mercoledì 23 luglio 2008

Commento su Fassino

Le affermazioni fatte da Piero Fassino nell’intervista pubblica con il direttore del Messaggero Veneto alla festa del Partito Democratico a Tavagnacco hanno senza dubbio fugato ogni dubbio sulla reale direzione di marcia di questo partito.
Che il PD mirasse al centro era evidente a tutti, che nonostante il fallimento di questa strategia, si proseguisse in tale direzione è un po’ sorprendente ma legittimo.
Apprezzabile senza dubbio la chiarezza con cui si afferma che non si possono fare alleanze con la sinistra radicale perchè non ha "cultura di governo".
Tutto sta nell’intenderci su cosa intendiamo con questo termine.
Personalmente penso che un partito possa guidare una nazione quando riesce a rappresentare gli interessi della nazione, quando tutela le minoranze, quando non si genuflette alla gerarchie cattoliche solo per un calcolo elettorale.
Penso a tutte quelle leggi non fatte dal governo Prodi, nel quale i DS erano preponderanti, sul conflitto di interessi, sui diritti civili dei conviventi, sul testamento biologico, sulla mancata riassegnazione delle frequenze di rete 4, ecc.
Spesso, e lo dico senza nessuna gioia, ho visto anche nei precedenti governi di centrosinistra, l’occupazione di poltrone e cariche per interessi di parte e non la gestione del potere per un interesse generale.
Evidentemente non è questa l’interpretazione di Fassino che preferisce la "cultura di governo" come la intende l’UDC di Cuffaro.

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