Apprendiamo
dai giornali che il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge regionale
4/2015 sulle DAT con la motivazione che invade le competenze esclusive dello
Stato in merito di ordinamento civile e di tutela della salute. Allo stato attuale delle cose, altro non è dato sapere, e pertanto non
è possibile replicare in modo puntuale ai rilievi mossi dallo Stato, ma alcune
considerazioni sorgono spontanee. Non essendo in possesso
della sentenza integrale non discuto della sua incostituzionalità. Di certo è
una legge meramente amministrativa, che istituisce un registro unico per le
Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, così come hanno fatto in forma
autonoma, numerosi comuni della Regione (tra i quali Udine, Trieste,
Pordenone), che da soli rappresentano il 40% della popolazione. Da qui la
necessità di codificare e dare omogeneità ai dati in un ente quale l’Azienda
Sanitaria rappresenta. L’ Italia è uno dei pochi Paesi
in Europa che non ha dato risposta alle richieste dei cittadini. Il vulnus è
l’assenza della politica a livello nazionale che non ha voluto/potuto normare
un tema attuale come quello del fine vita. Tra l’altro la legge non obbliga
nessuno a rilasciare un Dat.
martedì 19 maggio 2015
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