martedì 19 maggio 2015

I DAT sono una battaglia di civiltà


Apprendiamo dai giornali che il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge regionale 4/2015 sulle DAT con la motivazione che invade le competenze esclusive dello Stato in merito di ordinamento civile e di tutela della salute.  Allo stato attuale delle cose, altro non è dato sapere, e pertanto non è possibile replicare in modo puntuale ai rilievi mossi dallo Stato, ma alcune considerazioni sorgono spontanee. Non essendo in possesso della sentenza integrale non discuto della sua incostituzionalità. Di certo è una legge meramente amministrativa, che istituisce un registro unico per le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, così come hanno fatto in forma autonoma, numerosi comuni della Regione (tra i quali Udine, Trieste, Pordenone), che da soli rappresentano il 40% della popolazione. Da qui la necessità di codificare e dare omogeneità ai dati in un ente quale l’Azienda Sanitaria rappresenta. L’ Italia è uno dei pochi Paesi in Europa che non ha dato risposta alle richieste dei cittadini. Il vulnus è l’assenza della politica a livello nazionale che non ha voluto/potuto normare un tema attuale come quello del fine vita. Tra l’altro la legge non obbliga nessuno a rilasciare un Dat.

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