Martedì, in III Commissione consiliare si è discusso di liste d’attesa in occasione dell’esame sullo stato di attuazione della legge 7/2009 concernente il loro contenimento.
A fronte della mole di dati che ci sono stati presentati è emerso che trattasi di dati non sempre confrontabili e, quindi, non sempre è stato possibile capire se la situazione sia migliorata o peggiorata.
Se andiamo a considerare esclusivamente gli sforamenti rispetto ai limiti temporali imposti della prioritarizzazione delle impegnative considerati per area vasta (e cioè il tempo, indicato sull’impegnativa dal medico di base, entro cui il medico ha l’obbligo di eseguire la prestazione) dobbiamo constatare che questi sono passati dagli 82 sforamenti del 2009 ai 51 del 2010 e quindi si registra un lieve miglioramento. Se diversamente andiamo a considerare i tempi medi di attesa perché i pazienti possano fare un esame dobbiamo registrare un diffuso peggioramento, anche nel rispetto dei tempi massimi previsti.
Due le cause principali che determinano liste di attesa inacettabilmente lunghe: la carenza di personale e la scarsa appropriatezza della prescrizione
E’, quindi, evidente che senza una politica lungimirante di assunzioni da un lato e di condivisione dei percorsi diagnostici tra medici di base e gli specialisti ospedalieri dall’altra, la sola aggiunta di risorse per l’acquisto di prestazioni dalle strutture private non solo non risolve il problema, ma non fa altro che trasferire risorse dal pubblico al privato.
Questa amministrazione non ha trovato nemmeno il tempo (o la voglia) di fare quelle riforme, come il centro unico di prenotazione regionale, che, a costo zero, avrebbero potuto migliorare in modo significativo il servizio.
A fronte della mole di dati che ci sono stati presentati è emerso che trattasi di dati non sempre confrontabili e, quindi, non sempre è stato possibile capire se la situazione sia migliorata o peggiorata.
Se andiamo a considerare esclusivamente gli sforamenti rispetto ai limiti temporali imposti della prioritarizzazione delle impegnative considerati per area vasta (e cioè il tempo, indicato sull’impegnativa dal medico di base, entro cui il medico ha l’obbligo di eseguire la prestazione) dobbiamo constatare che questi sono passati dagli 82 sforamenti del 2009 ai 51 del 2010 e quindi si registra un lieve miglioramento. Se diversamente andiamo a considerare i tempi medi di attesa perché i pazienti possano fare un esame dobbiamo registrare un diffuso peggioramento, anche nel rispetto dei tempi massimi previsti.
Due le cause principali che determinano liste di attesa inacettabilmente lunghe: la carenza di personale e la scarsa appropriatezza della prescrizione
E’, quindi, evidente che senza una politica lungimirante di assunzioni da un lato e di condivisione dei percorsi diagnostici tra medici di base e gli specialisti ospedalieri dall’altra, la sola aggiunta di risorse per l’acquisto di prestazioni dalle strutture private non solo non risolve il problema, ma non fa altro che trasferire risorse dal pubblico al privato.
Questa amministrazione non ha trovato nemmeno il tempo (o la voglia) di fare quelle riforme, come il centro unico di prenotazione regionale, che, a costo zero, avrebbero potuto migliorare in modo significativo il servizio.
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