lunedì 30 gennaio 2012

I costi occulti, ma non tanto, della politica.

Quando si parla dei “costi della politica” il pensiero corre subito agli stipendi, ai benefit e al numero degli eletti e quasi mai al fatto che il vero costo sia troppo spesso rappresentato dalla inutilità delle leggi e dei provvedimenti che questa nostra categoria produce.

E’ di questi giorni l’ennesima impugnazione da parte del Governo di una delle leggi che questo Consiglio regionale ha recentemente licenziato. Si tratta della legge sul welfare che l’esecutivo del FVG si era visto costretto a riscrivere dopo che la Corte di Giustizia Europea, la Corte Costituzionale e le sentenze di molti tribunali della Regione avevano evidenziato l’illegittimità delle numerose modifiche legislative che questa stessa maggioranza aveva posto in essere per limitare ai soli cittadini italiani l’accesso a molte prestazioni sociali.

In una prima stesura, la nuova legge aveva recepito, e quindi corretto, i rilievi fatti dai vari Tribunali e dalla Corte di Giustizia Europea, ma non era riuscita a placare la pulsione discriminatoria della Lega Nord. Ecco, quindi, che in un successivo Disegno di Legge l’Assessore Molinaro nel riscrivere la legge convince gli alleati, ma ripropone, praticamente in modo identico, le stesse norme che hanno costretto la Regione alla sua modifica. Peccato che la verosimile incostituzionalità fosse già stata evidenziata non solo dall’opposizione, ma anche dal Segretario Generale della Giunta e dal Consiglio delle Autonomie Locali che con soli 5 voti a favore su 17 non aveva voluto esprimere l’intesa sull’ultimo DDL.

Se dovessimo valutare quanto siano costati alla comunità i lavori delle commissioni regionali, le audizioni, le sedute d’aula, le cause nei tribunali, i voli a Roma per rispondere e mediare con gli uffici competenti, l’empasse dei Comuni che se applicavano la legge soccombevano nei Tribunali e se non la applicavano non davano le risposte che i più bisognosi si aspettavano, ecc ecc credo tutti ne saremmo sorpresi ed indignati.

Sono convinto che il grande discredito che avvolge l’intera classe politica sia dovuto proprio al fatto che tutti i problemi vengono affrontati in modo emergenziale e pensando solo alla prossima tornata elettorale.

I tanti, annosi e irrisolti problemi del nostro Paese, che vanno dal trasporto merci su ferrovia, dell’energia, dalla messa in sicurezza del territorio e delle scuole, tanto per citarne alcuni, richiedono strategie di lungo periodo che mancano da troppo tempo per una palese inadeguatezza della classe politica troppo attenta a curare interessi puntuali o personali.

Il consenso di cui gode Monti, anche fra coloro i quali criticano in modo radicale l’azione del suo governo, è proprio dovuto all’impressione che il suo agire sia frutto di un radicato convincimento e nell’interesse della Nazione, e non una mera difesa di una parte a fini elettorali.

I cittadini se hanno ragione a lamentarsi di tutti i mali che affliggono l’Italia, devono anche ricordarsi che in una democrazia è compito loro selezionare una classe dirigente che operi nell’interesse generale e che sia all’altezza delle sfide che la globalizzazione ci pone.

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