martedì 12 ottobre 2010

INTRIGO INTERNAZIONALE.

Venerdì 8 ottobre, presso l'Auditorium della Regione di Pordenone, c'è stata la presentazione pubblica del libro "INTRIGO INTERNAZIONALE Perchè una guerra in Italia?" che illustra uno spaccato degli anni '70, le stragi e i misteri che li hanno caratterizzati. Alla serata erano presenti i due autori, il giudice Rosario Priore e il giornalista Giovanni Fasanella, che ho avuto il piacere di presentare. dopo l'illustrazione c'è stato anche un interessante dibattito che ha coivolto il numeroso pubblico presente.
Ho letto con vivo interesse il libro per svariati motivi, il primo dei quali è anagrafico perché nei turbolenti anni 70 ero uno dei tanti studenti universitari che tentava di capire cosa stava succedendo nel nostro Paese. Si intuiva che quanto ci scorreva davanti e che ci veniva raccontato era solo una minima parte della verità, quella parte che si voleva che trapelasse o meglio quella che, nonostante i numerosi e pesanti depistaggi ed inquinamenti delle prove, il “potere” non riusciva ad impedire che divenisse di pubblico dominio.
Nonostante il tempo cancelli prove e ricordi, spesso è proprio allontanandosi dal fatto che si riesce a vedere o ad intravvedere la verità. Questo accade per molteplici fattori: perché alcuni protagonisti sono scomparsi, perché gli equilibri internazionali sono mutati, perché alcuni fatti indicibili possono essere raccontati senza che questo determini un'instabilità pericolosa per il potere politico ed economico. Non è sempre così, tant'è che una nazione come l'America, abituata a desecretare atti governativi dopo un certo numero di anni, ha prolungato il segreto di stato sull'assassinio di Kennedy fino al 2050: evidentemente questa verità non è ancora raccontabile.
Il libro, grazie anche alle conoscenze del giudice Priore, che come tutti sappiamo ha indagato su molti dei fatti accaduti in quegli anni, ha il pregio di mettere sul tavolo scenari ampli, complessi che coinvolgono nazioni alleate e “amiche ”, che inserisce quello che è accaduto in quegli anni in un contesto di guerra combattuta sul suolo italiano.
Fra le tante le domande e interrogativi che la lettura del libro pone, una in particolare mi ha catturato “Perché proprio in Italia?”. In realtà tutte le nazioni europee hanno avuto delle crisi in quel periodo, ma nessuna dell'intensità e della durata registrata nel nostro Paese.
Tante le possibili risposte: la posizione geografica dell'Italia, l'essere come un cuscinetto tra due blocchi militari, una classe politica mediocre (a parte alcune eccezioni come Moro o Berlinguer che vengono eliminati o si tenta di eliminare), il fatto di essere una nazione giovane in cui non emerge, o forse non c'è, il concetto di interesse nazionale. Tutti questi motivi facilitano l'intervento di governi “amici ” in cui questo interesse invece è ben chiaro.
Voglio ricordare come in Israele, in America piuttosto che in Francia o Inghilterra, la politica estera e la tutela degli interessi considerati strategici è condivisa da maggioranza ed opposizione.
Da noi, sopratutto in quei tempi, il sospetto che un partito comunista in piena ascesa di consensi potesse andare al potere, o più semplicemente modificare questi equilibri era contrastato da un apparato militare e di polizia ancora fortemente infiltrato da ideologie di estrema destra.
Questa intrinseca debolezza, unita ad una scarsa considerazione che nazioni come Francia ed Inghilterra avevano di noi (avevamo perso la guerra, il nostro esercito non poteva certo reggere il confronto con quello delle due nazioni citate e così pure l'apparato economico produttivo) ha fatto sì che non appena l'Italia tentava una politica estera autonoma a tutela degli interessi nazionali, ecco che andava rimessa in riga (Mattei).
Credo utile ricordare come in questi giorni è uscita la notizia che nel '76 l'Inghilterra era favorevole ad un colpo di stato in Italia per la paura della vittoria del PCI e che solo il no degli Stati Uniti ha bloccato il tutto.
Da sempre siamo stati uno Stato a sovranità limitata solo che a differenza di molti altri Paesi alla maggior parte delle forze governative andava bene così, non vi era nessuna voglia o tentativo di modificare ciò.
La delega della Difesa e della Politica estera agli americani aveva degli indubbi vantaggi economici e politici e l'unico problema era non far capire questo stato di subalternità alla popolazione che però, per la sua gran parte, si accontentava di “panem et circenses”(Lucullo). E' anche vero che è sempre stato così e che già da Portella della Ginestra si è tentato di fermare una certa evoluzione della società con una strage che, se non voluta dai servizi, è stata perlomeno accettata e tollerata.
Attualizzando quanto successo in quel periodo, vedo nella debolezza dell'intera classe politica italiana l'aprirsi di un nuovo varco a possibili destablizzazioni, dovute sia all'emergere di sempre maggiori problemi interni legati alla crisi economica, sia alla possibilità di ingerenze esterne che potrebbero cercare di sfruttare questa situazione a loro vantaggio.

I motivi di questa debolezza sono noti e vanno dalla:
· Progressiva perdita di influenza sullo scacchiere europeo ed internazionale dell'Italia, complice un Premier i cui atteggiamenti sono fortemente criticati nelle democrazie occidentali. (Ambasciatori Ue, Albania e Uganda all`Italia Cina un tedesco. Quattro sedi alla Spagna E in ogni caso, i 23 uomini e le 6 donne di 15 diversi Paesi elencati nella lista saranno i primi ambasciatori nel mondo dell`Unione europea (capi delle delegazioni Ue è il termine ufficiale). La baronessa Ashton, britannica )
· Fine della guerra fredda che depotenzia il nostro ruolo strategico di cuscinetto.
· Una maggioranza spaccata su temi fondamentali come la giustizia cui il premier si vuole sottrarre, temi etici, conflitto d'interessi .
· Una Lega il cui unico interesse è dividere l'Italia e che per tale motivo è disponibile a tutto compreso difendere Cosentino, dell'Utri e gli interessi economici del premier come se la frammentazione del Paese non favorisse gli appetiti egemonici delle nazioni limitrofe.
· Il maggior partito di opposizione che non riesce a definire una strategia e una politica chiara che risulti credibile all'elettorato.
· Una sinistra che paga atteggiamenti massimalistici e frammentazione.


Se è vero che la storia non si ripete mai nello stesso modo, è anche vero che se non facciamo i conti con il nostro passato rischiamo di ripetere gli stessi errori, errori che sono costati lacrime e sangue.
Sono convinto, però, che solo una crescita culturale diffusa di tutta la popolazione ci potrà fra uscire dal ruolo di sudditi e far diventare cittadini.

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