mercoledì 4 marzo 2009

Discorso presentazione mozione sul testamento biologico

Signor presidente, cari colleghi
sento il dovere di iniziare questo dibattito con un ringraziamento a Beppino Englaro che per rispettare la volontà di sua figlia ha dovuto combattere anni contro uno stato ipocrita e disattento, ha dovuto subire le ingiurie più pesanti anche da chi predica l’amore e il perdono.

Questa lotta è stata affrontata con tenacia, dignità, a viso aperto, senza infingimenti, nel pieno rispetto delle leggi di questo paese.

Tutti siamo perfettamente consapevoli che questa vicenda poteva essere risolta diversamente, all’Italiana, magari con un medico compiacente, portandola a casa o in una qualsiasi delle nazioni europee che hanno da anni legiferato e risolto questo delicato e complicato problema.

Ma con questa battaglia il sig. Englaro ha probabilmente evitato che tutte quelle famiglie, e sono tante, che vivono ogni giorno lo stesso dramma debbano affrontare lo stesso calvario.

L’intera classe politica, di destra o di sinistra, per anni ha evitato di discutere seriamente di problemi come questo perché “pericolosi”, si potevano perdere voti, si poteva fare uno sgarbo oltretevere.

Nessuno si è posto il problema che una classe politica seria si deve impegnare a risolvere i problemi che la gente comune ogni giorno deve affrontare. Tutti hanno confidato che si continuasse con l’italica ipocrisia.

Ogni giorno i vertici del governo fanno riferimento alla laicità dello stato come valore irrinunciabile sancito dalla Carta Costituzionale e nel momento in cui lo dicono si apprestano a violarla.

Allora vorrei ricordare come laicità significhi che nessuna religione o convinzione morale possa essere imposta, per legge, alla totalità dei cittadini anche qualora, questa religione o convinzione morale, fosse sostenuta da una cospicua maggioranza,

Il disegno di legge Calabrò sul testamento biologico, attualmente in discussione al senato della Repubblica, viola in modo evidente questo concetto di laicità e tenta di imporre per legge una visione confessionale del fine vita.

All'art 2 , comma 2 recita infatti “L'attività medica, in quanto esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute, nonché all'alleviamento della sofferenza non può in nessun caso essere orientata al prodursi o consentirsi della morte del paziente, attraverso la non attivazione o disattivazione di trattamenti sanitari ordinari e proporzionati alla salvaguardia della sua vita o della sua salute, da cui in scienza e coscienza si possa fondamentalmente attendere un beneficio per il paziente”.

Con un articolo come questo ognuno di noi viene a perdere la possibilità di decidere se e quali trattamenti medici rifiutare.

I testimoni di Geova non potranno più rifiutare le trasfusioni di sangue, un paziente con la gamba in gangrena non potrà rifiutare l'amputazione, i medici saranno costretti ad eseguire operazioni anche contro il parere del paziente ovviamente “nell'interesse superiore della vita del paziente stesso”

Piergiorgio Welby sarebbe ancora attaccato, contro la sua volontà , ad un respirtare artificiale, Luca Coscioni sarebbe stato tracheotomizzato ed attaccato ad un respiratore contro la sua volontà.

Tutto questo perchè per i cattolici la vita non è un bene disponibile in quanto Dio la dona e solo Dio la può togliere.

Ma non è finita perchè l'art 5 comma 6 recita “Alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto della Dichiarazione Anticipata di Trattamento”

In poche parole una volta di più il cittadino viene scippato della facoltà di decidere della propria vita, anche se nel pieno delle sue facoltà mentali scrive di fronte ad un notaio che qualora si trovasse in quelle condizioni non vuole essere idratato ed alimentato, gli verrà cacciato in gola, a forza, un sondino naso-gastrico; oppure gli verrà posizionata chirurgicamente Witzel o una PEG.

Ipocritamente si cerca di far passare questo come un qualche cosa che allevia le sofferenze, peccato che medici delle cure palliative dicano esattamente il contrario cioè che idratazione ed alimentazione moltiplicano ed accentuano le sofferenze dei malati terminali.

Voglio ricordare che l'art. 32 delle nostra costituzione dice testualmente:
“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

Di più, la convenzione di Oviedo del 1996, convenzione che l'Italia ha firmato,
dice che “un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero ed informato”

Tutte le nazioni evolute hanno dovuto affrontare temi come questo nati con il miglioramento delle tecniche rianimatorie che se da un lato hanno permesso di salvare molte vite dall'altra ha prodotto queste vite-non vite.

Nessuno si deve arrogare il diritto di decidere della vita degli altri, nessuno può dire quale sia il tipo di vita che valga la pena essere vissuta.
Non può farlo la Chiesa o qualsiasi altra religione , non può farlo il medico , non può farlo la politica.

L'unico che può decidere della sua vita è il paziente stesso.

In 30 anni di attività quale chirurgo ospedaliero, mi sono costantemente dovuto confrontare con la malattia, la sofferenza e la morte e allora, in modo paradossale, si capisce che ci vuole fortuna anche a morire, si può infatti morire bene o morire male.

Io non ho la presunzione di indicare quale sia la scelta giusta però da laico, da cittadino italiano tutelato dalla costituzione rivendico il diritto di decidere se e quando accettare un qualsiasi trattamento medico o chirurgico compresa idratazione ed alimentazione.

Quanto verrà deciso in questo consiglio potrebbe essere di fondamentale importanza nelle decisioni che verranno prese nel parlamento nazionale ove spero che la libertà di coscienza dei parlamentari, che alcuni segretari di partito invocano per nascondere le divisioni interne, non venga utilizzata per violare e cancellare la libertà di coscienza delle singole persone.

Per questo, cari consiglieri, quando voterete questa mozione vi prego di dimenticarvi in quale parte dell'emiciclo sedete, dimenticate se fate parte di una compagine governativa o all'opposizione, dimenticate il partito e gli ordini di scuderia e ricordate invece che dal vostro voto può dipendere la possibilità di scegliere come affrontare questo cruciale passaggio tenuto anche conto che le malattie non arrivano mai come noi vorremmo.

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