana. Ma questo può forse voler dire un ritorno alle indulgenze? Non importa come mi comporto in vita, non importa se uccido qualcuno, ma quello che conta è solo che poi dia denaro (possibilmente tanto) alla chiesa? Perché si è contrastato anche il diritto Canonico che sancisce che non si seppelliscano cadaveri nelle chiese, eccetto che si tratti del Papa o, nella propria chiesa, Cardinali o i Vescovi diocesani anche emeriti?

C’è un filo conduttore che lega il caso De Pedis, il caso Calvi, lo IOR di Marcinkus e l’iceberg della pedofilia che inizia ad aprire falle nella corazzata Vaticana e questo è l’omertà delle curia Romana.

Il continuo nascondere gli illeciti, fatti anche da membri influenti della gerarchia cattolica, ovviamente per non infangare la Chiesa, non può che alimentare il clima di sospetto e gli attacchi (leciti) cui è sottoposta la chiesa cattolica.

Se la magistratura del Belgio dispone una perquisizione e sequestra del materiale nella sede della Comunità Episcopale di quel paese, se la Corte Suprema degli Stati Uniti giudica ammissibile la chiamata in causa, in un processo per pedofilia, delle massime gerarchie Vaticane forse non si tratta di attacchi strumentali.

Per uscire da questa situazione, per recuperare credibilità, per non buttare tutto quello che di buono numerosi preti hanno fatto credo ci sia un’unica soluzione: aprire gli archivi vaticani e fare un po’di pulizia e di chiarezza.

Probabilmente sarà una cura dolorosa, ma come dovrebbero ben sapere le gerarchie cattoliche, liberarsi dal peccato e fare una giusta penitenza è l’unica via per riuscire a sopportare le colpe commesse e accedere al paradiso.

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