giovedì 27 gennaio 2011

Azienda Unica per i servizi sanitari.

Il 25gennaio in III^ commissione il consigliere Dal Mas (PdL) ha illustrato una Proposta di Legge che prevede una radicale riorganizzazione della sanità territoriale e della rete ospedaliera. In estrema sintesi viene proposta la creazione di un'unica azienda sanitaria territoriale regionale invece delle attuali sei e una rete ospedaliera di tre aziende (Udine – Trieste - Pordenone) che “aggregherebbero” gli ospedali minori presenti nelle rispettive Province.

Pur considerando che questa ipotesi riorganizzativa non possa essere realizzata in tempi brevi per le diverse opinioni già emerse nella stessa maggioranza, è evidente che la posta in gioco è grande e che alcune riflessioni vadano fatte.

Come premessa non posso che non constatate che la proposta di Dal Mas prosegue quanto iniziato dal precedente assessore alla sanità Beltrame (democratici di sinistra) e già da noi ampiamente criticato.

L’ “aggregazione” degli ospedali minori ai centri più grossi equivale ad una certificazione di futura chiusura degli stessi per asfissia e saccheggio (saccheggio di risorse, di funzioni, di personale, di professionalità, ecc).

L’assioma che viene utilizzato per queste operazioni è che nel piccolo non c’è sicurezza; peccato che in molti ospedali periferici vi siano delle eccellenze e che queste siano certificate dalla loro capacità attrattiva. La qualità del servizio, infatti, non è data dalla dimensioni dello stesso, ma dalla professionalità degli operatori che vi operano. A titolo esemplificativo voglio ricordare a tutti che la chiusura dell’ortopedia del Gervasutta ha comportato la simmetrica fuga dei pazienti nella sede ove si erano trasferiti gli operatori e che questo esodo costa alla regione milioni di euro/anno che vanno nelle casse della regione Veneto.

Trattare le patologie minori nelle strutture di alta specialità fa si che queste costino circa tre volte di più che se venissero trattate in centri con minor dotazione tecnologica.

Se è vero che la popolazione del Friuli, numericamente, potrebbe giustificare un’azienda territoriale unica è altrettanto vero che le esigenze di una città come Trieste, dei i territori montani della Carnia e delle Valli del Natisone, della bassa friulana o del pordenonese sono del tutto differenti e difficilmente governabili in modo univoco.

Considerato che Isidoro Gottardo (coordinatore regionale PDL) confessa, in un intervista al Gazzettino, che i tempi per questa proposta non siano ancora maturi, mi sorge il dubbio che la stessa sia stata formulata esclusivamente per distogliere l’attenzione dei cittadini e dei media dalla gestione confusa e fallimentare della sanità di cui abbiamo già detto, ma sulla quale torneremo senza dubbio una volta che potremo vedere i Piani Attuativi Ospedalieri e quelli del territorio che i direttori Generali avrebbero già dovuto predisporre entro il 21.12.2010 sulla base delle linee guida illustrate da Kosic nella stessa seduta del 25.1.2011.

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